Donne pastore, non tutti i “propositi” di Saddleback sono azzeccati

 
Donne pastore
 

Tre donne ordinate pastore, per la prima volta, in una nota chiesa evangelica californiana il cui pastore è Rick Warren. È arrivata anche in Italia la notizia che la chiesa battista Saddleback ha ora delle pastore. Anche Riforma (7/5/2021), in genere disinteressata a dare notizie dal mondo evangelicale, ha addirittura dedicato un articolo in prima pagina alla vicenda.

Chi è un po’ addentro al mondo evangelico Usa ed internazionale sa del profilo della chiesa Saddleback e, soprattutto, di Rick Warren. È da più di vent’anni che Warren ha promosso un programma ecclesiale apparentemente di successo nella sua chiesa conosciuto come La chiesa condotta da propositi (ed. it. 2004). In tutto il mondo l’espressione “purpose-driven” (condotto da propositi) è diventato un brand di libri, convegni, piani, ecc. tutti incentrati sul determinare degli scopi definiti per la vita della chiesa e pianificare la loro realizzazione. Quanto il metodo dei “propositi” applicato alla crescita della chiesa sia stato efficace in Italia rimane un punto interrogativo. Nel nostro Paese Warren ha pubblicato anche il volumetto Il dono del Natale (2009), addirittura con Rizzoli.

Tanto (relativo) rumore intorno alle prime donne pastore nella chiesa californiana è motivato da due ragioni. Da un lato, Saddleback è una chiesa appartenente alla Chiese battiste del Sud che non prevedono la figura delle donne pastore. Sarà interessante vedere cosa succede in quella denominazione: ci sarà una fuoriuscita di Saddleback dalla principale denominazione evangelica americana? Dall’altro, si tratta di una chiesa il cui profilo internazionale è associato ad una delle comunità evangelicali più conosciute a livello internazionale per il profilo pubblico del suo pastore; sarà interessante vedere quale impatto avrà questa decisione sul mondo evangelico “conservatore” con cui Warren si è identificato sin qui.

Non è questa la sede per entrare nel dibattito sulla legittimità biblica del pastorato femminile. Le “Tesine sul ministero femminile” (1984)[1] bene riassumono i contorni dell’insegnamento biblico così come è stato recepito storicamente dalle chiese evangeliche:

  • parità di dignità tra uomo e donna,

  • collaborazione e compartecipazione in molti ruoli nella chiesa,

  • distinzione per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità della chiesa che si esprime principalmente nel governo e nel ministero d’insegnamento.

Pur dandosi forme condivise di responsabilità tra donne e uomini, “il modello neotestamentario di anzianato maschile deve essere ritenuto normativo per le chiese d’ogni epoca e d’ogni cultura”. Si badi che questa posizione ha poco a che spartire con la dottrina cattolica che ha del pastorato un’accezione sacramental-sacerdotalista e attribuisce alla figura del prete un ruolo gerarchico-istituzionale. La visione evangelica dell’anzianato è fuori dalle categorie sacramentali e gerarchiche.

Ora, la comprensione evangelica è stata gradualmente abbandonata dalle chiese liberali che, nella seconda metà del Novecento, hanno sottoposto la lettura biblica ad un’interpretazione “evolutiva”: mettendosi sulla scia della cultura egualitarista, esse sono andate verso una piena accettazione dell’interscambiabilità di tutti i ruoli nella chiesa. Negli ultimi decenni, la forte spinta della cultura egualitarista proveniente dalla società secolarizzata ha soffiato sempre più anche tra le chiese evangelicali, molte delle quali hanno via via ammorbidito la loro lettura biblica sulla distinzione dei ruoli di autorità per giungere ad abbracciare il pastorato femminile. Saddleback è solo l’ultimo anello (in ordine di tempo) di una lunga catena di chiese, movimenti e agenzie che ora abbracciano l’egualitarismo.

L’evangelicalismo maturo sa distinguere il centro dell’evangelo dalle questioni importanti ma secondarie. Il ministero femminile nella chiesa appartiene a questa seconda fattispecie, anche per chi vi oppone solidi argomenti biblici. Detto questo, Rick Warren si era già scollato dall’alveo evangelico quando, cinque anni fa, aveva assunto ingenue posizioni ecumeniche nei confronti della Chiesa cattolica, suscitando anche allora accesi dibattiti. Adesso ha ceduto anche sul pastorato femminile. Si fermerà qui? O il pendio scivoloso intrapreso lo porterà, col tempo, ancora più lontano dall’evangelismo classico per diventare un esponente di un cristianesimo teologicamente progressista, egualitarista ed ecumenico da cui aveva preso le distanze sino a pochi anni fa? 

[1] Pubblicate in “La donna nella chiesa”, Studi di teologia VII (1984) N. 14, pp. 249-253 e ripubblicato in P. Bolognesi, Il popolo dei discepoli, Caltanissetta, Alfa & Omega 2002, pp. 141-144.