Profezia stile Netflix? C'è una via migliore

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Con lo streaming abbiamo tutti la possibilità di scegliere quello che vogliamo per soddisfare i nostri gusti nel campo dell’intrattenimento. Netflix è una piattaforma popolarissima in cui trovare di tutto e di più. Tuttavia il rilancio recente di una serie mostra un modo in cui è possibile reagire all’attualità per cercare di trarne un profitto immediato. Questo è ciò che accade nel mondo commerciale, ma è l’unico modo per essere una voce profetica nella società? Rispetto a tutto quello che vediamo intorno a noi, siamo meramente reattivi o spiritualmente proattivi? 

 

Reagire furbescamente all’attualità

Ricapitoliamo quanto accaduto. Recentemente Netflix ha rilanciato una serie “When they see us" realizzata dalla regista Ava DuVernay per evidenziare il problema del sistema della giustizia e del razzismo negli Stati Uniti a partire da un caso specifico negli anni 80. In realtà questa serie è uscita l’anno scorso con grande successo, al punto da essere nominata per tanti premi e vincendone molti. Possiamo dire con certezza che Netflix è un’azienda che cerca di creare programmi che le persone vogliono guardare per aumentare i suoi utenti; questo processo ovviamente aumenta i profitti. La decisione di Netflix di rilanciare la serie proprio adesso mostra una certa reattività all’attualità delle tensioni in corso negli USA a seguito dell’omicidio di George Floyd per approfittare della situazione. In questo momento in cui tutta l’attenzione del mondo è concentrata su un caso che ha sconvolto l’opinione pubblica, Netflix non agisce per fini meramente umanitari o ideali, ma coglie l’occasione per promuovere un suo prodotto nel momento in cui c’è una “domanda” forte e una “emozione” calda.  

Il metodo utilizzato da Netflix per rispondere all’attualità rispecchia anche il nostro comportamento come cristiani. Se siamo onesti, a volte anche noi siamo meramente reattivi rispetto alle cose che accadono nella società, guardando all’interesse immediato e al beneficio a breve termine. Vediamo ciò che succede e diciamo o facciamo qualcosa riguardo a quello che abbiamo visto in base alla convenienza, alla popolarità, al successo di una voce o dell’altra. Ad esempio, se accade un fatto increscioso, molti si scagliano contro quello che è successo esprimendo indignazione e partecipando a campagne mediatiche chiassose. Se c’è un argomento di cui tutti parlano, allora anche noi ci esponiamo e aumentiamo il volume della conversazione. Ci sono vari motivi che giustificano questo atteggiamento; tuttavia, come cristiani non possiamo sempre agire in modo semplicemente reattivo. Se facciamo così, rischiamo di perdere la credibilità del nostro ruolo di popolo profetico.

L’evangelo non ci chiama ad avere una vita cristiana come Netflix, in cui possiamo scegliere giorno per giorno ciò per cui dobbiamo alzare la nostra voce a secondo della convenienza e della popolarità.

Abitare cristianamente la realtà

La nostra realtà senza dubbio è stata macchiata dal peccato. Il male tocca ogni parte della nostra società. Potremmo fare un lungo elenco di esempi. Come popolo di Dio chiamato ad abitare in modo responsabile il mondo creato da Dio e decaduto nel peccato, dobbiamo provare a coltivare un modo più completo di svolgere un ruolo profetico. La chiesa non dovrebbe essere l’ultima a rispondere a un problema nella nostra società diventando una voce tardiva e ripetitiva nel mare delle opinioni già presenti. 

Il ruolo profetico della chiesa ci incoraggia a parlare delle ingiustizie nel mondo, a pregare affinché la shalom di Dio riconcili le tante rotture del nostro mondo e ad agire affinché nella chiesa stessa e tramite essa la giustizia di Dio sia vissuta e promossa. Ad esempio, se le persecuzioni contro la chiesa non sono mai nominate nei nostri culti, come possiamo essere una voce autorevole quando accadrà un’ingiustizia contro le minoranze tale da suscitare l’indignazione di molti? Se non coltiviamo l’interesse per la libertà religiosa nel mondo e in Italia, come potremmo essere voci profetiche quando la libertà degli altri viene violata? Se non aspiriamo sempre alla shalom di Dio nelle nostre pratiche di vita, come potremmo usare la parola “giustizia” senza che essa non sia un contenitore vuoto?

Il modo in cui possiamo far crescere la voce profetica è prendere sul serio questo ruolo nella cultura in cui viviamo: nei nostri culti pregando per le autorità, nelle nostre riunioni invocando il Signore affinché la sua giustizia sia fatta; nei nostri programmi, partecipando alle attività dell’Alleanza Evangelica per la libertà religiosa; pregando insieme ad altre chiese durante la “Giornata di preghiera per la chiesa perseguitata” (IDOP), ecc. Così la nostra voce profetica sarà autorevole ed affidabile. 

L’evangelo non ci chiama ad avere una vita cristiana come Netflix, in cui possiamo scegliere giorno per giorno ciò per cui dobbiamo alzare la nostra voce a secondo della convenienza e della popolarità. La vita cristiana ci chiama ad annunciare quotidianamente in modo proattivo che ci sono delle ingiustizie nel mondo e che l’unica risposta adeguata a rispondere ad esse è l’evangelo di Gesù Cristo.