Abbattere il patriarcato? (II) C’entra la Bibbia?
Parola d’ordine: abbattere il patriarcato! Semplice, no? No! Benché lo slogan suoni familiare, gli ordini sono poco chiari! Cos’è il patriarcato? Nel primo articolo della serie abbiamo notato che sui recenti fatti di cronaca l’opinione pubblica si è divisa tra chi sostiene che l’origine di tutti i mali sia il patriarcato e chi ne nega l’esistenza.
Nella sua accezione ristretta, il termine patriarcato si riferisce ad un sistema storicamente derivato dalla legge greca e romana in cui il capofamiglia maschio aveva un potere legale ed economico assoluto sui membri della famiglia. Chi utilizza strumentalmente questa accezione del termine vuole dimostrare che il sistema sia di fatto abolito e con esso la disparità tra i generi. Al contempo il femminismo militante negli anni ha corredato il termine patriarcato di ulteriori significati facendovi entrare ogni espressione di maschilismo, sessismo, paternalismo fino ad espanderne il significato ad ogni manifestazione di mascolinità che implichi una differenza con la femminilità.
Sono incerte anche le sue origini che gli studiosi generalmente collocano estremamente indietro nel tempo fornendo le più disparate ipotesi: la nascita del concetto di paternità nella preistoria, la nascita della divisione dei ruoli nelle società di cacciatori-lavoratori, la nascita delle prime forme di governo…
Con queste indicazioni poco chiare è facile perdersi nei proclami di chi urla ad un doveroso ritorno al passato (quale?) e chi ad un necessario sviluppo delle società in senso positivista che prevederebbe l’abbattimento di ogni forma di discriminazione e disparità.
Se le definizioni, le origini, la storia e il futuro del patriarcato sono incerti, è però sicuro, percepibile ed intuibile che ci sono problemi legati alle disparità di genere e che mascolinità e femminilità convivano in tensione per molti aspetti.
Può la Scrittura funzionare come mappa per orientarsi anche sul tema del cosiddetto patriarcato? Decisamente si! Prima di tutto va detto che la Scrittura non è minimamente reticente nel mostrare gli effetti di una mascolinità deviata. Scorrendo tra le pagine dell’Antico Testamento si trova un fornito inventario di tratti tossici di mascolinità abusive e distorte.
Adamo non si fece scrupolo nello scaricare le responsabilità del peccato sulla moglie, Caino scaricò le frustrazioni derivanti dalle sue insicurezze uccidendo il fratello, Abramo usò Sarah con viltà, Giuda trattò Tamar con ingiustizia, Davide ottenne Bat-Sceba con la prepotenza, Amnon violentò sua sorella, Salomone si fece pervertire il cuore dalle troppe amanti…
Uomini di potere, uomini scelti da Dio per portare avanti il suo piano e per guidare il suo popolo caddero proprio vivendo la propria mascolinità in modo peccaminoso. Ma allora il Dio della Bibbia è un Dio che permette il patriarcato? La conclusione a cui arrivano molte femministe o in generale i detrattori della Bibbia è: si, ed anzi, la Bibbia ha avallato il sistema patriarcale, lo ha generato, lo ha coltivato, ne è l’humus.
Inoltre, non si può negare che purtroppo la storia del cristianesimo, ed anche dell’evangelicalismo, si sia continuata a macchiare di maschilismo generando distorsioni e marginalizzazioni che hanno dato vita ad eccessi anche nella vita delle chiese. Spinte egualitariste e spinte tradizionaliste sembrano infatti essere risposte opposte e speculari del cristianesimo attuale che non mirano ad una vera redenzione dei rapporti di genere malati, ma a conservarne i tratti problematici o a spingersi in soluzioni fuori dal tracciato biblico.
Come abbiamo detto, la Scrittura non solo non nasconde gli effetti di una mascolinità vissuta male, ma orienta anche nello scoprine le origini. Nel libro La creazione. L'inizio della Genesi, Roma, GBU 1984, il teologo evangelico Henri Blocher, ripercorrendo i primi capitoli della Genesi, in un certo senso restituisce anche una storia del patriarcato. Alla creazione, poiché non era bene che l’uomo fosse solo, furono creati un maschio e una femmina. Dio donò all’uomo una compagna che gli fosse affine, somigliante, della sua stessa identica natura; eppure, completamente diversa da lui. Le differenze biologiche e sessuali non sono le uniche a differenziare i due. Minimizzare o assolutizzare le differenze tra maschio e femmina significa voler sorvolare sull’ordine creazionale di Dio. A testimonianza della perfetta armonia tra i due c’era la nudità che significava apertura, conoscenza, fiducia, pace e serenità nella libertà che Dio concesse loro prima che peccassero. Con il primo uomo e la prima donna, Dio aveva stipulato un patto, ma nel terzo capitolo della Genesi si riscontra la rottura di questo patto. Il peccato entra nel mondo e il suo prezzo è altissimo. Tra i primi effetti c’è quello della vergogna e del disagio della nudità che porta l’uomo e la donna a coprirsi. Si sentono ora minacciati e preoccupati. La prima minaccia arriva proprio nel rapporto tra l’uomo e la donna. La loro corrispondenza reciproca diventa opposizione e prevaricazione dell’uno sull’altro. Entrambi vogliono essere sovrani sulla loro vita e prendere il posto del Creatore. Le loro differenze e la loro complementarità diventano non più un reciproco aiuto, ma un impedimento allo scopo di essere legge a sé stessi. Insieme agli effetti immediati del peccato arriva anche la sentenza da parte del Creatore. Le condanne non sono generiche e affermano che l’ordine creazionale non verrà meno: la donna resterà donna e l’uomo resterà uomo, continueranno a corrispondersi e il loro rapporto continuerà a sussistere benché carico di perturbazioni e di distorsioni. La donna continuerà a volgere il suo desiderio verso il marito, ma lui userà questa originaria benedizione per asservirla e dominarla.
Si può allora dire che le origini del patriarcato prendono le mosse da qui e continuano a mostrare i loro segni malvagi e rovinosi che hanno deturpato la buona creazione di Dio.
Il Dio della Bibbia non è quindi il fautore di un sistema patriarcale, ma nella sua misericordia, mentre enuncia le conseguenze della ribellione, promette anche la sconfitta del Serpente. Per la sua grazia il piano di Dio è andato avanti nonostante le cadute, le prevaricazioni, le debolezze, le irrequietezze e le violenze dei patriarchi per arrivare alla venuta del nuovo Adamo. Gesù Cristo, l’unico uomo senza peccato, è stato ed è ancora l’unico uomo veramente capace di proporre una mascolinità sana e redenta da cui imparare a santificare i nostri cammini incerti di maschi e femmine.
(continua)