Fallimento morale di un pastore, avvertimento per tutti

 
 

Notizia di questa settimana è che il pastore Steve Lawson (75 anni) è stato sollevato dal ministero pastorale dalla sua chiesa in Texas (Trinity Bible Church, Dallas) e anche sospeso dall’agenzia che aveva fondato per promuovere la predicazione espositiva (One Passion).

Motivo: Lawson ha confessato di aver avuto “comportamenti inappropriati” con una donna. Non è più “irreprensibile”, come biblicamente richiesto a chi esercita il ministero pastorale e, dunque, non più qualificato a svolgerlo, almeno per un certo tempo.

Nei circoli riformati nordamericani Lawson era conosciuto come predicatore rigoroso, a tratti tagliente, certamente in grado di interpretare un’alta concezione della predicazione espositiva. Era una delle “celebrità” del circuito di convegni e conferenze che grande ruolo hanno avuto nel popolarizzare la teologia riformata.

La sua presenza ai congressi di Ligonier, Shepherd’s conference e altri era costante, tanto da essere diventato un volto abbastanza conosciuto di quel mondo evangelico, conservatore, sostenitore delle “dottrine della grazia”, dai tratti talvolta arroganti e saccenti.


In Italia, Lawson è conosciuto per una partecipazione ad almeno una conferenza sulla predicazione e per alcuni dei suoi libri tradotti, tra cui Fame nel Paese. Un richiamo appassionato alla predicazione biblica per un risveglio nella chiesa, Roma, Associazione Verità biblica 2007; Il coraggio eroico di Martin Lutero, Caltanissetta, Alfa&Omega 2017; Filippesi. Risplendere di gioia, Roma, Adi-Media 2021.

Quella del fallimento morale di un altro pastore evangelico può sembrare una notizia “lontana”, proveniente dal mondo evangelico nord-americano che è un universo incommensurabile rispetto al contesto italiano, ed in parte è così.

Appartiene ad un mondo fatto di pastori che diventano personaggi pubblici, che vanno di conferenza in conferenza, che scrivono (e vendono) libri su libri, e che, come nel caso di Lawson, tendono ad abusare della loro fama, come se vivessero al di sopra di ogni regola. 

Purtroppo, è dalla fine degli Anni Ottanta che, con il caso di allontanamento dal ministero pastorale di Jimmy Swaggart per adulterio e prostituzione, la classe pastorale evangelica sta mostrando di essere affetta da casi di cedimento, fallimento e anche di abusi su vittime da parte di pastori troppo spesso coperti dalle istituzioni ecclesiastiche che avrebbero dovuto denunciare e reprimere le violenze.

La drammatica vicenda di Ravi Zacharias, che ha condotto una vita doppia per anni, ha avuto echi anche in Italia in anni recenti, considerata la fama del personaggio. Il fenomeno non è solo riconducibile alle mele marce o alle pecore nere che ci sono dappertutto. Il problema solleva questioni di fondo e investe la credibilità del mondo evangelico nel suo complesso. 

La presunta “superiorità morale” evangelica è in gioco. Il discorso ricorrente nella retorica evangelica secondo cui il “mondo” è marcio, ma la famiglia dei credenti sarebbe caratterizzata da standard morali più alti è messo in discussione.

Siamo davvero diversi dal mondo? Nella sua predicazione, certamente Lawson insisteva sulla netta differenza tra chi è credente e chi non lo è e caricava l’argomento anche dicendo che gli evangelici riformati, avendo un’alta concezione di Dio e della sua Parola, vivono con un più alto senso di purezza.

Mentre diceva questo, viveva in modo compromesso e compromettente, gettando un’ombra sull’onorabilità del ministero evangelico. 


Gesù ha detto: “È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!” (Matteo 18,7). Ora che è stato sospeso dai suoi incarichi ministeriali, Lawson farà i conti con Dio, con la sua coscienza e con la giustizia umana nel caso in cui i “comportamenti inappropriati” siano stati anche reati.

Il suo fallimento aiuti tutti a mantenere la fiducia in Dio e nella tenuta del vangelo, ad avere uno sguardo sobrio sulla chiesa del Signore che è composta da persone “giuste e peccatrici allo stesso tempo” (Lutero), a non coltivare culti di celebrità per personaggi pubblici, ad avere sempre reti di rendicontazione efficaci intorno a sé e nelle chiese, ad intervenire nel dibattito teologico ed ecclesiale senza arroganza e senso di superiorità nei confronti degli altri, ma sempre consapevoli del fatto che siamo “viandanti” sulla strada del Signore (ancora Lutero, grazie).