Predichiamo la grazia non il moralismo! La logica dell'evangelo al Laboratorio della predicazione

 
 

L'obiettivo della predicazione evangelica è una trasformazione dell’evangelo, non la modifica del comportamento. In altre parole, predichiamo la grazia e non il moralismo. Il moralismo è mortale. Il moralismo porta all'auto-giustizia, a una coscienza oppressa o a entrambe le cose.

Il moralismo ci fa sentire meglio con noi stessi e nel nostro rapporto con Dio perché abbiamo obbedito. Il moralismo basa la nostra accettazione da parte di Dio sulla nostra obbedienza a lui. Il moralismo è quando obbediamo a Dio per ottenere qualcosa da Dio. La grazia dell’evangelo è l'opposto, perché è vivificante, distrugge la vergogna e libera il cristiano. La grazia dice che, essendo già accettati da Dio, possiamo obbedire. La grazia porta all'obbedienza gioiosa perché abbiamo già ciò di cui abbiamo più bisogno, Dio stesso. Insomma, il moralismo si concentra interamente su di me e su ciò che faccio, ma la grazia pone l'accento su Cristo e su ciò che ha già fatto e su come questo porta alla nostra trasformazione.

Purtroppo molti sermoni predicati nelle chiese evangeliche sono moralistici. Per questo motivo è stata organizzata una sessione su "Predicare la grazia e non il moralismo" durante il 14° Laboratorio della predicazione, svolto a Padova dall'11 al 13 luglio 2024. Non è difficile predicare il moralismo. Tutti abbiamo sentito sermoni moralistici.

Se noi predicatori siamo onesti, abbiamo tutti predicato il moralismo quando, come ha sottolineato Timothy Keller, applichiamo una "logica moralistica" a un testo biblico. Prendiamo ad esempio Proverbi 12,22: "Le labbra bugiarde sono un abominio per il SIGNORE, ma quelle che agiscono con sincerità gli sono gradite".

La logica del moralismo segue questi passi:

1.     Non fatelo, è un peccato. Non mentite perché la parola di Dio dice di non farlo. Dio odia le bugie.
2.     Dovete obbedire. Invece, dite sempre la verità, perché Dio è un Dio di verità.
3.     Chiedete a Dio di aiutarvi. Egli può aiutarvi a dire la verità e vi benedirà quando lo farete.

I sermoni moralistici seguono questa logica: Questa è la Leggel'avete infranta e avete peccatochiedete a Dio di aiutarvi a non infrangerla di nuovo. Molti sermoni operano su questa base, insegnando che il nostro sforzo è sufficiente e che Dio è vicino e contento di noi quando obbediamo. Ma i sermoni moralistici non riescono a penetrare il cuore abbastanza profondamente da rivelare che i nostri problemi vanno oltre la nostra capacità di risolverli. Non ci portano a un punto di disperazione in cui ci gettiamo nella misericordia di Gesù Cristo. Alla fine, i sermoni moralistici invocano e celebrano l'auto-giustizia, sminuendo sia il comandamento violato sia la consapevolezza della peccaminosità umana. Di conseguenza, il moralismo implica che abbiamo bisogno solo di un Gesù "piccolo", riducendo il significato del suo ruolo nel processo di redenzione e trasformazione.

Tuttavia, la cautela è necessaria perché i predicatori possono predicare la "grazia" in due modi diversi. C'è la "grazia facile", o la predicazione antinomica che ignora completamente la Legge di Dio. Tali sermoni mancano di un invito al pentimento profondo - se non quello di confidare maggiormente nella grazia - e spesso hanno applicazioni pratiche deboli. Un sermone evangelo-centrico, invece, integra sia la Legge che la grazia per condurre le persone a Cristo, aiutando il cristiano a cogliere l'importanza e le implicazioni della grazia di Dio, la sua unione con Cristo per vincere il peccato e la vergogna, e la potenza dello Spirito Santo per aiutarci a obbedire. Un sermone incentrato sulla grazia e sull’evangelo mette in evidenza il nostro peccato e il nostro bisogno, sottolineando la nostra condizione come un problema che non possiamo risolvere da soli. Questi sermoni ci indirizzano alla grazia di Dio come fonte e forza per qualsiasi trasformazione. Timothy Keller dice che i sermoni evangelici devono seguire la "logica dell’evangelo". Si presenta così:

1. Cosa dobbiamo fare (secondo il testo)? Che cosa ci insegna la Scrittura sulle norme di Dio, sulla Legge, sulla sua buona volontà, sugli aspetti della santità?

