Psichiatria e cura pastorale (I). Diagnosi psichiatrica, e ora?

 
 

"Pastore, finalmente ho capito qual era il mio problema. Non ero amareggiato, non avevo perso la mia gioia nella salvezza a causa del lutto, come mi dicevi tu. Mi è stata diagnosticata una 'depressione reattiva' e da quando il mio psichiatra mi ha prescritto 10mg al giorno di Prozac, il mio rapporto con il Signore è tornato quello di sempre. Grazie delle preghiere, ora sono felice e sereno di nuovo".


Le reazioni a queste affermazioni possono essere molteplici ed estremamente divergenti. Per alcuni può sembrare tutto normale; c’è un problema, c’è una diagnosi di malattia e c’è una cura. Per altri invece la situazione non sembra corrispondere ad un problema medico, ma più che altro ad una semplice condizione di stress, di mancanza di fiducia o addirittura di peccato. Come ci si deve porre davanti ad una diagnosi psichiatrica? Come ci si deve orientare in presenza di questo tipo di diagnosi?


Sono proprio queste le domande le quali il consulente biblico presso il Christian Counseling & Educational Foundation (CCEF), Michael Emlet, si pone nel volume Descriptions and Prescriptions: A Biblical Perspective on Psychiatric Diagnoses & Medications, Greensboro, New Growth Press 2017.


Consapevole delle divergenze di opinioni nella chiesa evangelica rispetto alle diagnosi psichiatriche e all’uso di psicofarmaci e senza nascondere l’abuso e la tendenza all’ipermedicalizzazione della società occidentale, l’autore accompagna la riflessione guidando verso una via intermedia necessaria per poter compiere la chiamata a portare i pesi gli uni degli altri (Galati 6,2). Secondo Emlet, diagnosi e farmaci forniscono una via per comprendere ed aiutare quelle persone che sono schiacciate ed appesantite in modo particolare nel loro spirito.


A proposito delle diagnosi psichiatriche: fare diagnosi, ovvero cercare di interpretare e dare significato ad una situazione, è un processo inevitabile perché è parte dalla chiamata ad abitare la terra e a dare nome a ciò che lo circonda (Genesi 2). Certo, il desiderio e la chiamata del cristiano è quella di riconoscere le situazioni all’interno di categorie bibliche; per questo l’autore suggerisce la necessità di un approccio scientificamente informato, che non sia né ciecamente accogliente né ottusamente oppositivo rispetto alle letture della medicina. In psichiatria la diagnosi fa riferimento al sistema di classificazione DSM (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) e si basa principalmente sull’osservazione e sulla descrizione dei sintomi da parte del paziente. 


Questi criteri, come afferma Emlet, sono cambiati nel corso degli anni e nascondono problemi ed insidie che danno origine a quattro riflessioni:


  1. Le diagnosi psichiatriche sono descrizioni e non spiegazioni. Esse dicono cosa ma non perché. Descrivono i pensieri, le emozioni, il comportamento, ma non il motivo per cui la persona le sta sperimentando. Ciò mette in discussione la percezione delle diagnosi come blocchi fissi ed irremovibili.

  2. L'eccesso di diagnosi psichiatriche tende a “rendere anomala la normalità”. La frettolosità del sistema sanitario e la presenza di farmaci che possono migliorare rapidamente alcune condizioni facilitano l’immissione in determinate categorie. Perciò, a prescindere dalla diagnosi, è fondamentale ascoltare con attenzione le persone. 

  3. Alcune diagnosi ridefiniscono come “medico” un comportamento che la Bibbia descrive come peccato. Al di là di rare situazioni in cui un tumore o una condizione biologica definiscono un determinato tipo di comportamento (situazione piuttosto rara), è importante non perdere le coordinate bibliche che non permettono di considerare un comportamento peccaminoso come neutrale.

  4. La diagnosi psichiatriche sono fortemente influenzate dai valori culturali e dal contesto. Il DSM, infatti, influenza ed è influenzato dalla società. Ciò che era disordine mentale 50 anni fa non lo è oggi e ciò che in Italia può essere percepito in un modo, lo è in un modo diverso in un'altra nazione.  Perciò è importante considerare il contesto del qui e ora.


Le diagnosi psichiatriche sono risorse preziose. Attraverso i modelli comportamentali e le esperienze di molti, esse permettono di identificare quelle situazioni che possono dar luogo a pericoli e situazioni gravi, ma allo stesso tempo vanno vissute con spirito di critica ed elasticità. 


Tutto ciò, come suggerisce Emlet, implica un ministero di cura che non si lascia spaventare da una diagnosi e non permette ad essa di oscurare i molteplici modi in cui poter aiutare un fratello o una sorella nella sofferenza. Una diagnosi non è il “sole attorno al quale orbita il resto della vita”, non rappresenta il fulcro della vita del credente, né tanto meno il destino. 


Solo Dio determina la vita dei suoi figli e nella sua potenza è capace di trasformare le vite più disperate (1 Corinzi 2,9).  La diagnosi psichiatrica è solo il punto di partenza dal quale è necessario costruire una cultura della cura della sofferenza, portata avanti da uomini e donne fedeli, equipaggiati dalla Parola di Dio, pronti a costruire relazioni profonde, confidando nell’opera perfetta dello Spirito Santo, nel nome del Figlio, alla Gloria del Padre.


(continua)