Idoli e alternative (I): Pax romana? Meglio la shalom biblica
Testo biblico: Efesini 2,11-22
Cos’è la cosa che hai osservato quando hai visto Roma per la prima volta? La meraviglia dei monumenti, il caos del traffico, la bellezza della luce? Per l’apostolo Paolo, la prima cosa che vide entrando in una città sconosciuta come Atene furono gli “idoli” (Atti 17,16): una città piena di idoli. La prima cosa che lo impressionò fu questo. Nessuna guida turistica gli aveva dato queste informazioni. Nessun sito di viaggi parla degli idoli della città. E’ una lettura spirituale della città che dà una mappa spirituale della stessa. Vuol dire vederla con con gli occhi della fede, oltreché con quelli naturali. In queste prossime settimane faremo lo sforzo di vedere insieme gli idoli di Roma. Le guide e i libri su Roma danno molte informazioni sulla città, ma se non sappiamo vedere la città con gli occhi della fede, non la capiremo fino in fondo e quindi anche il nostro impatto rimarrà superficiale.
Facciamoci una domanda iniziale: cos’è un idolo? Chi sono gli idoli? Nella Bibbia, un idolo è ciò che pretende di prendere il posto di Dio nella vita di una persona o di una comunità. Noi siamo stati creati per essere in relazione con Dio. Quella con Dio è una relazione costitutiva per la vita, che orienta e accompagna. Purtroppo abbiamo scelto di mettere da parte Dio e di provare a sostituirlo con un idolo che ci piace. Tutta la storia dell’umanità è basata su questa tragica scelta: provare a togliere Dio dalla vita e a riempire il vuoto con un idolo alternativo. La storia è il frutto di un trapianto non riuscito: tolto Dio e messo l’idolo, si è verificato un rigetto che non fa funzionare le cose. Nella storia della città si sono accumulati degli idoli collettivi. Invece di avere Dio al centro, la città ha costruito sé stessa con idoli alternativi. Le speranze, i legami, il cammino della città è plasmato dal culto di questi idoli. Ce ne sono almeno quattro che, nel corso della lunga storia di Roma, si sono sovrapposti l’uno all’altro e quindi formano una scorza idolatrica spessa.
1. Pax Romana, troppo ingiusta per essere vera
Il primo idolo è quello della Pax Romana, la pace romana. Da piccolo villaggio sul Tevere, Roma è diventata prima una cittadina governata da re (i sette re di Roma), poi una Repubblica (guidata da un senato e da coppie di consoli) che ha esteso il suo dominio nel bacino mediterraneo. Raggiunte dimensioni continentali è diventata un impero che ha imposto la Pax Romana sui territori conquistati. La Pax Romana è una pace imposta con le armi, conservata con la minaccia della distruzione, preservata con l’uso della violenza. E’ una pace basata sul sentimento della paura e garantita da una mastodontica macchina da guerra. In questo tempo di “pace” e di prosperità, Roma ha costruito il distretto del divertimento per i ricchi, i liberi della società.
Il Colosseo, luogo dei divertimenti per l’imperatore; il Circo Massimo, luogo delle corse delle bighe; le Terme di Caracalla, luogo del relax per le famiglie aristocratiche della città. Il triangolo del divertimento, il leisure district, il distretto della Pax Romana. Questa pace militare subita dai popoli portava alla pace dei sensi dei pochi. Chi poteva beneficiarne erano poche persone in base ai diritti di nascita o alla ricchezza. Un pace squilibrata, quindi: fruibile per pochi, inaccessibile ai molti. Una pace pronta in ogni istante a trasformarsi in una furia scatenata di repressione e persecuzione.
Per alcuni secoli la città è vissuta all’insegna delle promesse della Pax Romana. Una certa sicurezza sempre instabile, un certo benessere sempre fragile, un certo piacere solo per pochi. Pochi l’hanno assaggiata, molti l’hanno pagata a prezzo elevatissimo: gli schiavi, i poveri, gli stranieri. E’ stata una pace precaria e provvisoria. Nel V secolo anche Roma è stata violata, sconfitta e saccheggiata. Roma non ha saputo garantire la pace nel tempo. La Pax Romana è finita; rimane un ricordo sbiadito. Certo, ci sono i monumenti del distretto urbano che ricordano i fasti, le promesse ma anche le delusioni di quella pace.
Cosa c’entra quest’antica storia con la realtà della città oggi che l’impero romano è finito da 1500 anni? Tramite i monumenti, tramite le narrazioni storiche, tramite i simboli di cui questa città è intrisa, è rimasto nel fondo del cuore della città la convinzione che la pace, la sicurezza, il benessere siano raggiungibili senza Dio. Un idolo li può provvedere. Nell’antichità l’impero romano, oggi il mio piccolo impero. Ieri la Roma imperiale, oggi la Roma contemporanea. Ieri la Pax Romana, oggi la Pax Romana 2.0. Tra l’una e l’altra, rimangono le stesse ingiustizie, le esclusioni, le condizioni capestro. Ogni romano ha il proprio distretto della pace preferito: i luoghi fisici o simbolici o virtuali dove sentirsi protetto, al sicuro, in pace. Il problema è che ora come allora, questa pace è senza Dio e quindi non può veramente dare quello che promette. La nostra pax romana è ingiusta e deludente. Esiste un’alternativa?
