Libri pericolosi. Come la censura ha scoraggiato la pratica della lettura

 
 

Secondo le statistiche del 2024, gli italiani hanno poca familiarità col libro. Solo il 5% della popolazione è composta da cosiddetti lettori “forti”: coloro che leggono 10-15 libri all’anno. Il restante 95% è composto per lo più da lettori deboli o nulli. In nessun altro Paese europeo avanzato si registrano abitudini di lettura così scarse. Ci sono ragioni storiche a giustificare questa carenza? 


Pur senza forzare il rapporto causa- effetto, Giorgio Caravale, professore di Storia moderna all’Università Roma Tre, è partito da questa domanda per scrivere il suo testo Libri pericolosi. Censura e cultura italiana in età moderna, Roma-Bari, Laterza 2022, che ripercorre la lunga storia della censura e dei meccanismi che in Italia hanno inibito la circolazione del sapere e della cultura, dall’invenzione della stampa (fine Quattrocento) all’introduzione del diritto d’autore (metà Ottocento). 


La presentazione del testo ha inaugurato la settima stagione di  “Libri per Roma”, l’iniziativa di dialogo, confronto e approfondimento intorno ai libri promossa dall’Istituto di Cultura e Documentazione Evangelica di Roma.

La serata è stata l’occasione per riscoprire come il diverso approccio al libro da parte della Riforma e della Controriforma abbiano generato sistemi culturali, e di conseguenza sistemi-paese, molto diversi. 


L’era moderna si apre infatti con l’invenzione della stampa a caratteri mobili. Con questa nuova tecnologia, il sapere, sino ad allora tramandato solo da pochi e per pochi, diventa, almeno in potenza, accessibile a tutti. Se è vero che tutti gli stati, le élite culturali e le forze istituzionali adottarono misure di contenimento rispetto alla diffusione indiscriminata della cultura, è sul piano religioso che si giocò la vera partita della censura. 


Nel 1517, infatti, la Riforma Protestante, riscoprì la chiamata al sacerdozio universale e diventò prima promotrice della lettura personale del testo biblico. L’alfabetizzazione, la familiarità con la Parola di Dio e la catechizzazione attraverso lo studio furono parte fondante della Riforma e della sua diffusione. Il “sacro” non passava più dalla mediazione ecclesiastica ma dalla lettura personale della Bibbia.


In Italia, invece, più che la cultura figlia della Riforma si diffuse la cultura della Controriforma. Tra le altre cose, la chiesa di Roma cercò di mantenere il suo status e imporre il suo dominio attraverso un controllo capillare e fortemente censorio della cultura e del sapere.

Nel 1559 fu stilato il primo “Indice dei Libri proibiti” che fu costantemente aggiornato fino al 1919. L’Indice era un libro che doveva controllare gli altri libri. L’inquisizione operò per tutta l’era moderna in modo capillare per evitare che fossero stampati, letti e posseduti una gran varietà di libri. 


Passarono al vaglio degli inquisitori testi ritenuti eretici, opere scientifiche ritenute non conformi e opere letterarie ritenute inadatte. Secondo Caravale, la potenza di tale sistema non va misurata in base all’efficacia, spesso fallace, degli strumenti di inquisizione, quanto nell’aver impresso sulla cultura, in modo abbastanza permanente, un’idea di diffidenza rispetto al libro e rispetto all’accesso autonomo alla cultura. 


Tra i libri messi all’Indice, il primo fu la Bibbia in varie traduzioni volgari. L’idea alla base era quella di tutelare la società da possibili interpretazioni libere dalla mediazione ecclesiastica e da atteggiamenti irriverenti nei confronti dell’istituzione e dei suoi esponenti.

Il risultato, ancora evidente, è una scarsa alfabetizzazione del popolo italiano con il testo biblico e, in generale, con la pratica della lettura. 


Non abbiamo dati specifici sul mondo evangelico e la lettura, ma si sa che nelle chiese evangeliche si legge poco e che spesso manca un banco libri o iniziative volte a promuoverne la fruizione.

Una domanda da farsi è: non sarà che, con la loro scarsa attenzione ai libri, gli evangelici italiani sembrano più figli della cultura “cattolica” che legge poco che non di quella evangelica che, in altri Paesi europei, ha sviluppato un rapporto molto più stretto col libro e con la lettura?

È anche per questo che un Istituto di cultura evangelica che esiste per incoraggiare una riforma in senso evangelico in Italia continua a promuovere dialoghi e confronti intorno a libri che possano aprire la strada alla diffusione della conoscenza della Parola di Dio e della cultura evangelica. 

Prossimo appuntamento di “Libri per Roma”:

Sabato 7 dicembre 2024: Andrea Botturi presenta il libro McChurch (2023). ICED, via di Sant’Eufemia 9, Roma, ore 18.30. Introduce Liberato Vitale.