Affrontare il peccato sessuale nella chiesa. Strategie da Corinto

 
 

La chiesa di Corinto esisteva in una cultura iper-sessualizzata e pagana all'interno del mondo greco-romano. Era una chiesa piena di vanto e orgoglio, di lotte e divisioni e di immoralità sessuale. Non sembra molto diverso dalla situazione odierna. La normalizzazione di un'etica sessuale confusa che vediamo oggi si è infiltrata nelle vite e nella società, pervertendo le sue istituzioni e i suoi sistemi a ogni livello fino a farle abbracciare una realtà per molti versi delirante. Come nel caso della chiesa di Corinto, questa confusione si trova anche all'interno della chiesa, una comunità di persone che devono essere influenzate dall’evangelo. È per questo motivo che Paolo scrisse ai credenti corinzi: per affrontare il peccato, richiamare all'ordine nel culto e incoraggiare l'umiltà e l'amore attraverso il richiamo alle verità dell’evangelo. 

Il peccato sessuale era diffuso, accettato e persino vantato da coloro che facevano parte della comunità dei santi di Corinto. Nei capitoli 5-6, Paolo affronta una situazione di incesto e di uso di prostitute da parte dei membri della chiesa e istruisce la chiesa su come gestire una tale situazione. Vedendo come il peccato sessuale è ancora oggi un problema diffuso e dominante nella nostra cultura e nelle nostre chiese, le istruzioni di Paolo ai Corinzi forniscono alle chiese e gli anziani/pastori la risposta corretta a questo peccato quando entra nelle nostre congregazioni. La strategia che troviamo è di natura redentiva e protettiva, saldamente ancorata alle belle verità dell’evangelo.

Qual è la risposta biblica al peccato sessuale nella chiesa? Nel caso dell'uomo coinvolto nell'incesto, Paolo istruisce i corinzi a consegnarlo a Satana per la distruzione della carne, affinché il suo spirito possa essere salvato (1 Cor 5,4-5). La chiesa di Corinto doveva allontanare questo membro dalla comunità perché quest’ultima non doveva associarsi a persone sessualmente immorali (1 Cor 5,9). Ovviamente, è impossibile evitare le persone peccaminose e sessualmente immorali in questo mondo. Non è questo il punto di Paolo, come chiarisce nei versetti successivi. Non è che non possiamo frequentare o essere a contatto con persone non cristiane che sono sessualmente immorali. Piuttosto, Paolo sta parlando di coloro che affermano di essere fratelli o sorelle in Cristo eppure abbracciano, promuovono e partecipano volentieri a uno stile di vita di peccato sessuale (1 Cor 5,10-13).

Paolo affronta poi una comprensione errata della grazia di Dio e della libertà cristiana. Nel capitolo 6, dai versetti 9 a 11, Paolo ricorda ai corinzi che le persone sessualmente immorali, gli idolatri, gli adulteri, gli omosessuali, i ladri, ecc. non erediteranno il regno di Dio. Paolo ricorda poi ai corinzi che "tali eravate alcuni di voi" ma che sono stati lavati, santificati, e giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito Santo (1 Cor 6,11). Paolo ricorda ai corinzi che prima erano schiavi del loro peccato, ma che sono stati salvati da questo peccato grazie alla potenza dell’evangelo. Quindi la grazia di Dio non permette di persistere nei peccati che un tempo legavano loro come schiavi. Piuttosto, la grazia di Dio e la potenza dello Spirito inabitante motiveranno e permetteranno ai corinzi di perseguire una corretta adorazione del Dio che li ha salvati. Non parteciperanno né si assoceranno all'immoralità sessuale. Se chi vive nel peccato sessuale si rifiuta di cogliere queste implicazioni e di pentirsi e continua invece nel suo peccato, la parola di Dio dice che deve essere messo sotto disciplina ecclesiastica e allontanato dalla partecipazione al culto e dall'associazione con la chiesa.

Questa disciplina è di natura redentiva perché affronta la realtà del peccato e l'incompatibilità di questo peccato nella vita del cristiano e della comunità dei santi. Il desiderio deve sempre essere quello di vedere il membro sotto disciplina della chiesa rispondere con il pentimento, la giusta adorazione e la sottomissione a Dio, piuttosto che ai propri desideri carnali. Inoltre, la chiesa deve sempre estendere la grazia e l'amore verso questo membro, dimostrando al contempo il dolore causato da questa azione disciplinare. Rimuovendo questo membro, la chiesa afferma che egli/ella non sta vivendo secondo una vita improntata all’evangelo, bensì come un non credente. Ma come dobbiamo trattare i non credenti? Con grazia e amore, chiedendo a Dio in preghiera che vedano la Sua bontà e il loro bisogno della Sua libertà redentrice, e annunciando continuamente l’evangelo come l’unica soluzione alla gioia che cercano al di fuori di Cristo e della Sua comunità.

Questa disciplina è di natura protettiva perché riconosce i rischi associati alla permanenza di questo peccato. In primo luogo, c'è il rischio di una graduale accettazione e diffusione dell'immoralità sessuale all'interno della chiesa. I leader della chiesa devono proteggere il loro gregge da questi cancri spirituali. In secondo luogo, protegge il messaggio dell’evangelo di Gesù Cristo, la purezza della Sua sposa e la testimonianza della Chiesa al mondo. Nel caso dei Corinzi, anche i non cristiani erano scioccati dal comportamento del membro coinvolto nell'incesto.

Il peccato sessuale non è solo un peccato contro Dio ma anche contro il proprio corpo (1 Cor 6,18). Il corpo del cristiano non è più suo, ma è un tempio con lo Spirito di Dio che lo abita. Coloro che all'interno della chiesa continuano a praticare il peccato sessuale devono essere posti di fronte a queste implicazioni e disciplinati di conseguenza. Tuttavia, deve essere sempre chiaro che lo scopo di questa disciplina è di natura redentiva e protettiva, saldamente radicata nelle benefiche verità dell’evangelo.