1984. La profezia di Orwell è ancora valida oggi?

 
 

George Orwell è stato considerato uno degli scrittori più prolifici del XX secolo. E’ stato autore di più di 600 opere tra cui 3 libri, 6 romanzi, articoli, poesie, opere teatrali e sceneggiature. Sicuramente le sue opere hanno influenzato molti durante la sua vita e molti altri dopo la sua morte. Uno dei più grandi successi letterari di Orwell fu il libro intitolato semplicemente "1984", che fino ad oggi è stato tradotto in 65 lingue diverse. Il libro fu pubblicato per la prima volta nel 1949, quattro anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. 

Guardando la sua opera, cosa possiamo imparare da essa? Quali sono le lezioni che come evangelici possiamo prendere da un'opera secolare che è stata scritta mettendo in guardia dai pericoli futuri?

La descrizione del mondo in cui vive il protagonista per Orwell è molto cupa. Fin dalle prime pagine del libro, il lettore percepisce il peso dell'ambiente. Siamo confrontati con la monotona ripetizione nella vita del protagonista; sembrerebbe che tutta la gioia sia stata presa dalla sua vita e lui non è altro che un guscio d'uomo che vive la sua vita a ripetizione. Man mano che il libro procede, ci troviamo di fronte all'idea che le maggiori superpotenze mondiali seguono essenzialmente le stesse regole e le persone in tutto il mondo vivono essenzialmente la stessa vita del protagonista, anche se sotto regimi diversi. 

Nella postfazione del libro, Erich Fromm (psicoanalista e filosofo sociale che ha esplorato l'interazione tra psicologia e società) spiega che il libro è un avvertimento all'uomo e che c'è un certo livello di disperazione per il futuro se l'uomo non si autocorregge. Il linguaggio che usa è che rischiamo di diventare "automi senz'anima". Nel futuro a venire per Orwell sembrerebbe che sia imperativo porsi la domanda: perché? Specialmente a coloro che esercitano ruoli di autorità su di noi, per evitare di diventare aderenti ad una dottrina, filosofia politica, religione o contratto sociale senza conoscere effettivamente la ragione della nostra sottomissione e cieca devozione ad essa, dobbiamo chiedere: perché?

L'unicità di questo libro è che chiunque sia il lettore, senza dubbio, si identificherà con il protagonista e, così facendo, applicherà quella lente su coloro che nel contesto attuale sono i suoi oppressori. Il lettore è alla fine sfidato a mettere in discussione i propri presupposti su cosa è la vita che vive e su quali sono motivazioni per ciò che crede essere vero. 

Questo è ancora vero nel contesto di oggi. Siamo circondati da un sistema religioso che si è auto-attribuito l'autorità di dettare principi e verità per quasi duemila anni. Storicamente coloro che hanno anche solo messo in discussione la Chiesa Cattolica Romana sono stati messi a tacere, cancellati dalla storia, e le loro vite si sono spente con la stessa facilità di una candela. Poi ci sono state le narrazioni ideologiche ateistiche che hanno cercato di sostituire il sistema cattolico con regimi politici oppressivi. Oggi ci sono imperi tecnologici e finanziari che raccontano che la loro “realtà” corretta è l’unica vera e giusta. 

Orwell spiega nel suo libro che il "Grande Fratello" sta sempre a guardare: non solo detta quello che sarà il futuro, ma spiega anche quale passato dobbiamo accettare come verità ed esso non può esistere in nessun altro modo che in quello che lui dice sia esistito. 

E’ facile rimanere dentro pseudo-ortodossie idolatriche, che siano religiose, ideologiche o digitali, senza chiedersi: “perché?” La fede matura, perché crede nell’unico vero Dio della Scrittura, sviluppa una capacità di fare domande, di mettere in discussione l’esistente, di non accontentarsi di nessun conformismo culturale e di voler pensare e vivere alla luce dell’evangelo. Chi ha la “mente di Cristo” demolisce i ragionamenti che sono contrari alla conoscenza di Dio e sottomette ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo (2 Corinzi 10,4-5).

Abbiamo tutti la responsabilità di crescere nella nostra fede e di irrobustire i suoi muscoli e le sue ossa. Nel rispetto delle vocazioni e della maturità di ciascuno, la teologia è un compito per tutti. È imperativo che ci incoraggiamo a vicenda a porre la domanda: “perché?” per stimolarci a seguire quello che Gesù dice in Matteo 22,37: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente".

Anche se è potente, non è il “Grande Fratello” che ha l’ultima parola sulla vita umana, ma il Signore dei cieli e della terra. La profezia di Orwell ci dice che senza una visione del mondo biblica, saremo succubi del “Grande Fratello” e non liberi di servire il Re dei re.