"Quando". Cambiare tutto per non cambiare niente
Se dovessimo addormentarci oggi e svegliarci tra 31 anni, come troveremmo cambiata l’Italia? Come troveremmo cambiata la nostra nazione e la società intorno a noi? Ovviamente nessuno può dirlo, ma immaginarlo può essere un utile esercizio per sognare una Riforma del Vangelo in Italia.
Giovanni, interpretato da Neri Marcorè, protagonista del film “Quando”, scritto e diretto da Walter Veltroni, è andato in coma il 13 giugno 1984, quando, durante di funerali di Enrico Berlinguer a S. Giovanni, viene colpito alla testa dall’asta di uno striscione sventolante. Si risveglia miracolosamente 31 anni dopo in un mondo del tutto diverso da quello che aveva lasciato, eppure alcune cose sembrano essere rimaste immutabili.
L’espediente narrativo non è una novità e la trama non è delle più avvincenti, ma il film uscito nelle sale a marzo 2023 e adesso disponibile sulle principali piattaforme, si prefigge l’idea di aprire una finestra sulla storia del nostro Paese negli ultimi trent’anni e raccontarne i principali mutamenti.
In realtà il racconto è filtrato da una lettura ben precisa e attraversa la storia di una generazione che si identificava negli ideali del PCI, e di come questa abbia vissuto e interpretato gli avvenimenti degli ultimi trent’anni. La caduta del muro, il disfacimento della prima Repubblica e il suo assetto politico, il terrorismo, internet, l’avvento dei social e la mancanza di reti partitiche sui territori, sono tutte le scoperte che Giovanni, svegliatosi, deve affrontare; per lui, diciottenne nato e cresciuto in una tipica famiglia della medio-alta borghesia progressista romana, è difficile confrontarsi con questo nuovo mondo.
Quello che colpisce l’occhio evangelico che si approccia al film, è il fatto che Giovanni si risveglia in una clinica privata cattolica dove per anni è stato seguito da una suora. L’altra protagonista è infatti Valeria Solarino, nei panni di suor Giulia che si è assunta tutto il carico della cura di quest’uomo in coma e che accompagnerà il processo di guarigione e reinserimento di Giovanni con il quale nasce anche un certo feeling.
La figura non è né allegorica, né vuole dare significati nascosti, ma è interessante che un regista progressista che vuole raccontare il mondo della sinistra e la sua evoluzione, inserisca come presenza costante, irriducibile e rassicurante quella della chiesa di Roma. Il mondo visto con gli occhi di Giovanni, 31 anni dopo il suo addormentamento, è del tutto cambiato. La società si è così trasformata che il poverino che prova ad andare al ristorante non riesce neanche a decodificare metà del menù dove spadroneggiano avocadi, riduzioni, alghe giapponesi e frutti tropicali, ma a restare uguale, nel tessuto sociale romano e più in generale italiano c’è un’istituzione religiosa mai messa in discussione.
Il ragazzo con un passato da militante comunista che al risveglio si trova tra le mani di una suora, non ne è spiazzato, ma anzi, si affida con tutto sé stesso ad un mondo che gli sembra rassicurante, certo e stabile quando tutto il resto intorno è invece crollato. In effetti, a pensarci, il tessuto sociale italiano benché si dica che sia lento a cambiare, in tantissime cose si è del tutto trasformato. La costante resta un cattolicesimo onnipresente che fa da collante sociale anche per chi non si riconosce nel suo credo religioso.
Questo è il racconto del nostro Paese sui grandi schermi e in generale in ogni prodotto culturale. Come minoranza vogliamo non assuefarci a questa realtà data, ma sognare una trasformazione prodotta dall’annuncio dell’evangelo in Italia.