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Donne libere, libere donne

Bella iniziativa quella del Corriere della Sera. È proprio di questi giorni il lancio di una collana di volumi, in uscita con il quotidiano, dedicata alle Grandi Donne. Sono previste uscite monografiche sulle vite di Marie Curie, Frida Kahlo, Maria Montessori, Virginia Woolf, Agatha Christie, Jane Austen e tante altre che hanno lasciato un segno nella storia. Di queste donne viene celebrato il coraggio, la tenacia, la creatività, e il loro essere state “libere”.

Bella iniziativa, dicevo. Tra le tante “grandi donne” suggerite, non compaiono le “donne della Riforma” che invece avrebbero qualche titolo per essere incluse nella collana. Questo articolo vuole perciò essere un’introduzione ad una serie ispirata all’opera di Roland H. Bainton Donne della Riforma (vol. 1 e vol. 2) pubblicata in Italia nel 1997 dalla Claudiana, che raccoglie le biografie di molte donne che, al tempo della Riforma Protestante, nei vari Paesi europei, diedero il loro contributo per l’avanzamento del regno di Dio

L’iniziativa del Corriere non è un caso isolato e mostra la nuova sensibilità della cultura contemporanea verso la questione femminile che sempre di più occupa l’agenda della comunicazione pubblica. Infatti, se all’alba del XXI secolo, il movimento femminista sembrava essersi arenato e l’era veniva considerata post-femminista, in quanto sia il “femminismo dell’uguaglianza” che quello della “diversità” sembravano superati, negli ultimi dieci anni la questione femminile è tornata alla ribalta nel dibattito pubblico con la cosiddetta “terza ondata” o “femminismo intersezionale” e molti sforzi sono stati fatti affinché la posizione di svantaggio e subordinazione della donna venisse superata. 

La questione della parità di genere, che oltre alle istanze legate alla violenza e all’abuso delle donne ne presenta altre più controverse come il rifiuto dell’“eteronorma” e “il binarismo di genere”, interroga la chiesa contemporanea e la sollecita non solo a rispondere delle accuse che spesso le vengono mosse, ma anche ad argomentare e fare proposte. La rivista Studi di teologia ha, nel corso degli anni, ospitato una ricca riflessione sulla femminilità, sia dando risalto all’elaborazione internazionale del mondo evangelico sia con contributi originali. Basti pensare ai fascicoli “La donna nella chiesa”(1984), “Mascolinità e femminilità” (2002) e al supplemento n. 13 sul “Genere/gender” (2015). Nel 2006 le Giornate teologiche dell’IFED furono su “Fede cristiana e femminilità”. Tutto questa materiale indica che il pensiero evangelico non rimane attaccato ad un quadro simbolico maschilista o femminista, ma interpreta l’esigenza di articolare le istanze della femminilità in modo fedele al dato creazionale, consapevole della rottura della creazione e ispirato dalla redenzione di Gesù Cristo nel contesto culturale particolare in cui ci troviamo. 

Sicuramente un modo per nutrire tale compito è fare memoria e guardare alla storia della chiesa riscoprendo il ruolo importante che anche le donne hanno avuto nelle vicende della Riforma protestante e nella storia della chiesa in generale. Non sarà un ritratto di “eroine” o una carrellata di “modelli”: più semplicemente e modestamente, sarà una galleria di storie personali di vita e di fede vissuta in una temperie storica importante per la fede evangelica. 

I profili ritratti da Bainton sono quelli di grandi e piccole donne che possono ispirare e motivare le nuove generazioni di donne cristiane ad impegnarsi ed esporsi per la causa del Vangelo anche in tempi difficili; proprio come fecero quelle che vissero gli anni turbolenti della spaccatura della cristianità. Queste donne poterono cambiare la propria posizione sociale non tanto per le loro qualità personali, ma perché il ritorno alla Parola della vita mise in discussione anche i rapporti sociali e quindi, l’idea di matrimonio combinato, l’idea della supremazia assoluta dell’uomo sulla donna, l’idea che le donne avessero un ruolo marginale. Al netto dei condizionamenti culturali e dei limiti di ognuna, queste donne furono impegnate in un cammino di libertà non tanto perché decisero di trasgredire le convenzioni esistenti, ma perché liberate per grazia dal peccato si impegnarono per la diffusione del Vangelo e spesso accettarono il pericolo della persecuzione perché credevano fermamente che la vera libertà fosse in Cristo. 


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