Famiglie palestre di discepolato (I). Se non nelle famiglie dove?

 
 

In qualunque situazione di vita ci troviamo, siamo tutti parti di famiglie. Tutti siamo figli/e, i credenti sono tutti membri della chiesa (la famiglia della fede), alcuni sono sposati, alcuni sono genitori. Chi è single è dentro reti famigliari e, appartenendo alla chiesa, è parte integrante della famiglia della chiesa locale. Insomma, le famiglie sono contesti di vita fondamentali. La domanda è: Come queste reti sono luoghi di discepolato?

Dopo il modulo “Dinamiche bibliche di crescita” (autunno 2023), in alcune chiese evangeliche romane si sono attivate iniziative interessanti per il discepolato reticolare. Ora, anche facendo tesoro del materiale di “Famiglie che educano”, Studi di teologia N. 71 (2024), si è voluto fare un passo ulteriore: pensare a come impattare di più e meglio le nostre famiglie in quanto palestre di discepolato. 


Il modulo “Famiglie palestre di discepolato” (un percorso in sei tappe che si concluderà con un ritiro a marzo 2025) non vuole affrontare tutto l’universo della famiglia, ma essere un’occasione per aprire una o più finestre e un trampolino per incoraggiare percorsi di crescita affinché le nostre famiglie diventino sempre più luoghi intenzionali di discepolato cristiano.


La prima sessione ha avuto come tema “Le reti delle famiglie”, partendo dalla semplice constatazione che la vita di tutti è intessuta dentro relazioni famigliari di vario tipo. La nostra responsabilità è, grazie a Cristo, di vivere il nostro essere in famiglie una palestra di discepolato per noi e per gli altri, superando le tossicità delle famiglie umane e vivendole come luoghi di crescita cristiana.


Troppo spesso, infatti, le relazioni famigliari (qualunque esse siano) sono vissute come luoghi inerti per il discepolato: esse non sono condite dalla preghiera, non sono animate dall’incoraggiamento reciproco, non sono segnate dalle discipline cristiane. Vi è imbarazzo, talvolta passività. Il punto è che se non cresciamo dentro le relazioni famigliari che sono primarie per la nostra vita, dove cresciamo?


Dove trovare un orientamento biblico? Un punto di partenza suggerito è stato quello dei “codici domestici” del Nuovo Testamento. Essi sono delle istruzioni contenute nelle epistole paoline e petrine, rivolte ai cristiani del primo secolo.

Si tratta di brevi sezioni contenenti incoraggiamenti ed istruzioni sulla vita famigliare, nel contesto della società antica e delle chiese nascenti; in particolare nei rapporti marito/moglie, genitori/figli, datori di lavoro/servitori. 


Nella letteratura esegetica vengono chiamati con il termine tedesco Haustafeln, letteralmente tavole relative alla vita familiare, domestica. Fu Lutero a coniare il termine codici domestici per la prima volta nel suo Piccolo catechismo. Il motivo del nostro interesse per i codici domestici è che sono tavolozze dove i vari colori della vita famigliare sono riscontrabili. 


Lungi dal riflettere un contesto marcatamente patriarcale ed ideologicamente asimmetrico, il cuore dei codici domestici va trovato nell’espressione “in Cristo”. Tutte le relazioni famigliari sono ridefinite a partire dall’unione con Cristo, dalla presenza di Cristo, dall’autorità di Cristo, dall’esempio di Cristo, dalla parola di Cristo.

Le relazioni famigliari non sono più solo naturali o solo culturali: sono “in Cristo”. E’ questa la loro cifra da cui apprezzare la ricchezza delle reti famigliari. Ed è per questo che le famiglie possono essere palestre di discepolato: se vissute “in Cristo” sono orti di vita cristiana, cantieri di crescita.


I codici domestici non sono unità a sé stanti, isolate rispetto a tutta la storia biblica. Essi riflettono una accezione di relazione che ha come modello la Trinità, richiamano la bontà iniziale della creazione, gli effetti devastanti del peccato, l’opera di salvezza, proiettandosi addirittura verso le nozze finali tra Gesù Cristo e la sua sposa, la chiesa.

Pensare quindi che essi siano un’appendice del NT più legata alla cultura antica che al Vangelo è una vera e propria stupidaggine. Vanno letti ed interpretati alla luce di tutta la rivelazione biblica e vissuti come anticipazione della relazione coniugale finale: “in Cristo”, appunto. Pertanto, il compito delle famiglie cristiane è di assimilare la visione biblica sottesa ai codici domestici e riviverla nel contesto attuale.


Sono le nostre famiglie palestre di discepolato? Se sono vissute “in Cristo” lo possono. Se le viviamo solo all’insegna del rapporto di sangue (naturale) o dei modelli acquisiti (paradigmi culturali) saranno simulacri della natura e della cultura, ma non laboratori di vita cristiana. “In Cristo” è la chiave di tutto.