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Libertà religiosa, quel “diritto orfano”. A margine della World Watch List 2023

Sono diverse le Dichiarazioni (Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite), i Patti (Patto internazionale sui diritti civili e politici), le Convenzioni (Convenzione europea dei diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali) le Costituzioni (quella italiana per esempio) che riconoscono il diritto umano fondamentale della libertà di religione o di credo e quelli connessi di riunione ed associazione. Eppure, ancora oggi, si assiste alla loro compressione e persino al loro annientamento: “nel 2022 si è registrata la più alta persecuzione cristiana di sempre”.

La redazione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile globale, programma di azione sottoscritto nel 2015 dai governi dei 193 Paesi dell’Onu, ha rappresentato l’occasione mancata per includere negli “obiettivi comuni” degli Stati sottoscriventi quello della “libertà religiosa” che, come si legge in una risoluzione approvata dalla Camera dei deputati nel gennaio 2011, è “la madre di tutte le libertà”.

Prendendo in prestito le parole del Direttore della Onlus Porte Aperte/Open Doors, Cristian Nani, “è ora di mettere al centro del dibattito mondiale la libertà religiosa, il diritto orfano della Carta universale dei diritti umani”. Lo scorso 18 gennaio è stata presentata alla Camera dei Deputati la World Watch List, rapporto annuale di Open Doors che indica i Paesi in cui i cristiani sono più perseguitati nel mondo. Il fenomeno della persecuzione affligge oltre 360 milioni di fedeli nel mondo, e cioè un cristiano su sette. In Nigeria si è registrato il più alto numero di cristiani uccisi: sono difatti 5 mila i cristiani uccisi a causa della loro fede. Il primo posto della Lista è occupato dalla Corea del Nord che detiene la più alta percentuale dei cristiani perseguitati: circa 400 mila.

Che fare di tutti questi dati? La Parola di Dio (I Corinzi 12,26) ci ricorda che se un membro del corpo soffre, tutte le membra soffrono con lui. Nel corso della Settimana Internazionale della Preghiera dell’Alleanza Evangelica, nella giornata dedicata alla “Gioia nella sofferenza”, il popolo evangelico ha avuto modo di essere vicino in preghiera ai cristiani perseguitati nel mondo essendo consapevole della necessità di camminare insieme a coloro che soffrono. Essere uno in Cristo impone di non essere indifferenti alla sofferenza dei cristiani perseguitati.

Nella World Watch List del 2023 nessun Paese europeo figura al suo interno, tuttavia, in altre forme continuano a registrarsi delle tendenze che impediscono il pieno godimento della libertà di religione. In Italia, per esempio, non si è ancora adottata una Legge quadro in materia di libertà religiosa, e l’unica esistente in materia “Legge sui culti ammessi” risale al periodo fascista; in alcune Regioni, sono tuttora vigenti, a brandelli, leggi pensate per impedire la costruzione di luoghi dedicati al culto della religione islamica; un parere del Consiglio di Stato n. 561 del 2 febbraio 2012 ha definito quale “modulo base” di fedeli necessari per procedere alla nomina di ministri di culto quello di 500 membri, facendo riferimento inopportunamente “all’ordinamento del culto più diffuso in Italia”, e cioè quello cattolico; è presente all’interno della Rai, concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiofonico e televisivo, un dipartimento per l’informazione vaticana ma non anche per l’informazione religiosa; l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche è impartito da insegnanti di nomina diocesana.

Alla luce di tutto questo qual è allora la chiamata del popolo di Dio, tutto? Quella di essere una comunità profetica (che annuncia la Verità con fermezza e saggezza), sacerdotale (e cioè che, in quanto vicina a Dio, è anche vicina al prossimo. Che prega per il prossimo e lo accoglie) e regale (che vive con passione le responsabilità ricevute e che “testimonia e promuove l’ordine di Dio all’esterno, sulla piazza pubblica”).


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