I tacchi rossi a Prati

 
 

Altre tre donne.

Senza vita.

Intrappolate.

Senza via d'uscita.

Le rose calpestate nel sangue.

Lacrime di coccodrillo. 

Altri seminterrati.

Odore di morte nel cielo romano delle vittorie.

Come dico spesso agli studenti di arte a cui insegno, la creatività aiuta a gestire le ansie. È stata questa tensione che mi ha portato a scrivere questa poesia sul triplice omicidio a Prati della settimana scorsa. Prati è una zona dove lavoro e che conosco bene come residente; una zona che possiamo percepire come stabile, sicura e, per alcuni, abbastanza santa ma dove sappiamo esiste anche un triangolo hot dello sfruttamento sessuale. Infatti durante la pandemia ho disegnato la vista spettacolare della cupola di San Pietro dalla mia terrazza condominiale, proprio per mettere maggiormente a fuoco la bellezza e la bruttezza di quel momento.

 
 

Un’altra occasione in cui ho risposto con la creatività ad emozioni forti è stata dopo un incontro sulle strade mentre stavamo facendo un’uscita con Schiavitù Mai Più. Questa iniziativa è sostenuta da un gruppo di chiese evangeliche a Roma che fanno squadra per contrastare lo sfruttamento sessuale in città. Quella notte, avendo parlato con una donna intrappolata nello sfruttamento e avendo visto nei suoi occhi l'urgenza di fare qualcosa, la magrezza e il pallore del suo volto, i suoi gesti e parole, ho preso una penna e ho cominciato a scrivere il suo monologo. Tristemente, credo che le sue parole rimarrano sempre un monologo finché la società continua a partecipare allo sfruttamento come clienti e sfruttatori, oppure come residenti insensibili che giudicano le prostitute come aliene e straniere che vogliono solo approfittare, ignorando il fatto che lo sfruttamento esiste e, come abbiamo visto la settimana scorsa, conseguenze gravissime. 

Mi domando: perché è così difficile accertare l'identità delle due ragazze cinesi uccise in via Riboty? I loro passaporti dove sono? Forse è perché qualcuno li ha sequestrati per costringere queste ragazze a lavorare?

 
 

Il Messaggero ha paragonato il fatto che le donne abbiano vissuto quasi senza identità con le due rose lasciate senza un nome sul bigliettino al loro portone. Come credenti, sappiamo che abbiamo la nostra identità in Cristo e che, come dice il Corriere della Sera riportando il caso, le rose bianche lasciate contenevano il messaggio «Sei preziosa per noi», firmato «Salmo 139», con un cuore rosso.

Oggi, in questa giornata contro la violenza sulle donne preghiamo per più volontari per Schiavitù Mai Più. Preghiamo per più coinvolgimento da parte della città e che ogni persona sfruttata possa un giorno uscirne. Spero anche che la bruttezza del triplice omicidio a Prati possa motivare le persone a conoscere Cristo tramite una chiesa locale e relazionarsi in modo solare con tutti, alla luce del giorno. In risposta alla nostra vocazione sacerdotale, preghiamo e siamo “prossime” a queste vittime. In risposta alla vocazione regale, chiediamo giustizia e agiamo per la giustizia. Come popolo profetico, condividiamo l’evangelo che è la buona notizia per la salvezza di chi crede.

Non sappiamo se queste ragazze brutalmente uccise fossero credenti. Speriamo che possano adesso godere una libertà piena. Non più in un mondo di ricatti, paure, bugie, violenza ed abuso ma in un posto sicuro, una terra che il Signore ha preparato: la vera città eterna.