Evangelici e Islam (I). Per i cattolici siamo “tutti fratelli”, per gli evangelici?

 
 

Ad Abu Dhabi, Il 4 febbraio 2019 veniva firmato da papa Francesco e da Ahmad al-Tayyeb, grande Imam di Al-Azhar, il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza civile”, frutto maturo del percorso cattolico-islamico il cui seme era già stato strategicamente piantato nel terreno ecumenico del Concilio Vaticano II. In quella sede, tramite la Dichiarazione Nostra Aetate (NA), inerente alle relazioni della chiesa con le religioni non cristiane, la chiesa di Roma rese nitidamente evidente il suo nuovo impianto teologico, assumendo nei confronti delle altre religioni un atteggiamento ben diverso rispetto a quello che l’aveva contraddistinta fino ad allora. 

Da Nostra Aetate in poi, il romanesimo vessatorio, persecutorio e intransigente delle crociate e della Reconquista spagnola, ha improvvisamente, o quasi, lasciato spazio a un cattolicesimo dottrinalmente aperto, fluido e inclusivo. Si è passati da un estremo all’altro. Dall’ergersi a paladino della vera fede cattolico-romana e condannare tutti coloro che non sottostavano alla dottrina della chiesa, ora il cattolicesimo romano vuole “promuovere l’unità e la carità tra tutti gli uomini”, e quindi esaminare “tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino” (NA 1). Non si tratta più di mettere i puntini sulle i della propria teologia giustificando i “malicidi”, ma anzi di essere promotrice di un’unità che liquida tutte le differenze teologiche pur di abbracciare “tutti, tutti, tutti”. Mentre prima Roma aveva violentemente difeso e promosso il suo “vangelo”, ora mischia intenzionalmente il piano social-umanitario con quello teologico-spirituale, svalutando l’unicità della salvezza in Gesù Cristo e annuendo ad un’idea inclusiva di tutti. 

Questo è anche il caso del rapporto con l’Islam (cfr. NA 3). Si parla di un Dio comune, senza però sottolineare la sostanziale differenza tra l’Allah del Corano e il Dio trino della Bibbia. Nella Lumen Gentium si dice che “il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso che giudicherà gli uomini nel giorno finale” (LG 16). Non si vuole tenere conto come la differenza tra credere in Gesù come profeta e credere in lui in quanto Figlio di Dio incarnato abbia delle ripercussioni determinanti su ogni altra dottrina e sulla vita intera. Si parla della comunanza devozionale nei confronti di Maria, senza rimarcare che se da una parte i musulmani la considerano al massimo una donna pia, dall’altra i cattolici ne hanno elevato la natura, dogmatizzando la sua immacolata concezione e la sua assunzione al cielo. Possono anche condividere l’approccio morale alla vita, contrassegnato da una vita di preghiera, di elemosine e digiuno, perché da entrambe le parti si crede che queste pratiche contribuiscano alla salvezza, ma così facendo negano la redenzione per sola grazia attraverso la sola fede in Cristo (Efesini 2,8-9).    

Mentre questa è la posizione attuale e sempre più compromettente del cattolicesimo-romano, mi sono chiesto invece come sia progredito storicamente e teologicamente il rapporto tra i protestanti-evangelici e i musulmani, oltreché domandarmi quale sia e debba essere la posizione da adottare nei confronti della seconda religione con più aderenti al mondo, considerando quanto più spesso ci interfacciamo quotidianamente con persone di fede musulmana in Europa e in Italia. Un utile punto di partenza è il documento “Evangelo e islam: chiarezza teologica senza ostilità umana” (2011) dell’Alleanza Evangelica Italiana e sottoscritto da molte agenzie missionarie. 

Lo specifico di questa serie sarà l’analisi del pensiero di figure della storia della chiesa che più di altre si interfacciarono e rifletterono sulla religione musulmana. Per farlo, la guida principale sarà il saggio di Joshua Ralston, "Islam as Christian trope: The place and Function of Islam in Reformed Dogmatics", The Muslim World 107/4 (2017) pp. 754-776. La speranza è che l’ascolto di personaggi della storia della chiesa, come ad esempio Giovanni Damasceno, Giovanni Calvino e Abraham Kuyper, possa dare più strumenti utili per capire meglio l’Islam, comprenderne il pensiero e condividere al meglio il vangelo di Gesù Cristo con i nostri amici e conoscenti musulmani.