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“Nacque da Maria Vergine”. Spunti sul Natale da J.I. Packer

Con l’arrivo del Natale, quando tutti cominciano a scambiarsi “auguri” senza sempre capire a cosa si riferiscano, è bene specificare in cosa crediamo e in cosa la chiesa ha sempre creduto attraverso i secoli recitando il Credo apostolico. In particolare, c’è un articolo del Credo che va dritto alla storia del Natale: “Credo in Cristo Gesù, nato da Maria vergine”.

Collocato com’è in mezzo al Credo, questo articolo ci dice come Gesù è nato. L’occasione per rivisitarlo è ascoltare il commento del teologo evangelico J.I. Packer nel Capitolo 8 del suo libro Growing in Christ (1994; ristampa: 2022). Packer (1926-2020) è stato uno dei teologi evangelici più influenti nel Ventesimo secolo e occupa un posto importante nella storia recente dell’evangelicalismo. 

Perché è importante credere nella nascita verginale di Gesù? Seguiamo la spiegazione di Packer. Per il Credo apostolico sia l’entrata che l’uscita di Cristo da questo mondo sono avvenuti in modo miracoloso e fuori dall’ordinario. I Vangeli narrano di avvenimenti straordinari che però hanno perfettamente rispettato le profezie dell’Antico Testamento dimostrando la loro veridicità. 

La nascita di Gesù da Maria, una donna vergine non ancora sposata, è importante per sottolineare che malgrado Gesù si fosse realmente incarnato, era più di un uomo. I Padri della chiesa hanno ritenuto di inserire questa sottolineatura nel Credo per specificare che Gesù è realmente nato da una donna e che ha avuto una natura umana, non riconducibile a una angelica o ad un fantasma. Sullo sfondo di questa affermazione sta il rigetto del docetismo dei primi secoli che riteneva impossibile che un vero Dio potesse soffrire e portare su di sé le miserie dell’umanità. Allo stesso tempo, il Credo sottolinea che la sua nascita miracolosa lo ha reso diverso da qualsiasi altro essere umano mai nato prima e dopo e che non fosse semplicemente un uomo con caratteristiche eccezionali o un pensatore carismatico. Infatti, è stato lo Spirito Santo che ha fecondato Maria e non un uomo: di qui la nascita “verginale”.

Gesù fu vero uomo e vero Dio! Un uomo che non peccò mai e un Dio che si incarnò vivendo da vero uomo. A raccontarci questa straordinaria incarnazione sono i Vangeli di Matteo e di Luca guardando la storia dalla prospettiva di Giuseppe, l’uno, e dalla prospettiva di Maria, il secondo. Le due storie concordano perfettamente indicando anche una genealogia di Gesù che sottolinea ancora una volta l’umanità dell’incarnazione. 

Nonostante ciò, il cristianesimo è stato attraversato in epoca moderna da una corrente razionalista che voleva estrapolare il Vangelo dai suoi aspetti misteriosi e soprannaturali per ritenere solo il suo insegnamento morale. Questo razionalismo ha seminato lo scetticismo con cui la cultura dominante guarda alla nascita verginale di Gesù. Se togliamo la parte miracolosa dall’entrata e dall’uscita dal mondo di Cristo, vuol dire negare anche la sua resurrezione, ma se Cristo non è risorto allora il Vangelo è nullo. Cristo è realmente risorto per togliere i peccati dal mondo così come, essendo vero Dio, si è incarato ed è nato da una vergine! Rendere il Vangelo più razionale non lo rende più credibile: lo rende semplicemente inutile. 

Nonostante la straordinarietà di questa storia, i Vangeli tengono un profilo molto sobrio della storia pur in presenza di questo miracolo. Mentre vogliamo anche a Natale ricordare l’esempio di ubbidienza di Maria, vogliamo anche sfuggire dall’idolatria di una figura a cui sono stati storicamente aggiunti attributi e prerogative non sue. La miracolosità dell’evento della nascita verginale riguarda la persona di Gesù come vero uomo e vero Dio; eppure per la chiesa di Roma, questo è stato lo spunto per sviluppare una mariologia anti-biblica che vede Maria, in analogia a Gesù, essere stata preservata dal peccato originale ed assunta anima e corpo in cielo alla morte. Intrecciata a ciò, a Maria sono stati attribuiti ruoli di mediatrice della grazia. 

Con Packer apprezziamo il fatto che la vera Maria fu una peccatrice salvata e graziata da Dio, che non poté fare a meno di cantare la magnificenza del suo Signore e Salvatore (Luca 1,46-55) e dalla quale dovremmo imparare a dire: “sono serva del Signore, mi sia fatto secondo la sua Parola” (Luca 1,38).


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