2. Perché non possiamo farlo e perché non lo facciamo? Qui cerchiamo una vulnerabilità e chiediamo ai nostri ascoltatori di essere onesti riguardo al loro peccato e alla loro idolatria. Perché infrangiamo la legge di Dio? Cosa cerchiamo di soddisfare o ottenere? In altre parole, qual è il peccato che sta sotto il peccato? Qui lasciamo che la realtà del nostro peccato e la devastazione da esso causata creino una crisi, spezzando i cuori dei nostri ascoltatori. I predicatori vogliono coltivare il desiderio di uccidere le nostre brame carnali, in modo che i nostri ascoltatori abbandonino l'autosufficienza e cerchino un Salvatore.

3. Ma c'è stato uno che lo ha fatto e lo ha fatto per voi/noi! Cristo ha fatto ciò che noi non possiamo fare perfettamente a causa della nostra condizione di peccato. I nostri ascoltatori hanno bisogno di vedere la bontà di Dio, poi di pentirsi e di confidare in Cristo, poi di adorarlo e di provare affetto perlLui. Vogliamo che i nostri ascoltatori abbiano il cuore sicuro della bontà di Dio nei loro confronti. Devono capire cosa è costato a Cristo fare ciò che noi non possiamo fare perfettamente! Qui gli ascoltatori iniziano a capire che potrebbe esserci un aiuto per la loro peccaminosità, un Salvatore.

4.     Ora, in Cristo, possiamo fare ciò che dovremmo fare. È qui che entra in gioco l'applicazione. Si inizia con il pentimento personale e poi ci si rivolge solo a Cristo per ottenere la sua grazia e sperimentare la sua potenza per camminare nella nuova vita che egli dona.

Per concludere, come si applica questa "logica dell’evangelo" al nostro precedente esempio di Proverbi 12,22 e al comando di non mentire?

1.     Perché non dovremmo mentire? Perché Dio è Verità e la menzogna è distruttiva. La menzogna rovina le relazioni, distrugge la fiducia, coltiva e seppellisce la vergogna, ecc. È stata la menzogna a portare alla Caduta!

2.     Perché mentiamo? Perché abbiamo una malattia del cuore! Alcune persone mentono per proteggere o ottenere i loro idoli. C'è chi mente per denaro. C'è chi mente per rendere felici le persone e ricevere l'approvazione degli altri. Ecco perché mentiamo; ecco perché non riusciamo a dire la verità: Il peccato sotto il peccato è l'idolatria. Mentiamo perché adoriamo qualcosa o qualcuno più di Dio. Mentiamo per ottenere ciò che vogliamo.

3.     Ma Gesù ha vissuto e ha amato sempre la verità. Gesù non ha mai mentito! Ha confessato sinceramente di essere il Messia anche quando sapeva che sarebbe stato ucciso per questo. Non ha avuto bisogno di proteggere un idolo o di mentire per ottenere l'amore del Padre. Eppure, per il suo popolo, Gesù è andato sulla croce e ha perso tutte le benedizioni e l'amore. Perché? Perché noi potessimo riceverli solo per grazia e trovare la vera fonte di soddisfazione, l'unica fonte di soddisfazione che non può essere scossa.

4.     Ora in Cristo possiamo vivere nella libertà dalla nostra vergogna e amare la verità. La grazia di Dio in Cristo ci ricorda che non abbiamo bisogno di mentire per trovare la nostra soddisfazione/approvazione/valore, perché Cristo ci soddisfa. Non abbiamo bisogno di mentire per essere accettati dagli altri, perché siamo già accettati da colui che conta di più, Dio, e siamo accettati in base all'obbedienza di Cristo, non alla nostra. Conoscendo la Verità (Gesù), possiamo pentirci delle nostre bugie e camminare nella verità. Quando falliamo, c'è la grazia e il perdono.

Quindi, applichiamo la logica dell’evangelo ai nostri sermoni e preghiamo che le persone siano trasformate dalla grazia di Dio!

[Vedi l’articolo “Preaching the Gospel to the Heart” di Timothy Keller]