Influencer-mania, attenti al rischio idolatria

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Come neo-genitore, quest’anno ho beneficiato tantissimo delle infinite risorse a disposizione sul web. Soprattutto quando, data la pandemia, sono venute a mancare quelle interazioni sociali tradizionali in cui lo scambio di informazioni e consigli era basato sul racconto personale di nonne, zie, amiche, sorelle. E così, spesso mi sono trovata a digitare frasi del tipo “migliore passeggino da città” “fasciare neonato” “rimedi anti-coliche” “sonno del neonato”e qualsiasi altro dubbio che potesse assalire una mamma alle prime armi, ottenendo l’accesso ad una quantità di informazioni incredibili.

Ci sono community su Facebook, pagine Instagram, canali YouTube dove decine di “influencer” danno il proprio parere e raccontano la propria esperienza su praticamente qualsiasi cosa si cerchi. Secondo il sito della Treccani, l’“influencer” è “un personaggio popolare in rete, che ha la capacità di influenzare i comportamenti e le scelte di un determinato gruppo di utenti e, in particolare, di potenziali consumatori, e viene utilizzato nell’àmbito delle strategie di comunicazione e di marketing”.

A differenza dei vecchi modi di fare pubblicità, la nascita della figura dell’influencer ha apportato un cambiamento copernicano nel mondo dei mass-media. Gli influencer sono uomini e donne che, decidono di esporsi mostrando una parte o tutta la loro vita sui social promuovendo il loro stile di vita. In base ai contenuti da loro postati, eventualmente, le aziende inviano dei prodotti che possano essere loro utili con il fine di pubblicizzarli. Funziona moltissimo come strategia di marketing, non tanto perché il prodotto è al centro del messaggio pubblicitario, ma perché è inserito nel contesto della vita reale di una persona e questo crea un senso di fiducia e propensione all’emulazione.

Come da definizione, però, gli influencer non determinano solo le scelte di acquisto dei follower, ma ne influenzano anche scelte e comportamenti a livello più profondo, cambiandone opinioni e abitudini. Consapevolmente o meno tutti abbiamo una visione del mondo e, spesso, è un processo in costruzione. Come evangelici dobbiamo essere attenti e consapevoli rispetto a quali influenze ci esponiamo ed assorbiamo quando navighiamo in rete. Infatti, dovremmo essere impegnati in un cammino cristiano, dove, in Cristo, con l’aiuto dello Spirito Santo e attraverso la chiesa, possiamo costruire la nostra visione del mondo forgiata dalla Scrittura.

I messaggi che passano attraverso i social spesso sono facilmente decodificabili come incompatibili con una visione del mondo cristiana, sono chiaramente peccaminosi enon è difficile scegliere di non condividerne i contenuti.  Ma molto più spesso non è così. Sono messaggi di buon senso, suadenti, attraenti come il canto delle sirene di Ulisse che però portano lentamente ed inevitabilmente lontano dalla Parola di Dio. Dunque, bisogna stare ben attenti a legarsi al saldo albero maestro della Scrittura per non perdere la rotta e perire.

Come la Scrittura insegna, quando non si serve il Signore, c’è qualche altro idolo a cui si sacrifica la propria vita e, l’esercizio che potrebbe essere fatto è quello di individuare qual è l’idolo dietro questi messaggi di buon senso, spesso anche utili, a cui siamo esposti. Mi sono imbattuta in profili in cui il ruolo di genitore diventa una nuova identità di cui rivestirsi e tutto viene ridotto all’essere una mamma o un papà, per esempio. Benché l’essere genitori effettivamente cambi molte cose nell’esistenza di un essere umano, è l’essere in Cristo che definisce la nostra identità e da lì, anche l’essere o meno genitore può trovare senso, equilibrio e direzione.

Così come questo, ci sono decine di esempi di pagine, profili, blog, siti ecc. in cui è il bambino ad essere al centro di tutto. Viene posto sull’altare della vita dei genitori squilibrando così il perfetto ordine previsto da Dio per la persona. Solo una relazione riconciliata attraverso Cristo può produrre relazioni sane in cui non c’è bisogno di affidare ogni speranza, sogno ed illusione di una vita piena ad un figlio che, nonostante la gioia che è, non mancherà di arrecare delusioni e sconfitte.

I consigli sul ridurre sempre di più la pratica della disciplina e sul lasciare che i bambini sperimentino sempre e comunque in base alle proprie esigenze dettando tempi, modi e circostanze, non è forse il negare quello che la Scrittura insegna circa l’insanabile malvagità del cuore umano sin dalla nascita? Non è forse la voglia di abbandonarsi alla romantica idea di bambini innocenti e fondamentalmente buoni che sono in grado di fare scelte ottimali per loro stessi sin da subito?  

L’elenco potrebbe essere infinito forse, ed è per questo che bisogna continuamente essere attenti e vigli. Come insegna il Signore Gesù, il cuore è lo scrigno di un tesoro dove accumuliamo credenze e convinzioni dalle quali sorgeranno spontaneamente le nostre parole e di conseguenza le nostre azioni.  Se il nostro tesoro sarà composto da pezzi di cultura secolarizzata mischiati insieme a qualche pezzo di Vangelo, il risultato sarà scadente e problematico. Solo un tesoro composto interamente dalle preziose perle della saggezza di Dio potrà portare frutti maturi che glorificano Dio nel ruolo di genitore ed in qualsiasi altro aspetto della vita.