Elezioni europee (II). Quali priorità?

 
 

Come ogni altra chiamata alle elezioni, votare a quelle per il Parlamento europeo dell’8-9 giugno è un compito non semplice. Per questo motivo, le chiese evangeliche Breccia di Roma si sono incontrate per una serata di preghiera e di orientamento verso questa importante opportunità di esercitare una cittadinanza responsabile e una parte del proprio ministero regale in Europa

Per approcciarsi a discussioni sulle elezioni o più in generale nel campo della politica, è stato richiamato il “Vademecum per le elezioni”, Studi di teologia N. 32 (2004) che fornisce diversi spunti per esercitare la responsabilità in modo cristianamente responsabile. Inoltre, ci sono tre premesse che si dovrebbero tenere in considerazione. La prima viene da Filippesi 2,2 ed è quella di “avere un medesimo pensare”. Ciò significa sviluppare la capacità di pensare insieme anche la politica e avere la libertà di conversare apertamente tra credenti. In secondo luogo, la sfida di Romani 14, e cioè sulle cose penultime (come la politica) avere un atteggiamento di ricerca della pace impedendo che diventino divisive. Terzo, ogni conversazione cristiana sulla “politica” va fatta nel contesto di 1 Timoteo 2,1-2 che invita a pregare per tutti quelli costituiti in autorità. 

Fornite le premesse, è necessario essere consapevoli che il Parlamento europeo è l’organo che ha la funzione di co-legislatore insieme al Consiglio europeo e vota il bilancio della UE, indirizzandone anche il profilo politico. È formato da 705 deputati e l’Italia ne elegge circa il 10% con 76 seggi. È quindi un voto di un certo peso.

La politica europea non è semplice da seguire, ma si possono individuare quattro macroaree di orientamento politico e i corrispondenti principali partiti italiani che fanno riferimento a queste aree.

Aree politiche
Partendo da sinistra, la macroarea socialista/ecologista/progressista in Italia è rappresentata dal Partito Democratico, dal M5S e dai Verdi. Al centro si muovono le aree liberali rappresentate da Azione e Italia Viva e quelle popolari, grosso modo riconducibili a Forza Italia. Infine, l’area conservatrice/nazionalista europea è rappresentata da Forza Italia e Lega. L’attuale maggioranza parlamentare in Europa è formata da una coalizione che tiene insieme l’area socialista/ecologista/progressista e le due espressioni centriste. 

Temi
I temi di cui si discute in Europa e su cui le campagne elettorali si concentrano sono tanti, ma si possono individuare alcune principali questioni. 

In politica estera, nonostante diversi accenti, di fatto non ci sono obiezioni sostanziali all’aderenza al Patto Atlantico e alla permanenza nella Nato. Più sfumate sono le posizioni sul sostegno all’Ucraina e sulla sostanziale impotenza nel conflitto Israelo-Palestinese.

Per la politica interna all’Europa non ci sono significative differenze riguardo all’unione monetaria e all’attuazione del PNRR. Rispetto al tema ambientale, invece, a sinistra si lavora affinché la transizione ecologica sia veloce e radicale mentre per le altre aree politiche il tema è aperto a rinvii e a procedure lente. 

A differenziare le aree politiche è anche l’architettura istituzionale dell’Europa. Mentre i partiti conservatori e nazionalisti si battono per le sovranità nazionali e per tenere l’Europa sostanzialmente uguale ad ora, quelli progressisti sono in genere aperte ad un’Europa federale o agli Stati Uniti d’Europa.

Sui diritti civili e sociali le posizioni sono diverse. L’area socialista/ecologista/progressista è fortemente orientata all’attuazione dell’agenda Lgbqt +; al contempo mostra sensibilità alla tutela delle minoranze e dei migranti. Il centro liberale appoggia le istanze lgbqt+ e anche un discreto interessamento per le minoranze religiose. Le aree di centro popolare e conservatrici/nazionaliste invece sono più impegnate sui temi della tutela della vita mentre tendono a difendere e tutelare le religioni di maggioranza a discapito delle minoranze. 

Quale priorità?
Da questo quadro emerge che nessun voto esprimerebbe in toto una visione cristiana del mondo e che a orientare le decisioni elettorali deve essere una scala di priorità. Se si riconosce priorità all’assetto istituzionale dell’Europa si può decidere tra un’Europa che guarda al federalismo o alle sovranità nazionali; si può decidere di votare avendo come centrali le questioni economico/ambientali in base alla velocità attribuita alla transizione ecologica; o ancora si può attribuire priorità alla libertà religiosa e al rispetto delle minoranze, sapendo che nei “diritti” promossi ci sono anche quelli dell’agenda lgbtq+. Per prendere dimestichezza sulla riflessione evangelica sull’Europa e su come bilanciare le priorità, possono essere utili i documenti dell’Alleanza Evangelica Italiana, “Un contributo evangelico ai lavori della convenzione europea” (2003) e “Riformare l’Europa, ma come?” (2017).

Insomma, bisogna avere una priorità e, in base a quella, orientare il voto. In ogni caso va tenuto presente che ci si muove nel campo delle questioni penultime. Per quanto importante, la politica non ha un ruolo messianico.

In questo contesto, il principale impegno dei credenti è di impegnarsi in preghiera per le autorità, per la promozione della giustizia e affinché l’Europa viva una stagione di riforma e risveglio spirituale secondo l’evangelo.