Alla ricerca della cattolicità evangelica (con il rischio di coni d’ombra)

 
 

Da qualche tempo la riflessione evangelica nordamericana sembra aver scoperto o riscoperto la cattolicità. Quasi dieci anni fa, si è re-iniziato a parlare di “cattolicità riformata” con M. Allen – S.R. Swain, Reformed Catholicity: The Promise of Retrieval for Theology and Biblical Interpretation, Grand Rapids, Baker 2015. Poi è stata la volta della “cattolicità battista” con il volume a cura di M.Y. Emerson, C.W. Morgan, R. Lucas Stamps, Baptists and the Christian Tradition: Towards an Evangelical Baptist Catholicity, Nashville, B&H Academic 2020. Sembra che i giovani teologi evangelici d’oltre oceano evidenzino un crescente disagio verso un certo localismo, provincialismo, settarismo, particolarismo delle loro tradizioni di riferimento e scoprano nella cattolicità una boccata di ossigeno che li spinge a pensare in termini storici ampi e denominazionalmente aperti e irenici. Da non trascurare anche il recente contributo di Gerald Bray che presenta l’anglicanesimo come una tradizione “cattolica” riformata: Anglicanism: A Reformed Catholic Tradition, Bellingham, Lexham 2021.

Non stupisce quindi che l’ultimo fascicolo della rivista pastorale di IXMarks, l’organizzazione presieduta da Mark Dever e Jonathan Leeman e che ha come centro la chiesa battista di Capitol Hill a Washington, sia dedicato propria alla “Catholicity”, vol. 3 (2023). Tutto questo fermento è positivo. La fede evangelica è biblicamente cattolica. Non a caso, la cattolicità (insieme all’unità, santità ed apostolicità) è un segno distintivo della chiesa cristiana che è scolpito nella comprensione biblica e codificato nel Credo apostolico. Come strascico lungo della tendenza neo-fondamentalista, nel corpo evangelico vi sono ancora resistenze all’abbraccio consapevole della cattolicità, ma questi segnali mostrano come la crescita della consapevolezza dell’identità evangelica primaria comporti la riconfigurazione dei presidi identitari secondari (riformati, anglicani, battisti, ecc.). La cattolicità evangelica viene prima delle altre qualifiche denominazionali ed ecclesiastiche.

Nell’introduzione al fascicolo, Leeman chiarisce subito quale sia la chiave di lettura preferita. Una definizione proposta di cattolicità è: “chiese che lavorano insieme” (churches partnering together). Leeman sostiene che questo impegno è richiesto dalla Bibbia, serve il grande mandato della missione ed è un antidoto all’auto-referenzialità delle chiese locali/denominazioni. Gli articoli proposti sono divisi in sezioni tematiche: cos’è la cattolicità, la cattolicità nella storia, la cattolicità in un’età di divisioni, la cattolicità e la chiesa locale, la cattolicità e la missione, la cattolicità in contesti diversi (presbiteriani, anglicani, battisti). Chiude il fascicolo una sezione dedicata alla segnalazione di libri variamente collegati al tema.

Il contesto nord-americano è evidente considerata l’enfasi che viene data alla contestazione di tendenze separatiste, se non razziste, nelle chiese e all’incoraggiamento a non frantumare la cattolicità della chiesa a causa delle divisioni politiche. Lo spirito evangelicale attraversa tutti i contributi ed invita a non coltivare pratiche ecclesiali isolazioniste e conflittuali, ma a nutrire solide convinzioni bibliche sui fondamentali evangelici, nella consapevolezza dell’esistenza di questioni secondarie e terziarie che non impediscono la comunione e la collaborazione.

Nell’apprezzare la proposta del fascicolo, due debolezze sono riscontrabili. Pur essendoci una sezione dedicata alla storia, essa è la più scarsa di tutte. I due articoli proposti illustrano episodi di cattolicità (l’amicizia tra Basilio ed Eusebio di Samosata; l’esempio di Bucero), ma non danno chiavi di lettura storica della cattolicità. Qualcosa fa Mark Dever in uno degli articoli introduttivi, tuttavia rimane largamente scoperta in che senso la fede evangelica storica sia cattolica, mentre la più grande istituzione ecclesiastica al mondo (la chiesa cattolica romana), pur portando il nome di “cattolica”, non lo è. Oggi, soprattutto negli USA, certi ambienti teologici evangelici sono molto affascinati dalla “grande tradizione” e dall’eredità di Tommaso d’Aquino, entrambe incardinate nell’identità cattolico-romana: questo fascicolo non dà alcuna chiave di lettura nel discernimento teologico della cattolicità storica. Sembra essere schiacciato sulle esigenze immediate dell’attualità e meno interessato a fornire una visione d’insieme.

La seconda debolezza è un certo provincialismo regionale. Si parla di cattolicità al servizio della missione, ma non vi è alcun riferimento alle reti “cattoliche” della fede evangelica contemporanea: l’Alleanza Evangelica Mondiale (dal 1848) e il Movimento di Losanna (dal 1974). Pur con le loro criticità, sono gli organismi evangelici di collegamento che danno visibilità alla cattolicità evangelica. Inoltre, non si fornisce una mappatura delle agenzie nella cristianità che sono al servizio di altri progetti di cattolicità: oltre alla già menzionata chiesa cattolica romana, il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC). Anche in questo caso, dopo decine e decine di pagine il lettore non ha in mano una bussola per orientarsi tra le varie proposte di cattolicità esistenti al mondo. Del fatto che la cattolicità oggi sia contestata da soggetti che la interpretano in modo diverso non c’è traccia.

Tutto il discorso sulla cattolicità del fascicolo, per quanto utile e condivisibile, non aiuta i lettori a uscire dalla bolla nord-americana e a guardare alla cattolicità evangelica da un punto di vista storico e istituzionale più responsabile.