L'elezione divina, un libro recente la affronta a viso aperto

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Nell’ambito dell’iniziativa “Libri per Roma”, il 13 giugno si è tenuta la presentazione del libro L’elezione di Sam Storms presso l’ICED di Roma. L’autore del libro è teologo, scrittore e pastore presso la Bridgeway Church di Oklahoma City. Il titolo del libro, a un primo sguardo, trasmette subito un’idea del tutto peculiare che suscita alla mente più di una domanda: si sta parlando di politica? Chi sono gli eletti? Eletti per quale ruolo o incarico? Trattandosi di un libro di teologia biblica, subito dopo il cerchio degli interrogativi si restringe: alcune persone sono elette da Dio? Si può davvero ritenere che alcune persone sono scelte da Dio per essere salvate?

Nel corso della storia, non pochi teologi si sono cimentati per cercare di fornire una risposta a questi quesiti. Il punto centrale su cui vertevano le loro indagini può essere riassunto in una domanda: perché e su quali fondamenti alcuni uomini giungono alla salvezza e alla vita e altri no? Ecco alcuni punti che rappresentano le maggiori posizioni assunte nel corso dei secoli: 

  1. Dio sceglie uomini buoni che si meritano di essere salvati (pelagianesimo)

  2. Dio sceglie uomini malvagi (poiché nessuno è abbastanza buono) sulla base della previsione che in un certo momento del futuro crederanno in Gesù Cristo e saranno salvati (arminianesimo)

  3. Dio sceglie uomini malvagi che a causa della loro natura malvagia non sono minimamente in grado di credere e di esercitare la loro fede in Cristo (calvinismo)

In sostanza, ci si chiede se la fede e il ravvedimento in un essere umano sono prodotti dalla libera scelta o libero arbitrio (e dunque sono la causa dell’elezione) oppure sono prodotti dalla grazia di Dio e dall’azione dello Spirito Santo (e quindi sono l’effetto dell’elezione). 

fede e ravvedimento --- elezione
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 --- fede e ravvedimento

I due punti di vista ormai classici e tuttora presenti nel dibattito attuale sono quello di Arminio (Jacob Harmenszoon, 1560, Oudewater, Paesi Bassi) e quello di Calvino (Jehan Cauvin, 1509, Noyon, Francia). Arminio concepisce di un tipo di elezione condizionata, vale a dire a condizione che un uomo eserciti la sua libertà di scelta e decida di credere in Cristo per essere salvato. Questa visione salvaguarda la perfetta giustizia di Dio, che non può essere parziale nel salvare alcuni uomini e trascurarne altri. Il teologo lega strettamente al tema dell’elezione la dottrina della grazia preveniente, secondo cui Dio ripristina per grazia, misericordiosamente e in modo soprannaturale, in tutti gli esseri umani la libertà della volontà che era andata perduta a seguito della Caduta primordiale. Punto centrale della concezione arminiana è la preconoscenza di Dio che una certa persona eserciterà per sua libera decisione la fede in Cristo e dunque sarà salvata (si veda Lettera ai Romani 8,29-30). La sua posizione è definita un modello sinergistico, in cui è presente lo sforzo congiunto o reciproco di Dio e dell’uomo al fine della salvezza individuale. La grazia di Dio è una forza sicura e irresistibile? No, è la risposta di Arminio. Si può resistere allo Spirito Santo e respingere la grazia offerta. È anche prevista la possibilità di scadere dalla grazia, e ne consegue così che l’uomo non può avere la certezza della propria salvezza finale. 

Al contrario, Calvino parla di un’elezione incondizionata, vale a dire in cui l’uomo non deve possedere alcun requisito o assolvere alcuna condizione. Secondo il teologo, a seguito della Caduta primordiale la facoltà dell’uomo di scegliere il bene è stata gravemente compromessa e dunque l’elezione di alcuni uomini alla salvezza è un’iniziativa completamente divina. Non c’è alcun atto dell’uomo. Non dipende in alcun modo dalla volontà, dalle opere, dalla santità o dall’ubbidienza. “Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia” (Lettera ai Romani 9,16). È questo un modello monergistico, in cui Dio soltanto può decidere, operare e portare a compimento la salvezza di un uomo.

Il punto centrale su cui vertevano le loro indagini può essere riassunto in una domanda: perché e su quali fondamenti alcuni uomini giungono alla salvezza e alla vita e altri no?

Affrontando la questione, una domanda si è palesata ai teologi come cruciale: gli esseri umani hanno davvero una volontà libera e priva di restrizioni? Gli uomini sono effettivamente in grado di credere esercitando una libera scelta, oppure no?

La risposta che Calvino contrappone ad Arminio è no. La volontà umana non è libera come sembrerebbe. Senza l’intervento della grazia divina, nessun uomo vuole o desidera avere Cristo nei suoi pensieri o nella sua vita. “Nessuno può venire a me se il Padre che mi ha mandato non lo attira”, riporta il Vangelo di Giovanni (6,44). L’essere umano nella sua totalità è contaminato dall’egoismo e dal peccato, così la stessa natura e volontà umane rifuggono da Cristo e non hanno alcuna attrattiva per Dio.

Ciò nonostante, la sovranità divina nell’elezione di alcuni individui non esclude la responsabilità umana. Non si deve pensare che un decreto divino stabilito da Dio renda certo un evento senza alcun riguardo alle cause seconde e alle condizioni (come ad esempio l’evangelizzazione e la preghiera) da cui esso dipende. Tuttavia anche queste ultime sono comprese nei piani sovrani di Dio, non meno del primo.