Bob Goudzwaard (1934-2024), economista riformato. Un ricordo di Jeff Fountain

 
 

Chi è minimamente introdotto nella teologia riformata, sa che non esiste ambito della vita e del pensiero umano che non possa (non debba) essere affrontato in modo cristiano, non soltanto con la buona volontà, ma anche con categorie, modalità e presupposti cristiani. Nella mia gioventù, aprendomi a letture mediante le quali esploravo il pensiero riformato contemporaneo, la figura di Bob Goudzwaard (1934-2023) emergeva come quella di un intellettuale cristiano che si era misurato nel campo delle scienze economiche. Mentre erano numerosi i biblisti, i teologi, gli storici, i filosofi e i giuristi, gli economisti che lavoravano in senso cristiano non sembravano molti. Anche per questo è importante misurarsi con l’opera di Goudzwaard, da poco scomparso.

Non sono un economista e quindi non ho approfondito il suo pensiero. Un articolo di Jeff Fountain su Evangelical Focus aiuta ad apprezzare il suo profilo e il contributo dato agli studi cristiani in economia nella seconda metà del 20° secolo, intrecciati come sono alle dinamiche politiche e spirituali dell’Europa.

Ecco un estratto dell’articolo:

Il nome di Bob Goudzwaard non è forse molto conosciuto, ma merita di esserlo. Dopo la sua scomparsa lo scorso fine settimana qui nei Paesi Bassi, all'età di 90 anni, i necrologi dei giornali olandesi, sia laici che cristiani, lo hanno onorato come economista politico e studioso cristiano costantemente ancorato alla giustizia biblica e all'amore per il prossimo. 

La sua vita, il suo lavoro e i suoi scritti sono stati un faro per me per oltre cinquant'anni. Uno dei suoi primi libri che ho incontrato è stato “Aiuto per l'Occidente sovrasviluppato”, pubblicato all'inizio del 1975, il cui titolo indicava un tema ricorrente nel suo lavoro, l'“economia dell'abbastanza”. Altri titoli di cui è stato (co)autore indicano la costante fonte di ispirazione che è stata per me in questi cinque decenni nella mia ricerca di una teologia pubblica che offrisse una comprensione del nostro mondo di oggi: Un'opzione politica cristiana (1975); Capitalismo e progresso: una diagnosi della società occidentale (1978); Idoli del nostro tempo (1984); Oltre la povertà e l'opulenza: verso un'economia della cura (1994); Globalizzazione e regno di Dio (2001); Speranza in tempi difficili (2007); Oltre l'età moderna (2017).

Goudzwaard era molto conosciuto negli ambienti influenzati da Abraham Kuyper nei Paesi Bassi, in Nord America, Corea e Sudafrica. L'ho incontrato per la prima volta al centro olandese L'Abri fuori Utrecht nel 1975, poco dopo il mio arrivo nei Paesi Bassi. Era, come ha scritto un necrologio questa settimana, “eccezionalmente amichevole e senza pretese”.

Dal 1971 ha insegnato economia e filosofia sociale come professore alla Vrije Universiteit (Università Libera), fondata da Kuyper ad Amsterdam. Già negli anni '60 aveva fornito consulenza al primo ministro olandese in merito alla creazione di un'Unione economica europea. 

Sfidando costantemente i presupposti secolari dell'economia dominante, Goudzwaard vedeva “la radicalità unica del Vangelo” nello smascherare “il ruolo del potere demoniaco in una società prospera”. Secondo lui, l'economia dovrebbe essere valutata nel contesto totale dell'esperienza umana, comprese le dimensioni etiche e di fede. Precedendo il rapporto del Club di Roma del 1972, la sua tesi di dottorato del 1970, Non-Priced Scarcity, è stata pioniera di una “economia della cura” per le scarsità ambientali come l'aria pulita, l'acqua pulita e il suolo fertile, ognuna delle quali non ha prezzo ma ha un valore economico genuino.  

In “Idoli del nostro tempo” ha sviluppato la sua comprensione delle ideologie del nostro tempo: capitalismo, socialismo, nazionalismo, conservatorismo e liberalismo, per esempio. Quando un'ideologia assolutizza una parte del buon ordine creato da Dio, diventa un'idolatria, una falsa rivelazione della “creazione, caduta e redenzione”, offrendo una pseudo-soluzione al problema percepito alla radice nel mondo. 

Trent'anni fa scriveva sul giornale Trouw della battaglia per l'anima dell'Europa, mettendo in discussione l'adeguatezza delle varie immagini utilizzate per descrivere un continente che allora usciva dalla divisione dell'era della guerra fredda. Lech Walesa parlava di Europa “fortezza”, l'Occidente che si arricchisce da solo e che è ancora separato dall'Est da una cortina d'argento; Margaret Thatcher preferiva l'Europa come un “mosaico”, mentre Mikhail Gorbaciov parlava della “casa” europea che accoglie molti sotto il suo tetto. 

Secondo Goudzwaard, a questi modelli sfuggiva la componente più profonda, spirituale, solitamente evitata nelle discussioni politiche ed economiche. D'altra parte, Jacques Delors - “un politico con una visione” - aveva fatto appello alle chiese d'Europa affinché aiutassero a trovare un'“anima per l'Europa”. Ecco il problema: l'Europa, culla della democrazia e della scienza moderna, era stata anche la causa di entrambe le guerre mondiali. Fonte delle grandi rivoluzioni mondiali, l'Europa si trovava ora ad affrontare il fallimento di tutte le sue ideologie.

“Fortezza”, “mosaico” e “casa” erano immagini inadeguate, sosteneva Goudzwaard. La parabola del figliol prodigo di Gesù, invece, rendeva giustizia al male profondo di un continente che aveva dichiarato la propria autonomia e stava rapidamente spendendo la propria eredità. Eppure quell'immagine offriva anche una speranza! L'Europa doveva rinsavire, abbandonare le sue illusioni e tornare al Padre che l'aspettava. Solo allora l'Europa prodiga avrebbe potuto riconsiderare la sua origine e il suo destino e ritrovare la sua anima.