2. Shalom biblica, troppo bella da dover essere irradiata
Sì, c’è un’alternativa ed è questa la ragione per cui siamo qui, a Roma, in questo posto. Non siamo qui per assuefarci alle frustrazioni della Pax Romana 2.0 o per trovarci intorno ad un messaggio di evasione dalle ingiustizie del sistema. Siamo qui perché abbiamo scoperto che il problema di fondo nostro e della città è proprio l’idolo della Pax Romana. Abbiamo scoperto che “Cristo è la nostra pace” (2,14). Non un sostituto, ma Dio stesso nella persona del Figlio diventato uomo.
Cosa vuol dire che Cristo è la nostra pace? Lui abbatte i muri di separazione tra etnie, classi sociali, popoli diversi, generi, generazioni e ne fa un popolo solo (2,14). La Pax Romana imponeva un’unità violenta e militarizzata; la pace di Cristo avvicina, attrae, forma una nuova umanità. Quelli che erano lontani, prima di tutti ebrei e non ebrei, sono avvicinati (2,17); si crea una nuova famiglia la cui pace è garantita da Gesù. Non ci sono più stranieri, né ospiti, ma nella pace di Gesù si è concittadini della città del regno di Dio e membri della sua famiglia (2,19). La pace di Gesù è per tutti quelli che l’abbracciano e ciò non dipende dai diritti di nascita né dal censo: è un dono della grazia di Dio ricevuta per fede soltanto! Non si compra con denaro, non si mantiene con l’esercito: è donata dall’abbondanza di Dio a peccatori immeritevoli come noi!
Cristo è la shalom di Dio per noi. In Lui si sono adempiute le promesse di pace, benessere, guarigione, dignità, amicizia che Dio aveva fatto al suo popolo. La storia dell’umanità è una tragica sequenza di vani tentativi di trovare la pace altrove e in altri providers di pace. La tua vita è allo stesso modo impegnata a trovare pace da te stesso. Ma in Cristo è arrivata, finalmente, la pace di Dio che unisce, riconcilia, rilancia, dà energie, crea legami, produce fede, speranza e amore. Nella pace di Dio, la verità e la giustizia che la Pax Romana aveva sfigurato, sono invece onorate. Gli ultimi diventano primi. I bisognosi sono presi in carico. I deboli sono aiutati. I poveri in spirito sono beati. Le famiglie sono protette. Gli estranei diventano fratelli e sorelle. I beni vengono condivisi. Il creato è rispettato. Il benessere viene distribuito. La penuria viene affrontata e superata nella condivisione. Il pianto viene partecipato. L’onore è promosso per tutti.
Fratelli e sorelle: se Dio ci ha chiamati a Roma è per imparare ad essere una comunità di persone raggiunte dalla pace di Dio ed impegnate ad irradiarla a tutta la città. Roma ha prodotto la Pax Romana, ma il risultato è che non c’è pace qui. Dio ha donato la sua pace in Cristo a chi ha creduto in Lui. Noi siamo parte di questa città impregnata di un progetto fallimentare per testimoniare la realtà viva della pace di Dio. Tutto quello che facciamo, facciamolo nel segno della pace di Cristo, quella ricchezza, pienezza, abbondanza della vita esuberante di Dio in noi. Le nostre vite non devono essere riproduzioni squallide della Pax Romana ma cantieri attivi della shalom! Voglia il Signore far sì che questo luogo sia un luogo di pace, dove accogliamo nella pace, dove promuoviamo la pace di Dio per la città. Vogliamo che questo luogo sia una pietra nella costruzione del distretto della shalom di Dio a Roma!
Attenzione però. La pace di Dio ha avuto un prezzo. Non le conquiste dell’esercito romano, ma il dono della vita di Gesù stesso (2,14-15). Ogni pace ha un prezzo. Per la Pax Romana era la sottomissione degli schiavi e la sopraffazione degli stranieri. La shalom ha avuto un prezzo che Dio stesso si è accollato dando suo Figlio. Nel dare il suo corpo per noi, Lui ha abolito l’inimicizia e ha aperto la strada alla riconciliazione. Il suo sangue è stato sparso come prezzo della nostra pace (2,13). La croce è l’infrastruttura solida che regge la pace di Dio. La croce è la garanzia che la pace di Dio non crollerà mai perché è Gesù Cristo che la tiene in piedi per sempre. Dalla guerra alla pace. Dal giudizio alla salvezza. Dall’alienazione alla dignità. Tutto questo grazie alla morte e alla resurrezione di Gesù Cristo. Lui ha pagato il prezzo della nostra pace. Se credi in Lui, anche tu potrai dire insieme a tutti noi: Cristo è la nostra pace e fare della pace di Cristo il programma della tua vita!