La piramide della saggezza. Com’è la tua dieta spirituale?
In uno studio medico, sui libri di scienze o in tv, tutti noi, almeno una volta, abbiamo visto la “piramide alimentare”. Questo strumento grafico fu ideato dal Dipartimento per l’Agricoltura statunitense nel 1992 per istruire la popolazione sulle buone abitudini alimentari ed è rimasta iconica per la sua intuitività e semplicità. Alla base ci sono gli alimenti più sani da cui ogni dieta equilibrata dovrebbe essere maggiormente composta e salendo verso l’apice si trovano i cibi che andrebbero consumati in quantità sempre minore.
L’interesse crescente per gli stili alimentari ha portato questo strumento ad essere molto conosciuto. Detto questo, la domanda che Brett McCracken, direttore della comunicazione di The Gospel Coalition, si è posto è se si possa ipotizzare una piramide simile che possa aiutare nella vita cristiana a nutrire le menti ed il cuore in una società di iperproduzione di contenuti, informazioni, dati e stimoli che non solo allontanano dalla vera saggezza, ma che arrecano veri e propri danni alla salute spirituale e fisica.
Con il suo libro The Wisdom Pyramid, Wheaton, Crossway 2021, McCracken ha provato a riprodurre una piramide per il nutrimento dell’anima che incoraggi i cristiani a sviluppare abitudini “alimentari” che conducono alla saggezza più che a una bulimia nevrotica di contenuti.
Nel mondo post-moderno, infatti, siamo continuamente sottoposti a un flusso di dati continuo dai quali non riusciamo a staccarci e che creano dipendenza e malessere. Nonostante i pregi dell’avvento di internet per la formazione e l’informazione e i vantaggi che i social media hanno portato, i dati scientifici dimostrano che l’iperconnessione e il consumo di contenuti digitali indiscriminato aumenta i casi di ansia, depressione, insonnia, solitudine, isolamento e di pensieri suicidi.
I fattori principali che incidono sulla salute mentale e spirituale sono le abitudini di consumo di questi prodotti digitali: la quantità sproporzionata rispetto alle capacità di assorbimento della nostra mente, la velocità di produzione e la conseguente incapacità di stare al passo che genera senso di ansia e frustrazione e l’autoreferenzialità dei prodotti che consumiamo generata da algoritmi sempre più capaci di proporre contenuti cuciti in base agli interessi degli utenti che creano generano bolle di autocompiacimento.
Le conseguenze di questo sistema, se non gestite con saggezza, generano problemi a livello personale e sociale. Ansia, stress, disorientamento e senso di impotenza sono i danni a cui i singoli possono essere sottoposti, ma più in generale c’è il rischio di una società costruita sulla velocità con cui si danno nuove notizie più che sulla reale rilevanza delle stesse, proiettata sul presentismo e incapace di fare analisi delle situazioni complesse o di avere prospettive future e continuamente sotto lo scacco delle fake news o delle cosiddette “verità alternative”.
Così, senza voler demonizzare i contenuti digitali o l’uso dei social, l’ipotesi di una “piramide della saggezza” può aiutare a discernere tempi, priorità e quantità dei contenuti di cui ci nutriamo. La saggezza biblica a cui ogni cristiano dovrebbe aspirare infatti non è abbondanza di conoscenza o informazione, ma è la capacità di sviluppare un orientamento morale in grado di usare conoscenza e informazioni per sviluppare un carattere più simile a Cristo.
Alla base della piramide, a sostenere tutta l’impalcatura del sano nutrimento, si trova quindi la Bibbia. La Parola di Dio è la prima fonte della quale dovremmo nutrirci e dalla quale dovremmo trarre la base della nostra saggezza: il nostro pane quotidiano infallibile e affidabile capace di guidarci in ogni aspetto della vita.
Un gradino più su, si trova la chiesa. La vita della chiesa locale dovrebbe essere il secondo ingrediente della nostra dieta di contenuti. Per quanto imperfetta e mancante la vita della chiesa locale possa essere, essa ci porta fuori dal nostro io, sfidandoci a seguire ritmi istituiti dal Signore e non dalla nostra propria volontà e che ci tiene in un mondo analogico e fatto di contatti reali in un’era eterea.
A far parte della piramide entrano anche la natura e i libri. Il godimento del creato che parla di Dio, il ridimensionamento a cui siamo costretti di fronte ad essa (quando pensiamo di poter, con un clik, gestire il nostro mondo), e la consapevolezza del nostro corpo così come Cristo si è fatto realmente uomo che ci allontana dalle teorie che tentano di non dare valore al corpo creato, sono tutti privilegi che ci donano la possibilità di godere della natura così come i libri sono capaci di generare conoscenza, allargare i nostri orizzonti e aprirci al mondo esterno.
Prima dell’ultimo gradino della piramide dedicata ai contenuti digitali, McCracken suggerisce anche di inserire la bellezza nella nostra dieta che punta alla saggezza. La bellezza ci aiuta a riposare e ci porta alla lode. Infine, sulla punta della piramide si trovano i contenuti digitali dai quali non bisogna fuggire o considerare nocivi a priori, ma che se gestiti con saggezza, insieme a tutto il resto possono concorrere ad una vita orientata verso il discernimento e la saggezza che viene dall’alto che è “pura; poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia”(Giacomo 3,17).