“Ho peccato anch’io” (Fedez). Ma chi dice cos’è peccato?

 
ho peccato anch'io Fedez
 

“Ho peccato anch’io”….  Sono queste le parole del rapper famoso Fedez che spiega (e chiede scusa per) il fatto di aver detto cose omofobi nella sua gioventù. Queste sue parole sono seguite da un estate piena di notizie da vari fonti sull’omofobia, articoli e video sul bullismo sia verbale che fisico contro persone della comunità LGBTQ+ in tutta l’Italia. 

Alla luce di tutte queste notizie devo dire che, in un certo senso, sono d’accordo con le parole di Fedez. Minacciare, maledire, e dire cose abusive contro le persone che si identificano con la comunità LGBTQ+ è veramente un peccato. E non sono solo nella mia prospettiva. Anzi, lo dice anche Giacomo nella sua epistola scritta ben due mille anni fa: “Con essa (la lingua) benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio. Dalla medesima bocca escono benedizioni e maledizioni. Fratelli miei, non dev'essere cosí” (Lettera di Giacomo 3,9-10). 

Trovo sempre interessante che, per gli autori biblici, uno dei motivi fondamentali per non maltrattare una persona è il fatto che ogni essere umano, a prescindere della sua razza, sesso o sessualità percepita è fatto all’immagine di Dio. Ciò vuol dire che ha un certo valore e una certa dignità intrinseca datogli da Dio e comporta, di conseguenza, che dovrebbe essere trattato con tale dignità. Così, per esempio le parole pronunciate da Giovanni de Paoli, “se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno”, categoricamente non esibiscono un riconoscimento della dignità e del valore di una persona (in questo caso addirittura un suo figlio ipotetico) fatta all’immagine di Dio. Per questo, ritengo importante sottolineare che maledire una persona in questo modo è, per usare le parole di Fedez, veramente un peccato.

Detto questo, però, devo comunque dire che trovo molto curiosa la scelta di vocabolo di Fedez in questa situazione: peccato. Da una parte, per un cristiano evangelico, per esempio, fare uso di questa parola non è per niente fuori dalla norma perché deriva la sua definizione dal testo biblico (o almeno ci prova). 

Dall’altra parte, però, per un laico auto-dichiarato come Fedez, fa solo incuriosire: se uno si dice “laico”, allora da dove deriva la sua idea di cos’è “il peccato”? Non presuppone un’idea abbastanza chiara di cos’è giusto e sbagliato? E se c’è una tale idea chiara, chi ha l’autorità poi di dettare cos’è effettivamente “peccato”? Insomma, la mia domanda fondamentale per Fedez sarebbe: ma la visione laica ha veramente le risorse per fornire una definizione del “peccato”?  E ha anche l’autorità per far rispettare la regola di non peccare? 

Personalmente, vedo una mancanza nella visione laica su questo fronte. Di solito si sente dire che “ognuno ha il diritto di scegliere cos’è giusto e sbagliato per se stesso finché non fa male a nessuno”. Quindi, secondo questa prospettiva, va bene per Fedez di dire che lui ha peccato. Però in base alla sua visione, può veramente insinuare che gli altri peccano se dicono cose omofobe? Insomma secondo la visione laica, in base a cosa si può decidere cos’è “peccato” per tutti? 

Uno potrebbe sottolineare a questo punto che il vero “peccato” è che l’omofobia fa male alle persone. Però anche qui bisogna avere una definizione chiara del “fare male”. Ovviamente, come detto prima, minacce, abusi e maledizioni fanno obiettivamente male ad una persona. Però soprattutto nel nostro clima culturale occidentale segnato dall’individualismo espressivo, il “male” è spesso definito come qualsiasi mancanza di approvazione nei confronti di come una persona percepisce se stessa. Così, definendo il male in questo modo, si rischia di creare una cultura totalitaria in cui è definita “discriminatorio” e addirittura criminale chi semplicemente non condivide la prospettiva culturale riguardo alla sessualità e il gender. 

Ma alla luce di questo approccio, c’è da chiedersi: allora ha veramente ognuno il diritto di scegliere cos’è giusto e sbagliato per se stesso nella nostra cultura? Oppure è la definizione del male di alcuni quella che decide alla fine cosa si può pensare e dire o meno?