Discepolato per giovani “Iron man” (I). Per l’IA ci vogliono dottrina e disciplina
“Chi è che non sogna di volare? Il mio sogno è volare grazie ad un’armatura di metallo”. Queste sono le parole di un adolescente condivise durante una meditazione biblica nel 2023! Siamo nel pieno della quarta rivoluzione industriale, quella della intelligenza artificiale (IA) e del transumanesimo dove vita biologica e tecnologia, identità reale e digitale sono quasi fuse tra loro in vista di un futuro che supera l’umano per migliorarlo e potenziarlo, un futuro in cui l’intelligenza artificiale sarà senziente e l’uomo “sapiens” si evolverà in un “tecno-sapiens”.
Se per i più anziani di noi la cosa appare surreale e legata ad un immaginario cinematografico alla Blade Runner, per giovani e bambini il confine tra Iron Man e la realtà dei cyborg human è sempre più sottile. Per questo il ruolo dei giovani nel processo di sviluppo di queste idee e tecnologie è determinante; perciò, l’investimento nella loro educazione tecnologica sarà sempre maggiore e coloro che si occupano di educazione si interrogano sul cambiamento stesso dell’educazione in questa prospettiva.
Mentre i leader mondiali sono riuniti a Londra per discutere come rendere questa rivoluzione fruttuosa e sicura, la chiesa come “comunità confessante” deve essere attenta nel comprendere la realtà e affrontarne i cambiamenti culturali alla luce dell’Evangelo, ponendo grande attenzione alla formazione dei più giovani, al loro discepolato e alla loro maturità spirituale, in un mondo che aspira ad essere post-umano e a fare i suoi adepti.
Nel 2020 l’UNICEF si occupò di indagare la relazione di bambini e ragazzi con l’IA. I dati raccolti nel rapporto dimostrano che il loro livello di interazione quotidiana è praticamente continuo (seppur differenziato) e che la consapevolezza della sua pervasività, pur essendo piuttosto alta, non sempre è accompagnata dal medesimo grado di competenza di utilizzo e di consapevolezza dei rischi connessi. La maggior parte di essi però riconosce che oltre ad una responsabilità personale c’è anche una responsabilità etica in capo agli adulti, primi fra tutti i genitori, i quali devono prepararli a una interazione consapevole con queste tecnologie e mitigare i rischi che comportano per loro.
Una ricerca simile compiuta nel 2022 dalle Nazioni Unite mostra un generale ottimismo dei giovani rispetto l’IA in grado di indentificare alcuni rischi connessi di natura etica ma che ritengono gestibili attraverso leggi e regolamenti. Emerge una crescente percezione umanizzata di questi strumenti quando ci si riferisce a loro come a “compagni” o “amici”. Nonostante ci sono aree di utilizzo che i giovani preferirebbero non delegare mai alla IA, come ad esempio la cura delle persone, la strada verso il superumano sembra già spianata nei cuori e nelle menti dei più giovani. In entrambi i casi tali ricerche confermano un dato che le cronache dovrebbero aver già reso palese: i giovani chiedono da parte degli adulti ascolto, piena responsabilità, coinvolgimento e sostegno. Percepiscono attorno e di fronte a loro una ennesima sfida e ci vogliono al loro fianco.
Yannick Imbert, professore di apologetica alla facoltà Jean Calvin a Aix-en-Provence, definisce il transumanesimo “una delle più importanti sfide antropologiche del ventunesimo secolo” in quanto vuole “utilizzare la tecnologia per rifare la natura umana” (in “Post-umanesimo”, Supplemento Studi di teologia N.14, 2016). E proprio in questo sta il cuore della questione: modificare l’essere umano a proprio piacimento e offrire una redenzione, una nuova creazione, a prescindere dal Creatore e Redentore Gesù Cristo. L’autore sostiene la priorità per la teologia sistematica di confrontarsi con il transumanesimo senza sottovalutare la questione né criticarla senza ragionevolezza, costruendo la risposta della chiesa sul fondamento della fede in un Dio personale, trascendente, trinitario che, nella Persona del Figlio, ha assunto la nostra stessa natura umana in Gesù. Riconosce però che proprio per le sue implicazioni olistiche, il transumanesimo oltre che un problema teologico ed apologetico “è eminentemente un problema pastorale”. Mentre la rapidità impressionante delle evoluzioni tecnologiche ci sta frastornando corriamo il rischio di perdere di vista le persone che vivono tali trasformazioni.
Questo “nuovo gnosticismo postumano”, come lo ha definito Leonardo De Chirico, influenza moltissimi aspetti della vita: l’integrità della persona nel suo triplice assetto di corpo, mente e spirito, la sua posizione nel mondo, le relazioni che ne conseguono, la cura e la prossimità cristiana, le responsabilità etiche, il lavoro, l’educazione e la visione del futuro. È su questi fronti che si deve aprire un confronto cristiano che intercetta la responsabilità educativa dei genitori e il ministero della chiesa tra giovani e bambini. Le famiglie e le chiese devono essere in prima linea nel preparare, accompagnare e sostenere i giovani ad affrontare una sfida così ampia e pervasiva con il discernimento dello Spirito Santo che ci viene per mezzo delle Scritture.
Il sogno adolescenziale di essere come Iron Man è l’evidenza del fatto che numerose convinzioni e pratiche postumane sono già largamente diffuse. Katherine Hayles (1999) le caratterizzò secondo quattro principi: 1. una preferenza per i modelli informativi rispetto all'istanziazione materiale; 2. la coscienza e il sé estesi e dislocati piuttosto che discreti e localizzati; 3. il corpo è solo uno strumento, una protesi originale che impariamo a manipolare; 4. la vita umana è organizzata in modo tale da essere ininterrotta con le macchine intelligenti. La chiesa rischia di assumere e vivere queste pratiche inconsapevolmente. Tanto quanto le convinzioni intellettuali influenzano le nostre azioni, così le abitudini consolidano le strutture del nostro pensiero.
Nell’affrontare le sfide del post-umanesimo secondo un approccio di tipo sistemico, la dottrina cristiana confessata deve anche essere incarnata in pratiche personali, ecclesiali e culturali coerenti (e in continua riforma) che vadano al cuore della persona. De Chirico scrive che la fede cristiana “sarà all’altezza del compito se avrà investito nell’assimilazione delle fondamenta della visione cristiana del mondo: le dottrine bibliche che ne reggono l’impalcatura e la storia biblica che la racconta, testimoniata da comunità di discepoli a tutto tondo che la vivono in una cultura conseguente”. Il discepolato della chiesa e in particolare dei giovani, perciò, non può trascurare né l’aspetto teologico né quello culturale. Da un lato, infatti, la Scrittura sottolinea la necessità di ristrutturare la mente e il pensiero attraverso l’insegnamento delle dottrine bibliche, che fondano la sapienza umana nel timore del Signore (Prov 1,7), e dall’altro lato evidenzia l’importanza delle forme esteriori del culto e della cultura, quelle discipline cristiane che sono l’espressione visibile della saggezza divina e che nel medesimo tempo consolidano e rafforzano la fede professata nel cuore (Sal 111,10).
La riflessione evangelica sul tema dell’IA e del post-umanesimo è solo agli esordi ma fornisce già alcune coordinate teologiche basilari per provare a pensare a quali risposte fornire.
(continua)