Moriremo marxisti? (VI). L’ultima parola sull’universo marxista contemporaneo
È l’ultima parola perché questo articolo conclude una serie di sei che ha provato a indicare alcune piste di analisi di un fenomeno ramificato che risponde al nome di “marxismo culturale” o “neo-marxismo”. Ovviamente non è l’ultima parola quanto alla necessità di approfondire ancora. Dopo aver sorvolato su alcuni percorsi storici dell’ideologia marxista (da Marx a Gramsci alla Scuola di Francoforte e oltre) e averne saggiato alcune propaggini significative (la teoria critica e la teoria critica della razza), è giunto il momento di provare a fare un esercizio di apologetica evangelica nei confronti della galassia ideologica che ruota intorno al neo-marxismo.[1]
Il marxismo appare una visione del mondo che rimane dentro una cornice immanente (storicistica, economicistica, al massimo intersezionalista, ma pur sempre un quadro immanente) e nega la provvidenza di Dio come motore della storia e Dio come signore del mondo. Per questa ragione, pur avendo percezioni della realtà in alcuni aspetti lucide, la sua comprensione generale è nel migliore dei casi parziale, nel peggiore totalmente distorta. Quando si eleva un dato di realtà ad assoluto (la classe sociale o la razza o il gruppo di appartenenza) si stravolge tutto il resto. Il marxismo individua un problema della società (l’oppressione e l’alienazione, generate dalla volontà di potenza), ma lo attribuisce ad una classe soltanto e non al cuore umano a prescindere dalla classe di appartenenza. Di questo problema vede solo alcuni effetti sociali (la sperequazione della ricchezza o le ingiustizie di vario genere), ma non considera i gravami spirituali che lo originano. La soluzione del marxismo è il conflitto permanente che porta ad un sovvertimento della realtà, senza però avere mai l’assicurazione che un vero cambiamento sia possibile. Anzi, il marxismo è portatore di una contraddizione interna: mentre aspira alla liberazione degli oppressi, instaura una dittatura rovesciata. Ritiene infatti che la soluzione alla diversità conflittuale sia la compressione omologante dell’unità e non la scelta rispettosa della pluralità.
La visione biblica è molto più radicale e realista di quella neo-marxista. Il problema è il peccato da cui ogni tipo di male è originato, sia quello personale, sociale e sistemico. L’analisi cristiana è più lucida e ampia perché non si fissa su un dettaglio (per quanto importante sia) ma, pensando i pensieri di Dio dopo di Lui, “vede” la realtà con le lenti della Parola di Dio. In questo modo, la sua vista è prospettica e non unilaterale, ampia e non schiacciata, lungimirante e non miope. Il pensiero cristiano è molto più “critico” della teoria critica neo-marxista in quanto non vede solo un pezzo di realtà, ma osserva il “dramma” del mondo creato, rotto e, senza Dio, privo di speranza. La soluzione cristiana non può venire da dentro il mondo (il vecchio Adamo), ma arriva da “fuori”, da un “nuovo Adamo”, da Dio Padre che in Gesù Cristo per mezzo dello Spirito riscatta l’umanità dal peccato e inaugura una nuova società all’insegna della libertà. La chiesa è il laboratorio (imperfetto ed in cammino) della nuova umanità che riprende responsabilità nel mondo. Essa non “conserva” soltanto, ma “progredisce” pure. La chiesa non si fa schiacciare nella polarizzazione politica tra “destra” e “sinistra”. La speranza cristiana è nella shalom di Dio che porta in dono la riconciliazione tra i diversi che re-imparano a vivere in relazioni guarite. Per questa ragione, la coscienza cristiana è molto più “woke”, avvertita, di quella del neo-marxismo.
L’analisi cristiana è più radicale. La risposta cristiana è più profonda. La critica cristiana è più ficcante. La coscienza cristiana è più avvertita. La speranza cristiana è più solida. In fondo, il marxismo è solo una delle forme parassitarie del pensiero umano che, prendendo a prestito un pezzo di cristianesimo e scartandone altri, lo deforma e produce un’analisi errata fornendo una risposta fuorviante ed opprimente.
Il pensiero sociale evangelico aiuta ad essere critici e autocritici rispetto a tutte le realizzazioni umane, considerandole portatrici di distorsioni, anche se a livelli diversi. Anche la migliore risposta già attuata sarà non ancora compiuta. Per questo bisogna vigilare, mettersi in discussione, non fossilizzarsi su modelli cui siamo abituati ed essere pronti a cambiare. Sbagliano gli evangelici che, volendo difendere lo status quo politico-economico-sociale di un Paese (ad esempio gli USA) o il sistema capitalistico occidentale, non ascoltano voci di chi quel sistema opprime o marginalizza. Il regno di Dio non consiste nell’essere “conservatori”: il regno di Dio incita anche a “riformare” i nostri modi di vivere. La shalom è la giustizia di Dio imputata a uomini e donne che credono in Gesù Cristo e che cambiano l’orientamento della loro vita verso il regno di Dio inaugurato. Il marxismo è la risposta sbagliata ad un problema reale che il marxismo però vede in modo distorto.
(puntate precedenti: “La galassia neo-marxista”, 9 giugno 2021; “Il capitale: brevissime istruzioni per l’uso”, 15 giugno 2021; “Gramsci e la lotta per l’egemonia culturale”, 18 giugno 2021; “L’emergere della teoria critica”, 22 giugno 2021; “La teoria critica della razza e il richiamo ad essere woke”, 7 luglio 2021)
[1] Oltre ai riferimenti bibliografici già citati nei precedenti articoli, possono essere utili: K. Bockmuhel, The Challenge of Marxism, Leicester, IVP 1980; D. Lyon, Karl Marx: A Christian Assessment of His Life and Thought, Leicester, IVP 1981; M. Elliott (ed.), Christianity and Marxism Worldwide: Annotated Bibliography, Wheaton, Institute for the Study of Christianity and Marxism 1988.