La teologia di Losanna 4 (III). L’immagine di Dio e l’identità sessuale
Negli ultimi due decenni, il mondo cristiano è stato attraversato dallo tsunami del ripensamento radicale dell’identità sessuale. La rivoluzione antropologica degli Anni Sessanta/Settanta del secolo scorso ha fatto irruzione nelle chiese, chiedendo a gran voce di modificare la tradizionale visione cristiana su sesso, genere e relazioni affettive.
La spinta è stata quella di normalizzare la fluidità di genere e di riconoscere teologicamente ed ecclesiasticamente le relazioni omosessuali.
Le chiese liberali (ad esempio: la chiesa presbiteriana USA e la chiesa valdese in Italia) sono state tra le prime a modificare la loro posizione revisionando la propria antropologia per includere le istanze del mondo lgbtq+. La comunione anglicana si è letteralmente spaccata, con la maggioranza delle chiese che ha ritenuto la visione biblica e la minoranza liberale che invece ha ceduto.
Lo stesso è accaduto nella famiglia metodista mondiale che si è spaccata. La chiesa cattolica, pur non modificando (ancora) la lettera del suo insegnamento, ha avviato un processo di progressivo allentamento delle maglie prevendendo benedizioni informali per le unioni omosessuali (si veda tutta la polemica seguita a Fiducia supplicans) e derubricando l’omosessualità da disordine oggettivo ad orientamento insindacabile ed indiscutibile (“chi sono io per giudicare?”, papa Francesco).
Il mondo evangelicale si è trovato di fronte a questo tsunami e tutte le chiese ed organizzazioni evangeliche hanno dovuto fare i conti con la necessità di chiarire la propria posizione. Le pressioni per adeguarsi all’agenda lgbtq+ sono forti. Già nel 1987, la “Dichiarazione di Danvers sull’uomo e la donna secondo la Bibbia” ha costituito un punto di riferimento ancorato all’insegnamento biblico.
Nel 2012 l’Alleanza evangelica britannica ha riaffermato la posizione biblica. Nel 2017 la “Dichiarazione di Nashville” ha ribadito la visione biblica dell'identità dell'essere umano creato ad immagine di Dio come maschio e femmina; e del matrimonio, istituito come unione indissolubile tra un uomo e una donna, respingendo qualsiasi altro tipo di unione non contemplata nell’ordine creazionale.
Per quanto importanti queste dichiarazioni siano state per ribadire il comun sentire evangelico, sullo scacchiere dell’evangelicalismo mondiale esse riflettevano pur sempre il mondo anglo-americano, importante certamente, ma un pezzo di mondo evangelico. Cosa avrebbe detto l’evangelicalismo maggioritario del Sud del mondo: l’Asia, l’Africa, l’America Latina?
Alla luce di questo quadro, la “Dichiarazione di Seoul” (DS) presentata a Losanna 4, con la sua sezione sulla persona umana (artt. 48-70), è un documento che dà voce a un movimento evangelico globale e a trazione del mondo maggioritario. Non era scontato che un movimento come Losanna, globale, trasversale e focalizzato sulla missione, elaborasse una simile presa di posizione sul tema.
Non è nemmeno scontato che un argomento considerato “sensibile”, per non dire “divisivo”, entrasse in un documento ufficiale di Losanna. Spesso gli organismi evangelici, per amor di quiete, evitano di affrontare i nodi delle questioni e volano alto, tenendosi alla larga dalle controversie. Non così DS che è entrata nel vivo della questione.
Cosa dice questa sezione di DS? Intanto situa l’antropologia cristiana nella categoria dell’immagine di Dio. Tutte le persone sono ad immagine di Dio. E’ l’indelebile tratto ricevuto da ogni persona alla creazione che è stato deturpato dal peccato (artt. 48-50) e che, grazie all’opera di Cristo, viene restaurato e guarito (artt. 51-55).
Questa è la cornice per approfondire il tema dell’identità sessuale. I punti salienti di DS sono i seguenti:
Rigettiamo la nozione che gli individui possano determinare il loro genere senza fare riferimento alla nostra creaturalità. Anche se il sesso biologico e il genere possono essere distinti, essi sono inseparabili. La mascolinità e la femminilità sono un fatto costitutivo della creaturalità umana…. Rigettiamo anche la nozione di fluidità di genere (art. 55).
