Nelle chiese evangeliche abbiamo una classe dirigente (II)? La formazione dei quadri intermedi

 
 

Per quadri intermedi si intendono quelle persone (membri di chiesa) che formano la cerniera tra i conduttori e la base. Sono il tessuto connettivo in grado di favorire lo sviluppo della chiesa o di ostacolarlo. Sono i facilitatori della leadership, promotori della visione della chiesa e moltiplicatori della sua azione. Sono persone che hanno fatto propria la visione della chiesa locale e sono in grado di promuoverla in modo responsabile nelle loro sfere di vita e servizio. Tra loro, si formano anche i futuri anziani delle chiese.  Nei termini del NT, si tratta di persone con attitudini e caratteristiche “diaconali” che operano all’interno della chiesa, sia che il riconoscimento formale del diaconato esista o meno. Oppure si tratta di persone che formano un “sodalizio” intorno ai conduttori, una cerchia di persone affidabili che collaborano in modi diversi nell’opera.

Una chiesa senza quadri intermedi è una chiesa-cinema dove le persone vengono a vedere lo show (magari senza pagare il biglietto) e vanno via, invano inseguite da una leadership troppo distante o troppo occupata. Oppure è una chiesa-supermercato dove le persone prendono quello che vogliono ma senza essere inserite in un progetto di vita diverso. Oppure una chiesa-crociera dove le persone vengono per evadere dalla loro realtà, ma non per imbarcarsi in un viaggio di trasformazione e di missione. In termini più ecclesiologici, la presenza di quadri intermedi fa la differenza tra una chiesa moltitudinista e una confessante. Nella prima  il soggetto principale è la leadership (se c’è), nella seconda è l’assemblea nel suo insieme.

I quadri intermedi sono impregnati dall’evangelo e dalla visione della chiesa, solidali e leali con i conduttori (anche se non acritici e supini), responsabili di svolgere e sviluppare ruoli cruciali per la crescita della chiesa. La loro presenza può rendere efficace la leadership, stemperare le sua criticità, favorire l’assimilazione della visione della chiesa  da parte di tutti i membri e dei frequentatori. Per alcuni analisti (ad esempio LeRoy Eims, Sii il leader che sei destinato ad essere, Milano, Publielim 2009), è meglio avere un leader “normale” (dai doni ordinari, non appariscenti) e una buona squadra di quadri intermedi, piuttosto che avere una “star” che ha intorno a sé uomini scadenti. La situazione sana è la prima, non la seconda. 

Le nostre chiese hanno un oggettivo problema di formazione di quadri intermedi. Esse si trovano nel bel mezzo di una temperie culturale e spirituale che non favorisce la formazione dei quadri intermedi. Ecco alcuni fattori da tenere in considerazione:

1. Una cultura gerontocratica
La cultura italiana è in genere segnata dalla gerontocrazia. A tutti i livelli della società, si registra il governo dei vecchi e una difficoltà a promuovere il ricambio generazionale. La cultura cattolica è primariamente responsabile di questa patologia sociale. La chiesa cattolica è infatti governata da “vecchi”: “giovani” vescovi sono considerati i sessantenni. In genere, si accede al cardinalato ai 60-70 anni. Gli effetti a cascata di questa matrice sono visibile nella politica e nella società in generale. Nella cultura gerontocratica, i processi di gestazione della leadership sono lenti, faticosi e creano una sorta di tappo generazionale. 

2. Una gioventù dilatata
In questo quadro impregnato di cultura gerontocratica, si aggiunga la difficoltà ulteriore della gioventù contemporanea. A 20 anni uno è considerato un “bambino”. A 40 è ancora un “giovane”. L’età della responsabilità sembra che cominci molto tardi. Non si tratta di colpevolizzare una generazione, ma di registrare un fenomeno che “infantilizza” tutta la prima parte della vita biologica di una persona. Alla gioventù sono associati i caratteri di impreparazione, incapacità, precarietà, inaffidabilità. Ciò significa che le persone si affacciano molto, troppo tardi alle responsabilità.

3. Una mascolinità fragile
A ciò si sommi pure la rarefazione della mascolinità. Le prerogative proprie della mascolinità (guida, fermezza, senso della direzione, tenacia, autorità, protezione) sono molto spesso vissute in modo vacuo. I maschi, dopo aver finalmente e provvidenzialmente smesso i panni dell’autoritarismo patriarcale, stanno perdendo pure i tratti sani della mascolinità. Spesso gli uomini (noi prima di tutto!) sono fragili emotivamente e gracili di tempra.

A questi tratti diffusi nel Paese e che si riscontrano anche nelle nostre chiese, vanno aggiunte anche delle osservazioni che riguardano lo specifico dell’evangelismo italiano. 

A. Leadership “carismatiche” che non si riproducono
Il problema della formazione dei quadri è comune a tutto l’evangelismo. Se si prende come riferimento l’ultimo ventennio e si esaminano chi erano i leader degli Anni Novanta, si vedrà che sono gli stessi di oggi. Le chiese, anche quelle numerose, fanno fatica a formare i quadri. Le leadership “carismatiche” (sia in senso teologico che sociologico) tendono a schiacciare i delfini e a fare un relativo deserto intorno, piuttosto che formare una classe di quadri intermedi diffusa.

B. Leadership “spirituali” che non ci sono (più)
Nel mondo degli evangelici liberi, apparentemente più destrutturato e meno “carismatico”, le leadership si formavano intorno a personalità spiritualmente gagliarde. Salvo errori, queste personalità oggi non ci sono, sostituite da personalità dal profilo evangelico notevolmente inferiore. Alcuni iniziative che svolgevano una funzione suppletiva ai fini della formazione (campi giovanili, ad esempio) hanno visto inaridirsi il loro contributo. 

C. Leadership che stentano ad emergere, vista la base numerica molto limitata
Le nostre chiese vivono tutte queste dinamiche, cui se ne aggiunge un’altra ancora che problematizza ulteriormente la questione. La nostra consistenza numerica è generalmente scarsa e la selezione dei quadri intermedi fa affidamento su un bacino di risorse umane estremamente limitato. In molte chiese non ci sono molte persone cui fare affidamento, non perché le persone siano inaffidabili, ma perché non ci sono proprio o sono poche. E’ molto più difficile scremare, differenziare, delegare, variegare, provare, specializzare la formazione perché il bacino di riferimento è modesto. Oltre ad essere una questione spirituale ed ecclesiale, il nostro problema è anche numerico, statistico, di consistenza quantitativa. 

Possiamo e vogliamo fare un passo avanti nel portare avanti la nostra responsabilità di formare i quadri intermedi?     

(continua)                                                                                             

Della stessa serie:
“Nelle chiese evangeliche abbiamo una classe dirigente (all’altezza)?” (1 agosto 2022)