Nuovi cardinali per il futuro conclave. Cosa bolle in pentola dietro le mura vaticane
Quando il papa regnante crea nuovi cardinali è perché pensa non solo alla chiesa di Roma oggi, ma soprattutto a quella di domani. I cardinali, infatti, sono quelli che oltre a coadiuvare il papa nella gestione delle strutture della chiesa romana universale, si riuniscono in conclave ed eleggono il successore, una volta che quello regnante è morto o, come nel caso di papa Ratzinger, si dimette.
E’ notizia di questi giorni che papa Francesco ha creato 21 nuovi cardinali (di cui 16 elettori, cioè ancora sotto gli 80 anni). Così facendo, dall’inizio del suo pontificato, ha nominato i due terzi del collegio cardinalizio votante, se il conclave dovesse riunirsi oggi. Si noti che la maggioranza richiesta per l’elezione del papa è proprio dei due terzi. La maggior parte dei nuovi cardinali e tutti quelli votanti sembrano appartenere all’area “francescana”, cioè leale alla linea del papa e in continuità con la sua impostazione del governo della chiesa di Roma.
Quando si tratterà si eleggere il successore di Francesco, la stragrande maggioranza dei cardinali sarà stata creata da Francesco stesso. Ciò vuol dire che voteranno un candidato “francescano” cioè che porti avanti le istanze del papato attuale? Non è detto. La storia dei conclavi, anche dell’ultimo, indica che le maggioranze elettorali non seguono in modo prevedibile il modo in cui sono state formate, ma possono costruirsi in modo inaspettato. In ogni caso, è un elemento indiscutibile che Francesco abbia ora “blindato” il conclave con cardinali di sua nomina e di osservanza della sua linea. Su questo punto ha seguito non tanto una politica “cattolica” (cioè rappresentativa di tutte le anime del cattolicesimo: progressisti, tradizionalisti, centristi, …) ma di parte (la sua).
Diverso è il discorso delle provenienze geografiche. A questo proposito è da notare che papa Francesco ha scelto i nuovi cardinali dalle cosiddette periferie del mondo cattolico: si pensi ai vescovi di Singapore, Mongolia e Timor Est, piccole e decentrate sedi episcopali che ora diventano sedi cardinalizie. In Italia ha nominato cardinale il vescovo di Como (diocesi piccola) mentre rimane ancora senza cardinale la vicina ed enorme arcidiocesi di Milano. Negli USA ha creato cardinale il vescovo di San Diego (dalle dimensioni piccole) ma ha lasciato senza riconoscimento cardinalizio la diocesi ben più grande di Los Angeles.
Papa Francesco è così: è prevedibile nelle sue scelte ideologiche, ma spiazzante nelle sorprese relative al sovvertimento delle aspettative. Sembra che mentre i nemici vengono puniti e gli amici promossi, i piccoli sono elevati, mentre i grandi sono lasciati a bocca asciutta.
Cosa vuol dire tutto ciò per quanto riguarda le prospettive del cattolicesimo romano? Non molto. O meglio: molto per quello che concerne le dinamiche interne a Roma, ma molto meno per quanto riguarda l’aspettativa di una “svolta” evangelica del cattolicesimo. Che il prossimo papa sia “francescano” o conservatore, del sud del mondo o del vecchio mondo, eletto a maggioranza risicata o a larga maggioranza, favorevole alla sinodalità o accentratore, poco importa.
Chiunque sia il prossimo papa, a meno di sorprese in mano alla provvidenza straordinaria di Dio, egli rimarrà dentro la logica del cattolicesimo romano che si muove su binari di politica ecclesiastica, ma nella cui agenda non c’è un cammino di riforma secondo l’evangelo. La riforma vera consiste nell’abbandonare tutto ciò che Roma ha aggiunto alla fede evangelica (dogmi mariani, sacramenti che la Bibbia non considera tali, strutture imperiali e gerarchiche, devozioni spurie se non proprio pagane, ecc.) per tornare alla Scrittura soltanto che insegna una fede centrata su Cristo soltanto ricevuta per grazia soltanto.
Purtroppo, tutto ciò che precede il conclave e di cui questi ultimi 21 nuovi cardinali sono l’ultima tappa di avvicinamento non sembra indicare alcun movimento verso la riforma evangelica della chiesa cattolica romana, ma solo un’altra pagina della lunga storia del cattolicesimo romano.