Il gigante apparente e il piano di lettura della Bibbia di Robert Murray M'Cheyne
Il gigante apparente è un personaggio di Michael Ende estremamente interessante. Quando visto da lontano appare come gigantesco, ma, in realtà, ha le dimensioni di un semplice essere umano. Mano a mano che si avvicina, l’osservatore può notare che la dimensione del gigante diminuisce. Il gigante apparente è enorme da lontano e alto come una persona normale se visto da vicino.
Lo stesso può sembrare con il piano di lettura della Bibbia di Robert Murray M’Cheyne (1813-1843), giovane pastore scozzese, morto a soli 29 anni. Aprendolo si trovano almeno quattro capitoli da leggere ogni giorno con l’obiettivo di arrivare alla lettura annuale dell’Antico Testamento e a due letture annuali del Nuovo Testamento e dei Salmi. La mole di lettura sembra effettivamente gigantesca, ma, come il gigante apparente di Ende, è tale solo da lontano. Una volta inseriti nel flusso di lettura organizzato da M’Cheyne si viene coinvolti dal testo biblico su quattro fronti differenti che procedono in modo continuo lasciando gustare la ricchezza della Parola di Dio nel suo complesso.
Questo che si avvia alla conclusione è il mio primo anno di lettura della Bibbia con questo piano e devo valutare l’esperienza come estremamente positiva. In realtà non è del tutto differente dal metodo che utilizzavo in precedenza, ma ha comunque il pregio di aiutarmi a leggere più costantemente il Nuovo Testamento.
Il piano ha l’indubbio pregio di permettere una lettura complessiva e continua della Bibbia che risulta quotidiana, estensiva e variegata. I quattro fronti su cui avanza la lettura risulta solitamente una buona miscela tra testi di generi differenti. Nella stessa giornata, per esempio, ci si può quindi trovare a leggere dal Pentateuco, dalla letteratura sapienziale, dai profeti e dalle lettere del Nuovo Testamento. La varietà dei generi letterari aiuta il lettore che arriva certamente con le sue personali preferenze chiedendo lo sforzo di leggere anche generi letterari che possono risultare di più difficile lettura. Inoltre, la lettura da più punti della Bibbia permette al lettore di imparare il principio che la Bibbia interpreta se stessa e si comprende che i passi più oscuri devono essere interpretati alla luce di passi più chiari ed espliciti.
A fronte di un quadro estremamente positivo, occorre rilevare alcune criticità che potrebbero manifestarsi. Innanzitutto, i tempi da dedicare alla lettura non sono brevi, ma leggere da quattro libri della Bibbia differenti agevola la suddivisione dei brani in momenti diversi della giornata (per esempio al mattino, in pausa pranzo e alla sera).
Va poi rilevato che la lettura quotidiana di porzioni molto estese della Scrittura difficilmente permetterà una riflessione quotidiana approfondita e strutturata in ogni singolo versetto. Occorre quindi contrastare questa tendenza con apposite contromisure come approfondimenti mirati su alcuni brani che devono essere portati avanti parallelamente. In questo i culti settimanali e gli studi biblici della chiesa locale possono certamente essere un grande aiuto, ma d’altra parte sarebbe importante ritagliarsi anche tempi personali di approfondimento e riflessione.
Un altro problema potrebbe essere legato alla mancanza di lettura per una giornata o per alcuni dei brani della giornata. Il consiglio è quello di restare sempre “in pari” o, eventualmente, di recuperare immediatamente il brano o i brani persi previsti in una specifica giornata.
Un ultimo problema sorge nell’abbandono del piano che potrebbe comportare nel credente un senso di autocondanna e colpa. Non deve essere così. Il piano di lettura della Bibbia di Robert Murray M’Cheyne è uno strumento di cui Dio si è servito nella vita di tante persone per una lettura ordinata ed estesa della sua Parola. Non fa parte però della legge di Dio, non è un suo comando e non è l’unico modo in cui può essere letta. Non è sano lasciarsi prendere dai sensi di colpa in caso di abbandono del piano, ma occorre trovare un modo alternativo che permetta a ognuno di restare ancorato a quella Parola di vita che è unica regola di fede e di condotta.