Ad Fontes, ma con un asterisco*

 
 

"Ad Fontes" è un'espressione latina che significa ritorno alle fonti. Essa fu resa popolare durante il periodo del Rinascimento e fu adottata durante la Riforma protestante come frase che riassumeva uno dei principali principi della cultura religiosa di quei secoli: cioè che la tradizione da sola non dovrebbe essere il fattore decisivo per la fede e la vita, ma che occorre tornare alle fonti (ad fontes). In particolare, la Riforma ha evidenziato il fatto che la nostra fonte ultima deve essere inequivocabilmente la Parola ispirata di Dio: la Bibbia. Bene, ma cosa significa questo per altre opere storicamente significative della teologia cristiana? Cosa significa per lo studio delle opere della chiesa antica? Come ci relazioniamo con le fonti antiche del pensiero cristiano noi che desideriamo che la fede sia fondata sulla fonte della Scrittura? 

Come sottolineato da un recente articolo su Loci Communes che fa riferimento ad una conferenza del teologo Pietro Bolognesi, come evangelici abbiamo la responsabilità di crescere nelle pratiche scolari (leggere, conversare, scrivere, offrire critiche ragionate, ecc.) nutriti da una visione biblica del mondo. Per questo motivo è imperativo che ritorniamo alla chiesa antica con un approccio teologico discernente, non accettando semplicemente tutti i loro insegnamenti a causa della loro antichità storica e nemmeno rigettandoli per il fatto che non siano parte del canone biblico. 

Negli ultimi decenni gli evangelici sono cresciuti nel loro desiderio di guardare alla storia, il che è di grande incoraggiamento e beneficio per il futuro della chiesa. Tuttavia ci sono rischi ad entrare in un campo di studio in modo ingenuo, ad esempio considerando i Padri della chiesa una  fonte autorevole perché antichi. Questo fatto è stato evidenziato nella prima sessione di un modulo di teologia storica sui Padri della chiesa, da poco iniziato presso la chiesa evangelica Breccia di Roma.

Facendo riferimento al fascicolo “Letture patristiche (II-III secolo)”, Studi di teologia N. 54 (2015), Leonardo De Chirico cita 3 errori che dobbiamo cercare di evitare quando studiamo la patristica; tre asterischi se volete. 

1) Patrofobia - "tipica del neo-fondamentalismo che non ha della fede cristiana una consapevolezza storica", è un atteggiamento contrassegnato dalla paura. Molti nelle nostre chiese hanno una visione miope della storia della chiesa, dando rilevanza al massimo agli autori e movimenti dalla Riforma protestante in poi, ma non avendo uno “spazio” per la patristica. Così facendo, c'è il pericolo di frammentare la storia della chiesa e di non vedere la grande schiera di testimoni che sono venuti prima di noi e che sono stati fedeli alle Scritture (pur con limiti e difetti, come tutti del resto). 

2) Patrolatria - "tipica del cattolicesimo che li elevava ad autorità massime", è un atteggiamento che tende a considerarli autorità supreme. Questa tendenza ha un visione sentimentale e idealizzata dei Padri, quasi proiettando su di loro un’aura di autorità spirituale suprema. Anche per noi evangelici, c'è il pericolo di considerare le fonti patristiche che rafforzano la nostra linea di pensiero. È vero che apprezziamo molto le opere di uomini come Agostino, Lutero, Calvino e Vermigli, ma dobbiamo sempre guardare le loro opere attraverso la lente delle Scritture per non cadere in un errore simile.

3). Patrofascinazione - "sentimentale e selettiva, tipica degli evangelici che scoprono i Padri senza veramente capirli e che sono affascinati dalla "grande tradizione", è un atteggiamento abbastanza diffuso tra gli evangelici che si aprono a qualche lettura dei Padri. Questo errore è comune a molti evangelici che hanno scoperto solo recentemente la ricca storia della chiesa antica. Il pericolo qui non è dissimile a quello di una persona che, avendo patito la fame, entra in contatto con il cibo. Senza alcuna protezione, consuma tutto ciò che gli viene dato senza curarsi delle conseguenze per la sua salute. Similmente, gli evangelici che non hanno una visione teologicamente informata e sistemica della storia della chiesa possono subire il fascino dei Padri senza capirli veramente e proiettando su di loro un alone di fascino.

Mentre ci sono evidenti pericoli da evitare, come evangelici dobbiamo doverosamente assumerci la responsabilità di rivendicare le nostre radici storiche. Se la chiesa evangelica vuole crescere in maturità deve sempre ritornare alle fonti viste attraverso la lente della Scrittura evitando la patrofobia, la patrolatria e la patrofascinazione.