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Dopo il rogo del ponte, Roma ha bisogno di un “pontefice”. E non è il papa

Abbiamo tutti visto le immagini dell’incendio del ponte di ferro sul Tevere. Non ci sono morti né feriti, ma i danni sono comunque ingenti. Quel ponte, poi, univa due parti importanti e molto dinamiche della città, anche se lo stesso potrebbe essere detto di ciascun ponte romano. Per loro natura, i ponti collegano pezzi di territorio superando la difficoltà all’attraversamento posta dallo scorrimento di un fiume.  

Mentre ci auguriamo un rapido ripristino della funzionalità del ponte di ferro, non bisogna dimenticare che a Roma i ponti hanno un’importanza particolare e ad essi è stata associata una funzione sociale importante. Infatti, nella storia antica della città il “pontefice” (pontem facere) era una figura religiosa a cui era attribuita un ruolo di intermediazione tra gli dèi e l’umanità. Il pontefice era un costruttore di “ponti” con le divinità e un garante della pace con gli dèi da cui sarebbe scaturita e mantenuta la prosperità della città. 

Nel complesso passaggio tra la religione romana antica e il cattolicesimo che si verificò nella città di Roma con l’affermazione del regime di cristianità, il titolo di pontefice passò dal sacerdote pagano al vescovo di Roma, chiamato anche papa, a cui fu riconosciuto un ruolo supremo di vicario di Cristo, dunque di mediatore tra Dio e l’umanità. Da allora, i papi cattolici sono stati chiamati pontefici, titolo che portano tutt’ora senza che ne nessuno (o quasi) ne metta in discussione il significato. Addirittura con l’aggiunta di “massimo”, supremo, apicale.

Dentro la teologia del papa come pontefice sta l’idea è che tra Dio e gli uomini ci sia un impedimento o semplicemente una distanza che l’aiuto di un pontefice può colmare. Il papa, in quanto capo di una istituzione che si ritiene il prolungamento di Gesù Cristo mediatore, sarebbe quel facilitatore in grado di collegare terra e cielo, Dio e gli uomini/donne. 

Ci sono due ordini di problemi in questa identificazione. Uno è che riflette come il cattolicesimo romano abbia assimilato acriticamente la cultura religiosa pagana senza sottoporla al vaglio critico dell’evangelo. Due, c’è un grave errore teologico. Secondo la Bibbia, infatti, Gesù Cristo è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini (1 Timoteo 2,5) e, a quanto risulta, non ha dato il suo ruolo in amministrazione ad altri, né ha stabilito una casta di gestori esclusivi di quella mediazione. E’ il Signore Gesù morto e risorto che, per mezzo dello Spirito Santo, è l’unico pontefice tra Dio e gli uomini.  

L’istituzione del papato ha preso dalla cultura pagana l’idea di un uomo, di un super-uomo, che facesse da pontiere con la divinità e ha attribuito al papa, il nuovo imperatore “cristiano” quella funzione pagana. L’evangelo è la notizia che non di un pontefice qualunque abbiamo bisogno, ma di Dio Figlio incarnatosi nella persona di Gesù Cristo, unico nome grazie al quale possiamo essere salvati (Atti 4,12). Il ponte di Gesù Cristo è la via, la verità e la vita che porta al Padre (Giovanni 14,6). Altri ponti costruiti da altri pontefici sono inservibili: prima o poi crollano, s’incendiano, si logorano. Solo il ponte del pontefice Gesù Cristo riconcilia chi, credendo in Lui, entra in una relazione pattizia col Dio trino.

L’incendio del ponte di ferro a Roma riporta all’attenzione il bisogno di un pontefice efficiente ed affidabile. Dal punto di vista urbanistico, saranno gli ingegneri ad essere i “pontefici”, cioè verificheranno i danni del rogo ed appronteranno un piano operativo per il ripristino della percorribilità del ponte sul Tevere. Da un punto di vista spirituale, Roma nei secoli si è affidata a pontefici improbabili e usurpatori: prima le figure pagane, poi quelle “cristiane” hanno dato l’illusione di traghettare le persone verso Dio, non riuscendoci perché strutturalmente inadeguate a farlo. 

Sia gli antichi pontefici pagani che i più recenti papi cattolici non sono in grado di intermediare e il ruolo che si sono accaparrati è illegittimo. In quanto Dio-uomo, solo Gesù Cristo ha attraversato il fiume della distinzione tra Creatore e creatura diventato uno iato incolmabile col peccato per costruire un ponte che portasse chi crede in Lui a riconciliarsi col Padre. Roma ha bisogno di ponti e di pontefici. Prima di tutto, ha bisogno del ponte dell’evangelo biblico e del pontefice Gesù Cristo. Gli altri ponti costruiti da altri pontefici, prima o poi, andranno giù continuando a fare di Roma una città divisa ed alienata.


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