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Ascription o Achievement? Cioè: la mobilità sociale interessa la scuola?

L'istruzione è cruciale per favorire una società meritocratica, indipendentemente dalle condizioni socio-economiche di partenza di ognuno. Diverse barriere socio-economiche e molti pregiudizi, però, ostacolano questo processo. Un'utile distinzione è quella tra il concetto di ascription e quello di achievement, tra una cultura orientata allo status e una cultura orientata al merito e allo sviluppo di competenze. La prima riguarda una società in cui la classe sociale di appartenenza è determinante, mentre la seconda si riferisce a una società in cui ognuno può raggiungere i propri obiettivi indipendentemente dal proprio background. In un caso ti chiederanno "dove hai studiato?", nell'altro "cosa hai studiato". Il concetto di mobilità sociale si trova nella transizione tra questi due", spiega Francesco Billari, demografo e rettore della Bocconi. "Lo sviluppo dell'istruzione come motore di mobilità sociale, prima attraverso la scuola e poi tramite l'università, dimostra questo trend. Un sistema democratico deve fornire pari opportunità a tutti, rimuovendo gli ostacoli iniziali". Questi ostacoli possono essere economici, o socio-culturali, legati cioè a stereotipi e pregiudizi di genere o di origine (cfr https://www.unibocconi.it/it/news/la-mobilita-sociale-comincia-scuola-e-poi-passa-dalluniversita).

Il ruolo delle transizioni formative

Il passaggio dalla scuola media alla scuola superiore e quello successivo all'università sono momenti cruciali in cui questi ostacoli possono manifestarsi e rallentare la mobilità sociale. La scelta del tipo di scuola superiore ha sempre un impatto significativo sulle opzioni future di studio e lavoro. Questo momento è critico perché i giovani, a soli tredici anni, devono prendere decisioni che influenzeranno il loro futuro. 

E il rischio di fare errori è davvero molto diffuso, qualunque sia la scelta: un liceo, un istituto tecnico o un istituto professionale (cfr https://www.youtube.com/watch?v=2QiNEW0xNWE).

L'influenza della famiglia

La decisione della scuola superiore in Italia è spesso presa dalla famiglia, che tende a concentrarsi su aspetti rilevanti nel breve periodo, come il gradimento dello studente, l’impegno necessario e la qualità percepita dell’istituto, piuttosto che sugli esiti futuri e le prospettive di lungo periodo. Anche il consiglio orientativo, che le scuole sono tenute a fornire, tende a focalizzarsi su una prospettiva non sempre estesa. Inoltre, famiglie più avvantaggiate, dal punto di vista culturale e socio-economico, tendono a interagire di più con gli insegnanti e a negoziare il consiglio orientativo, mentre le famiglie più svantaggiate tendono a seguirlo maggiormente.

Pregiudizi e stereotipi

Molti studi mostrano che, a parità di risultati scolastici, studenti con caratteristiche diverse ricevono consigli differenti: i figli di immigrati e le ragazze sono spesso indirizzati verso istituti tecnici e professionali o lontano dalle materie STEM. Circa il 17% (cfr. ad esempio https://academic.oup.com/qje/article/134/3/1163/5368349?login=false) in meno delle ragazze sceglie scuole superiori scientifiche rispetto ai ragazzi con performance simili. Gli stereotipi di genere tra gli insegnanti influenzano queste scelte, penalizzando le ragazze senza favorire i ragazzi.

Verso una prospettiva di lungo periodo

Per migliorare la fase critica della scelta scolastica, è fondamentale adottare una prospettiva di lungo periodo, migliorare le informazioni a disposizione e la loro circolazione, e promuovere la collaborazione tra scuole, famiglie, università e enti locali. Offrire flessibilità nei primi anni potrebbe anche aiutare gli studenti a fare scelte più consapevoli. Un sistema inclusivo, infatti, non solo deve prevedere e favorire a tutti l'accesso ai percorsi formativi, ma deve fondarsi su scelte efficaci e consapevoli di tutti gli attori.


P.S. Sul tema della responsabilità delle famiglie in campo educativo, cfr. L. Stelluti, “Famiglie che educano”, Studi di teologia N. 71 (2024).


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