Identità perciò dignità. Diario di un Somnium

 
 

“COSA..ESSER..TU??..” E’ la domanda sospettosa accompagnata da cerchietti di fumo colorati che, nella celeberrima animazione della Disney, il Brucaliffo rivolge a un’Alice che disorientata risponde: “NON SO PIU’ NEANCHE IO. MI SONO TRASFORMATA TALMENTE TANTE VOLTE OGGI CHE SE RIESCE LEI A CAPIRCI…”. “BEL..GARBUGLIO”conclude rassegnato il Brucaliffo.

E’ un garbuglio quello della ricerca dell’identità nel quale, senza una bussola ben tarata, è sempre più facile incagliarsi, nello slalom tra le molteplici voci, che, sotto il cappello della religione o dell’ideologia più o meno mascherata, si candidano come nostri aiutanti in questo compito. Un garbuglio però che dovrebbe essere sciolto facilmente da coloro che nella grazia di Dio hanno ricevuto una rinnovata identità nel Signore Gesù.

Qual è la nostra vera identità? Chi siamo noi? A chi diamo la parola? A quale voce diamo l'autorevolezza per definirci?

Queste sono state le domande che lunedì 25 luglio hanno abbozzato fin da subito una chiara pista di riflessione dando il LA alla prima edizione di Somnium, la vacanza studio a cui hanno partecipato una ventina di single e giovani coppie provenienti un po' da tutta Italia. Credenti più o meno giovani che, nella sincerità delle condivisioni e dei dialoghi, sono stati non solo fruitori, ma anche contributori di una settimana speciale, di quelle che amalgamano sapientemente riflessioni, amicizie, preghiere e speranze.

Il piatto forte della vacanza sono state le sessioni di studio condotte dai relatori Leonardo De Chirico e Pietro Bolognesi. Studiando la prima lettera di Pietro, è emersa chiaramente l’esortazione dell’apostolo a rifondare la nostra identità sulla consapevolezza che è Dio che detiene ed esercita la facoltà di definirci a prescindere dalle circostanze anche tossiche che possiamo vivere. Una valenza “indicativa” di questi primi versi puntano alle fondamenta su cui innestare peròla valenza imperativa del “PERCIO’” del verso 13, sul quale purtroppo molti credenti rimangono incagliati, con strategie di autoconservazione che impediscono alle vocazioni ricevute di crescere e fiorire. Vocazioni che non possono sussistere al di fuori della dimensione corporativa dell’identità cristiana. Con il suo ruolo di nutrice, la chiesa fornisce infatti il latte spirituale della Parola al credente, affinchè possa ricercare la volontà di Dio attraverso di Essa e attraverso le circostanze che vive, decifrandole in comunione con gli altri credenti.

Dentro questo edificio di pietre viventi, tramite esso e fuori da esso siamo chiamati nella veste regale a ricondurre famiglia, rapporti ecclesiali, lavoro e politica a un ordine stabilito di relazioni guarite, lavorando per abbattere quelle regalità disfunzionali che non appartengono al Regno di Dio. Nella veste sacerdotale siamo chiamati a interrompere la spirale della maledizione rispondendo al male con il bene, disposti per questo a pagarne un prezzo. Nella veste profetica siamo chiamati a rieducare la lingua, per metterla con rispetto al servizio della verità e non alle strategie distruttive di Satana.

Il mondo del lavoro in questa prospettiva è forse la palestra più importante per questi tre uffici. Spesso però, in una visione limitante della testimonianza evangelica e sotto lo slogan di “io lavoro perché lì posso testimoniare”, l’ufficio profetico sovrasta o annulla gli altri due. Nella terza sessione abbiamo appreso invece che “NON ESSERE ESATTEVOLMENTE COSI’” (direbbe forse il Brucaliffo). Infatti, dalla Scrittura emerge chiaramente che il lavoro non è un male necessario ma una grazia, e la tradizione giudaico-cristiana ha di esso una visione alta, perché il Dio della Scrittura, in ogni sua persona LAVORA per trasformare e sottomettere la realtà. Quando l’uomo lavora, riflette, anche se parzialmente, questi attributi di Dio.

A rinforzo di questa ricerca di identità, la prima relazione del Professor Bolognesi ha ricordato anche che la fonte dei due sessi non è una costruzione sociale e culturale, ma proviene direttamente da Dio. Con un occhio all’attualità ma partendo da Genesi 2 e sganciandosi anche dai modelli più diffusi di mascolinità e femminilità, è stata sottolineata la piena dignità di entrambi pur nelle diverse specificità, e anche nella propria singolarità (singleness). In questa ottica si è sottolineata la dinamicità della relazione tra uomo e donna, che nell’alleanza matrimoniale non devono cercare uno statico completamento spesso asimmetrico, ma un “compagnamento” in un progetto che anticipa audacemente il Regno di Dio sulla terra.

Queste in estrema sintesi le proprietà altamente nutritive dei piatti principali serviti. Ma sono stati abbondanti anche antipasti e contorni che gli organizzatori Tonino Memme, Silvia Nappo e Serena Di Mento hanno saputo comporre favorendo uno spirito di amicizia e comunione fraterna che ha connotato vistosamente i giorni trascorsi assieme. In questo senso le escursioni in spiaggia, la visita al borgo di Chieti, la visione critica di film stimolanti e i sani giochi serali hanno reso intensa e mai banale questa settimana abruzzese. Non da ultima la visita all’azienda agricola Mapei, gestita dai discendenti dell’omonimo Camillo, un prelato poi convertito al Signore che nel suo esilio londinese, oltre a entrare in contatto con Mazzini e Rossetti, scrisse molti inni cantati ancor oggi nelle chiese evangeliche.

Infine il Dessert di questa vacanza sono le preghiere e le speranze che, assieme a chi scrive, si portano a casa i partecipanti di questa bella esperienza.  Rientrando nelle proprie chiese e città, oltre a un pizzico di nostalgia, potranno trovare nei propri bagagli tante risorse utili a rimettere in moto vite spesso ripiegate nell'amministrazione del presente, per riappropriarsi della dignità ricevuta da Dio e ricominciare a sognare un futuro alla Sua gloria.