Il male, uno scandalo da combattere. Una voce evangelica al Festival Biblico

 
 

“I molteplici volti del male, tra Bibbia e interrogazioni dell’uomo – Religioni a confronto”, era il titolo di una tavola rotonda, tenutasi il 18 maggio scorso, a Padova, presso la Facoltà teologica del Triveneto, nell’ambito più ampio del Festival biblico, manifestazione organizzata dalla Diocesi di Vicenza, che negli ultimi anni sta estendendo l’evento in diverse città del Veneto. I partecipanti, i cui interventi sono stati moderati da Giulio Osto (docente presso la Facoltà teologica del Triveneto), erano Pietro Bolognesi (Direttore dell’IFED e pastore della chiesa evangelica di Padova) Andrea Toniolo (teologo cattolico e preside della Facoltà Teologica del Triveneto) e Yahya Zanolo (Imam, rappresentante del Coreis nel Triveneto).

Si è trattato di un’ottima occasione per affermare la forza del pensiero cristiano evangelico in un contesto che, pur definendosi “biblico”, tende a scindere la rivelazione biblica dall’unica autorità da cui essa deriva. 

Complesso, enigmatico, ostico, irrisolvibile. Ci limitiamo solo a quattro tra i tanti aggettivi pronunciati dai relatori con l’intenzione di dare una fisionomia comprensibile al male. Senza l’autorità della Parola di Dio, alla fine del confronto, sarebbero forse rimasti solo alcuni aggettivi e tanti dubbi.  

Si è invece rivelato opportuno, nell’intervento iniziale di Pietro Bolognesi, spostare il centro della riflessione dalla dimensione etica a “ciò che sta a monte delle ricadute concrete”. Quest’ultimo, infatti, volendo evitare di ingolfarsi in una discussione di natura prettamente etica, ha presentato la posizione biblica, a cui la tradizione teologica cristiano-riformata è legata in maniera imprescindibile. 

In essa si afferma prima di tutto che (1) il Signore è veramente contro il male e la sua volontà prevale sempre, senza bisogno di usare il male in modo funzionale per elevare il bene. Il male è qualcosa di grave e forte da suscitare la legittima e doverosa ira di Dio. A questo presupposto va aggiunta la realtà della sovranità di Dio, essendo (2) il Signore veramente sovrano, al punto tale da non perdere per nulla il controllo della realtà. Nella storia si sono affermate e sviluppate diverse idee sul male. Possono essere sintetizzate nelle visioni di natura ottimista, pessimista e dualista, che cercano, seppure in modi differenti tra loro, di svuotare il male dalla sua gravità, inglobandolo, come qualcosa di insito nella realtà creata da Dio. Se però, come afferma l’apostolo “in Dio non ci sono tenebre” (1Gv 1,5), è necessario mantenere la visione della perversione e dello scandalo del male. Non c’è corrispondenza tra l’origine della buona creazione di Dio e l’origine del male. Si tratta di ordini diversi e la visione biblica rimane ferma nell’audacia di tenerli disgiunti tra loro. Il male è disumano e rimane fuori dalla storia. Oltre a ciò, (3) il Signore è veramente buono ed ha sconfitto il male con la croce di Gesù Cristo. La volontà di Dio non è l’abbandono della sua buona creazione, anzi si è esposto in prima persona per liberarla dal male e ricostruirla. 

L’azione di Dio non è una sterile riflessione sul male, ma un combattimento da affrontare. Ed Egli lo ha fatto. Lo scandalo del male è stato affrontato con lo scandalo della croce di Cristo e, per la fede in Lui, si partecipa a questa vittoria, altrimenti impossibile per le risorse umane. 

Davanti alla prospettiva biblica, qualsiasi intenzione di negare il male e qualsiasi tentativo di razionalizzarlo, contrapponendogli la bellezza o la solidarietà umana, è destinata a fallire. Si tratta di proposte sbiadite, sfumate e sfuggenti, incapaci di dare una risposta alle domande centrali e fondamentali dell’esistenza umana.

La verità della croce di Cristo è in grado di confrontarsi anche con ciò che viene definito enigmatico, ostico, complesso, irrisolvibile dall’autonomia della ragione umana. È una verità in grado di reggere il confronto con la realtà. Rispondendo infatti alle domande dell’uditorio, la visione biblica è rimasta in piedi, senza la necessità di proporre fughe in avanti o salti nel vuoto.