Movimenti evangelicali e populismi. Guadagni e limiti di una lettura sociologica

 
 

La politica contemporanea è fortemente influenzata dai movimenti populisti e questi spesso trovano nelle matrici religiose un collante emotivo per “smuovere le masse”.

Non si tratta di un fenomeno dai contorni definiti e men che meno relegato ad una sola religione o credo, ma è trasversale ed eterogeneo con in comune il solo fattore di rendere l’identità religiosa un motore pre-politico. 


Vale quindi per gli estremismi islamici, i radicalismi ebraici, i movimenti induisti fondamentalisti così come per una parte del protestantesimo soprattutto nel continente nord-americano.

Per indagare questo fenomeno, il Palazzo Ducale di Genova in collaborazione con il Centro Studi cattolico Antonio Balletto, ha stilato una rassegna di diversi incontri sui “Fondamentalismi religiosi e populismi politici”.


Proprio mentre Trump si insediava alla Casa Bianca negli Stati Uniti, il sociologo Vincenzo Pace, professore di Sociologia delle religioni a Padova, ha provato ad indagare il rapporto tra i populismi politici nelle Americhe e i movimenti evangelicali (il video qui).

Da tempo Pace studia il movimento evangelicale da un punto di vista sociologico. Intanto è interessante notare che, a dispetto di alcuni che avanzano riserve verso il termine “evangelicale”, la sociologia (almeno quella a cui dà voce Pace) l’ha assunto perché utile a descrivere una corrente del protestantesimo contemporaneo.

La domanda che ha dato avvio alla conferenza è se siano l’uno la causa dell’altro e come si condizionano a vicenda e che peso hanno sulla scena politica e sociale internazionale. Come noto, e spesso ribadito dai media anche italiani, il successo elettorale di Trump è dovuto anche al grande appoggio dell’elettorato evangelicale bianco. Pace ha provato a darne una lettura collegandolo anche al fenomeno carismatico che invece influenza la politica sudamericana.


Secondo Pace i fenomeni storico-sociali che differenziano i rapporti tra politica e religione tra Americhe ed Europa sono sostanzialmente due. Dopo le cosiddette guerre di religione, l’Europa illuminista ha cercato di liberarsi della religione dalla sfera pubblica e di relegarla ad una dimensione privata.

Gli Stati Uniti, invece si sono formati sotto l’impulso di quei credenti militanti che avevano lasciato l’Europa a causa della persecuzione religiosa. L’attenzione alla libertà è stata quindi la matrice culturale statunitense e la liberazione dalla religione quella europea. Da qui, le differenze politico-culturali che caratterizzano i due continenti.


L’altro fenomeno invece è stato quello della cristianizzazione forzata delle religioni di matrice afroamericana. Le forme di spiritualità animiste ed esperienziali sarebbero rimaste però un sostrato culturale importante soprattutto in America latina riaffiorando con i movimenti neo-pentecostali carismatici più radicali e meno radicati alla tradizione protestante. 

Pace ha segnalato due traiettorie per seguire il rapporto tra i movimenti evangelicali e la politica. 


1. Il fondamentalismo teologico divenuto matrice culturale di una buona parte della popolazione americana. Con l’avvento di figure di spicco  come Billy Graham e le grandi campagne di evangelizzazione anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa, infatti, il dibattito creazione-evoluzione, le posizioni anti abortiste, l’etica della famiglia e altri temi etici sono divenuti campo di scontro politico e fruttuoso bottino elettorale per chi pubblicamente ha cominciato a difendere queste posizioni, fino ad alimentare l’idea che a guidare la nazione dovrebbe esserci qualcuno pronto a difendere queste posizioni e farne l’identità culturale nazionale.


2. Il pentecostalismo. Nella sua relativamente recente storia, il movimento pentecostale è cresciuto a dismisura e secondo Pace ha conosciuto almeno due ondate successive. Quella del neo-pentecostalismo e quella da lui definita come sviluppo delle “imprese carismatiche”, cioè “megachurch” in cui il vangelo della prosperità è la dottrina maggioritaria e dove la fede perde ogni necessità di “capire” ma si basa solo sul “sentire” o sperimentare miracoli allontanandosi dal messaggio biblico.

Per Pace, la retorica del “miracolo”, della “guarigione”, della “prosperità” su cui si basano questi movimenti è facilmente spendibile in campo politico anche perché è capace di semplificare e ridurre la complessità introducendo formule immediate anche in politica.


Per Pace il populismo religioso si trova in queste forme pseudo-evangelicali capaci di ridurre la fede a formule facili o show esperienziali e che trovano una facile presa elettorale per chi in politica li cavalca. 


L’analisi sociologica di Pace chiarisce molte dinamiche difficili da comprendere e che negli ultimi anni hanno in effetti scosso il mondo evangelicale. 


Tuttavia, presenta dei “bias” ideologici e ha dei limiti nella lettura del fenomeno. Ad esempio, Pace vede nel solo protestantesimo storico (di tendenza liberale in teologia e liberal in politica) una prospettiva evangelica “equilibrata” e presentabile. Davvero? 


Inoltre, da intellettuale di cultura cattolica, Pace ritiene che il protestantesimo si definisca nella dialettica con il cattolicesimo mentre le forme “libere” successive alle chiese protestanti storiche sono descritte come un fenomeno difficile da definire.

Anche questa lettura è di parte in quanto disconosce il fatto che in molti sensi è l’evangelicalismo il vero erede della Riforma protestante storica mentre le chiese storiche attuali, pur mantenendo il riferimento “retorico” alla Riforma, se ne sono allontanate in modo significativo. 

Infine, per Pace il “Sola Scrittura” definisce gli evangelici, ma contemporaneamente diventa “pericoloso” se con la Bibbia si vuole leggere la realtà.

Ma è il “Sola Scrittura” stesso che invita a riconoscere la Bibbia come Parola di Dio che insegna, riprende, corregge ed educa … insomma: è la chiave di lettura da seguire per i cristiani. L’analisi sociologica aiuta a capire l’intreccio da populismi e religioni, ma ha evidenti pregiudizi e limiti.