“La dolce vita”, 60 anni dopo. Cosa sogniamo per Roma?

la dolce vita 1.png

“La dolce vita” è un film capolavoro di Federico Fellini e quest’anno compie sessant’anni. Fu infatti nel 1960 che, ad inizio boom economico, il film uscì suscitando tanto clamore e diventando un’icona della cinematografia italiana del Ventesimo secolo. In questi giorni Roma ha celebrato quest’opera d’arte proiettandolo sul grande schermo alla Casa del Cinema nell’ambito di una rassegna cinematografica estiva. Sicuramente, all’interno del film, c’è una lista di momenti che ricorderemo per sempre e che sono scolpiti nell’immaginario collettivo. La scena preferita di tante è quella in cui Marcello Mastroianni e Anita Ekberg si baciano in un bagno notturno nella fontana di Trevi. Questa scena è diventata l’immagine iconica della città insieme alle tre cose più importanti nella vita di Silvia (Ekberg), "amore, amore e amore". 

Valeria Ciangottini, “La dolce vita”.

Valeria Ciangottini, “La dolce vita”.

Ma si può anche dire che la scena finale apre a tante domande, quando vediamo Paola (Valeria Ciangottini), la ragazza angelica, perugina che cerca di comunicare con Marcello e vuole che lui torni indietro e vada con lei. Alcune riflessioni sono sicuramente incoraggiate: perché Fellini ha deciso di nascondere le sue parole dietro il vento? Il richiamo di questa ragazza sarebbe la possibilità di salvezza dopo una vita di tanta superficialità? Perché Marcello ha bisogno di essere salvato? Ci sono tante metafore e spunti all’interno di un quadro interessante dove Fellini ha dipinto la vita attuale e surreale nella grande capitale.

Anita Ekberg, ‘La dolce vita”.

Anita Ekberg, ‘La dolce vita”.

Questa tensione di contrasto è ancora una situazione prevalente a Roma. Vediamo nel film come Marcello frequenta i locali di Via Veneto e segue le donne. Infatti, cosa è cambiato oggi? Sicuramente esistono le feste gaudenti e gli incontri galanti, ma in città c’è anche un palcoscenico di 18 strade su 33 in cui si assiste ad un aumento di donne senza passaporto, sfruttate e costrette a mettere un costume imparando un copione per vendere il loro proprio corpo. Tutto questo per ripagare i debiti che ha imposto loro il cosiddetto protettore e forse quelli che hanno permesso alle donne di essere sulla strada.

L'opinione diffusa che si raccoglie in giro è che Roma è stata cosi e sarà sempre così. Ma la Bibbia offre un’alternativa: offre giustizia per tutti grazie a Qualcuno che l’ha portata. Offre cambiamento e non solo di soddisfare il piacere della maggioranza. Forse noi abbiamo la responsabilità di ascoltare una voce dolce, la voce che offre la vita eterna. La domanda che Fellini ci chiede è chiara: la vita è veramente dolce? E cosa è il vero dolcificante se non l’amore sano senza violenza e senza paura? Il richiamo di Paola è pertinente oggi come sessant’anni fa, ma la nostra fine dipende da quale voce seguiamo.

Marcello Mastroianni e Anita Ekberg, “La dolce vita”.

Marcello Mastroianni e Anita Ekberg, “La dolce vita”.

Oltre il film, la dolce vita è un sogno di vita, un desiderio profondo, un’aspirazione a cui molto tendono: una vita di benessere, di godimento, di piacere. La dolce vita può diventare un idolo. È giusto coltivare simili aspettative di vita? È Roma in grado di realizzare la dolce vita? Non è per caso che la dolce vita agognata può trasformarsi in un idolo ingannevole? Sessant’anni dopo il film di Fellini, la domanda è ancora aperta e l’offerta di Gesù Cristo di donare una vera vita dolce è ancora valida.