La “Dichiarazione” continua dicendo che
Nel corso della storia, le persone il cui sesso non è chiaro alla nascita (oggi generalmente chiamati individui intersex) hanno affrontato gravose sfide psicologiche e sociali … Il popolo di Dio è chiamato a rispondere con compassione e rispetto verso coloro che affrontano simili circostanze oggi (art. 56).
Nell’ ancorare la mascolinità e la femminilità nell’immagine di Dio, DS prende in carico la complessità dei casi di disforia, invitando la chiesa ad avere un atteggiamento sacerdotale (compassione e rispetto) pur dentro la cornice regale dell’antropologia biblica richiamata all’art. 55.
Rispetto ai tentativi di ridefinizione del matrimonio per aprirla alle relazioni omosessuali, DS afferma:
Lamentiamo i tentativi nella chiesa di definire le relazioni tra lo stesso sesso come matrimoni biblicamente validi. Facciamo cordoglio per le denominazioni cristiane e per le chiese locali che si sono arrese alle istanze della cultura e dicono di consacrare tali relazioni come matrimoni (art. 61)
Forse questa sezione è la più importante di tutta la DS o quella che avrà il maggior impatto nel medio termine. Aver tenuto l’argine del pensiero biblico sull’identità sessuale dentro l’alveo dell’antropologia cristiana è un valore aggiunto della “Dichiarazione” a cui altri organismi e chiese evangeliche potranno guardare in futuro per trovare un autorevole e rappresentativo ancoraggio contemporaneo.
Sul fenomeno dell’omosessualità nella Bibbia, DS dice chiaramente che
Tutti i riferimenti biblici al sesso tra persone dello stesso sesso conducono all’inevitabile conclusione che Dio considera tali atti come una violazione della sua intenzione riguardo al sesso e una distorsione del buon disegno del Creatore e, perciò, peccaminosi (art. 68).
DS non dà alcun credito al revisionismo interpretativo in corso negli ultimi anni che vorrebbe far credere che la Bibbia consideri peccato l’omosessualità violenta ed imposta, ma non quella consensuale. Anche questo è un punto importante che aiuterà gli evangelici a non essere sedotti da argomenti pretestuosi di chi vorrebbe trovare nella Bibbia quello che in cuor suo ha già deciso: e cioè sdoganare l’omosessualità.
Detto questo, DS riconosce la realtà di persone che sperimentano un’attrazione verso lo stesso sesso, rimanendo però casti e sposando la visione biblica del matrimonio come unione pattizia tra un uomo e una donna. Pensando a queste persone, DS incoraggia le chiese a riconoscerne la presenza e a sostenerle all’interno della comunità cristiana (artt. 69-70).
E’ questa la posizione sostenuta da un sito come www.livingout.org e in libri come quello di Ed Shaw, L’etica sessuale nella Bibbia. Una questione di plausibilità, Chieti Scalo, GBU 2019. Tra l’altro, uno degli animatori di Living Out, il pastore inglese Vaughn Roberts, ha parlato a Losanna 4 proprio sul tema dell’identità sessuale in relazione all’antropologia cristiana.
DS sembra sposare la linea di Living Out: chi ha un orientamento omosessuale può vivere una vita cristiana all’insegna della purezza senza necessariamente (ri)scoprire la eterosessualità, anche vedendosi riconosciute responsabilità ministeriali nella chiesa. DS non approfondisce questi temi che invece vanno discussi e che sono tutt’altro che dati per acquisiti nel mondo evangelico.
Il valore aggiunto del suo contributo è l’impostazione complessiva del discorso che ribadisce, in toni amorevoli e chiari, quello che la Bibbia insegna a proposito dell’identità sessuale e che è stata da sempre l’unanime comprensione della chiesa.
Della stessa serie:
“La teologia di Losanna 4 (I). Il riposizionamento di accenti” (4/10/2024)
“La teologia di Losanna 4 (II). La cornice evangelica della Dichiarazione di Seoul” (14/10/2024)