Dalla preghiera al pulpito (I). I due pilastri della testimonianza dell’evangelo

 
 

N.B. Queste note sono state utilizzate come meditazione biblica in occasione del Laboratorio della predicazione tenuto all’IFED di Padova dall’11 al 13 luglio 2024.

 

Nella sua lettera ai Colossesi, Paolo istruisce le chiese a guardare alla supremazia di Cristo, che è la pienezza di Dio nella carne, la pienezza della sapienza, la pienezza dell'universo con cui siamo stati uniti e resi partecipi. Ci invita anche noi quindi a vedere che la pienezza di Cristo, a cui siamo uniti, deve portarci alla pienezza nella comunicazione con Dio e verso il mondo. Pertanto, questo testo è importante per tutti i predicatori che desiderano essere fedeli comunicatori dell’evangelo. Se desideriamo essere messaggeri efficaci nella nostra testimonianza dell’evangelo, la Parola di Dio qui informa il nostro viaggio dalla preghiera al pulpito, poiché Paolo fornisce due pilastri della testimonianza dell’evangelo: la preghiera e la proclamazione. Il primo pilastro è la preghiera.

 

Dalla preghiera (2)

La strada verso il pulpito è lastricata della preghiera; la preghiera continua, costante, consapevole e resa con gratitudine. 

 

Continua. La preghiera dovrebbe essere un atto continuo nella vita del predicatore. Come un respiro costante che mantiene vivo il corpo. Essendo stati resi vivi in Cristo dalla potenza dello Spirito, siamo in costante comunione con Lui. La preghiera è un'auto-realizzazione della nostra costante comunione con Dio, un promemoria del fatto che la nostra vita, il nostro stesso essere e la nostra appartenenza sono una realtà assicurata, stabilita grazie alla fedeltà di Dio in Cristo. La preghiera deve permeare ogni aspetto della nostra vita, diventando una pratica incessante che ci ricorda la nostra vicinanza al cuore del Padre. E questo è particolarmente vero quando prepariamo un sermone. La preghiera dovrebbe essere un atto continuo nella vita del predicatore.

 

Costante. La preghiera deve essere costante, senza mai abbandonare le nostre richieste a Dio. Dobbiamo essere perseveranti nella nostra preghiera, anche quando le risposte sembrano tardare. Anche quando siamo tentati di pensare che nessuno ci stia ascoltando. Quando vediamo poche conversioni. Quando la nostra chiesa non cresce. Quando siamo arrivati alla fine della nostra capacità di guidare un membro della chiesa che sembra bloccato nella sua fede o incapace di sperimentare la trasformazione dell’evangelo nella sua vita. Paolo ci invita alla preghiera costante. La perseveranza rafforza la nostra fede, ci rende più sensibili alla volontà di Dio. La preghiera deve essere costante, senza mai abbandonare le nostre richieste a Dio.

 

Consapevole. Dobbiamo pregare con consapevolezza. Paolo vuole che siamo attenti e presenti nel nostro dialogo con Dio. C'è la consapevolezza della profondità del nostro bisogno di Lui. C'è la consapevolezza della Sua grandezza e della Sua misericordia. La preghiera consapevole ci aiuta a discernere la volontà di Dio e a ricevere la Sua guida mentre facciamo l’esegesi della Sua Parola e mentre pensiamo a come comunicarla ai vari individui nelle nostre chiese, alla nostra chiesa nel suo insieme, informati da ciò che sta accadendo effettivamente nelle loro vite e nella cultura che ci circonda. C'è un'attenzione ai pericoli e alle minacce che incombono sulla nostra gente, c'è una consapevolezza dei loro bisogni e delle loro difficoltà.  C'è una consapevolezza, un occhio vigile che cerca sempre di vedere come Dio opera intorno a noi, perché lo fa sempre. Quando ritarda, ci sta ancora insegnando a dipendere da Lui. Pregare con consapevolezza ci porta a pregare con gratitudine.

 

Con gratitudine. Le nostre preghiere continue, costanti e consapevoli devono essere offerte con un cuore grato. Ringraziare Dio ci ricorda le sue benedizioni e ci aiuta a mantenere una prospettiva corretta sulla vita e sul nostro ministero della parola. La gratitudine trasforma il nostro atteggiamento, riempiendoci di speranza e gioia, sopratutto nelle difficoltà. Questo perché la preghiera di ringraziamento riconosce che Dio ci ascolta; che Dio è all'opera per realizzare il suo scopo. La preghiera di ringraziamento riconosce la fedeltà di Dio. La preghiera di ringraziamento è una conversazione di fede in cui si dichiara che Dio è sufficiente. La preghiera di ringraziamento ci protegge dalla disperazione, ci ricorda chi ha vinto la battaglia sulla morte, sui nostri peccati. La preghiera di ringraziamento è una forma di vaccinazione contro la mancanza di contentezza che riempie così rapidamente i nostri cuori. La preghiera di ringraziamento dissoda il terreno del nostro cuore in modo da sradicare i semi dell'amarezza. La preghiera di ringraziamento ci porta ad adorare Dio per quello che ha fatto in Cristo. Sam Storms scrisse che "La gratitudine porta l'anima umana verso il cielo e lontano da sé. La gratitudine, per sua natura, richiede che ci concentriamo su "ciò" che Dio è, "chi" Dio è e "cosa" Dio ha fatto e farà".[1]

 

Per i predicatori, il cammino verso il pulpito dovrebbe essere fondato sulla preghiera, una pienezza nella nostra comunicazione con Dio, ed è una preghiera che ci conduce alla proclamazione fedele dell’evangelo, cioè una pienezza nella nostra comunicazione al mondo. Andiamo dalla preghiera al pulpito, alla proclamazione.

 

(continua)


[1] Sam Storms, Biblical Studies: Colossians (Edmond, OK: Sam Storms, 2016), Col 4:2.