Strano mondo il nostro (II). E’ tutt’un’idea romantica

 
 

Come i pesci riescono a nuotare sott’acqua senza avere nessuna nozione di quale sia la composizione del mare e di come funzioni la respirazione con le branchie, così noi viviamo in una cultura influenzata dal pensiero di molti filosofi senza probabilmente averne mai letto una riga o conoscerne le opere.

Secondo Carl Trueman, autore di Strange New World. How Thinkers and Activists Redefined Identity and Sparked the Sexual Revolution (2022), è però importante prendere coscienza di alcuni passaggi chiave della storia del pensiero per tracciare una sorta di genealogia delle derive della nostra cultura. Nel libro si propone di ripercorre il percorso che ha portato pensatori e attivisti a ridefinire il concetto di identità fino ad innescare una rivoluzione sessuale e culturale come quella attuale. Alcune intuizioni culturali che viviamo oggi, come quella che ognuno di noi abbia un “io” interiore da esternalizzare, hanno radici lontane. 

La legittimazione del transgenderismo, ad esempio, presuppone che la frase “sono una donna intrappolata nel corpo di un uomo”, non solo non risulti più insensata ed indice di un delirio o di un problema psichiatrico, come sarebbe potuta sembrare a metà del ventesimo secolo, ma anche che sia normale che la comunità scientifica si adoperi per fare in modo che il corpo esteriore della persona che la pronuncia possa allinearsi ai suoi sentimenti e percezioni interiori.

L’esistenza di un “io” interiore non è certo una novità. I Salmi sono carichi di introspezione, le epistole neotestamentarie offrono scorci sui conflitti interni del cuore, le Confessioni di Agostino sono un viaggio nella sua vita interiore e così via … ma, ad un certo punto nella storia, qualcosa è cambiato e la vita interiore di una persona, le sue percezioni ed il suo sentire sono diventati perentori nel definirne l’identità, esigendo che la realtà esteriore si conformi all’individuo. 

Secondo Trueman questo passaggio trova le sue prime radici nel pensiero di Cartesio (1596-1650). Ritenuto il primo pensatore moderno, nel suo Discorso sul metodo, Cartesio ha cercato di individuare i principi fondamentali che possono essere conosciuti con assoluta certezza senza essere messi in dubbio. Questo scetticismo metodologico lo ha portato a dubitare di qualsiasi cosa tranne del fatto che per dubitare c’è bisogno di un soggetto pensante. Cogito ergo sum (penso, quindi sono), la sua massima più conosciuta, afferma che il pensare sia l’unico grado di certezza che ci sia. Il pensiero diventa superiore al mondo del sensibile. 

Un altro pensatore che ha dato un impatto ancora maggiore all’affermazione dell’io interiore è stato Jean-Jacques Rousseau (1712-1778). I due concetti da lui articolati, particolarmente importanti per seguire il filo rosso del pensiero che ha portato alla percezione contemporanea dell’io, sono la sua collocazione dell’identità nella vita psicologica interna dell’individuo e il fatto che la cultura sia vista come un mezzo di corruzione dell’io dal momento che la società non ci permette di vivere in accordo con il nostro libero sentire, ma che imponga dei codici di comportamento. Per Rousseau, siamo veramente noi stessi quando agiamo esternamente in accordo con il nostro io interiore incontaminato dalle pressioni della società e della sua cultura. Questo è esattamente il mito dell’individualismo che domina l’immaginario occidentale che sottostà alle istanze della rivoluzione sessuale.

Queste idee sono state riprese e amplificate successivamente da pensatori e artisti del Romanticismo. Questa corrente di pensiero, che ha caratterizzato in vario modo il pensiero del ventesimo secolo europeo, ha sottolineato che l’autenticità dell’umanità si trova nella conoscenza e nella connessione con la forza della natura. Per i romantici la contemplazione della natura ha un impatto etico significativo sugli individui che ne sono coinvolti facendo uscire il vero io interiore: un essere puro ed infantile non corrotto dalla società.

Questa scia di pensiero ha plasmato la società moderna e ha gettato le basi per alcune tendenze importanti della cultura contemporanea. Oggigiorno è evidente che intorno a noi la percezione è che per essere una persona autentica bisogna valorizzare quello che sentiamo di essere dando per scontato che il nostro “io” interiore abbia una morale accettabile in quanto “autentica”. 

Va da sé che questa linea di pensiero elimina completamente l’idea del peccato. Dà per scontato che l’io interiore sia buono e autentico di natura e che per essere moralmente coerenti bisogna agire secondo quello che ci si sente di fare, senza farsi contaminare dall’esterno. L’idea che un gruppo di persone possa pretendere di proclamare una verità assoluta che prescinde dal “sentire individuale” diventa sempre più inaccettabile e intollerabile. 

La chiesa ha bisogno di conoscere queste tendenze culturali per rispondere con il Vangelo in modo adeguato e pertinente.

(continua)

Della stessa serie:
“Strano mondo il nostro (I). Un vocabolario vecchio e nuovo”