Rick Warren. Chiaroscuri su 40 anni di ministero

 
 

Sono passati 40 anni da quando Rick Warren (1954- ) ha iniziato il suo servizio pastorale ed è giunto il momento dell’emeritazione per questo pastore molto noto che ha fondato la Saddleback Church in California, ha scritto dei libri che sono stati best-sellers ed è diventato una personalità evangelica conosciuta nel mondo intero. È un momento agrodolce: il suo ministero pubblico termina per motivi di salute, ma ci sono ragioni per rallegrarsi del fatto che lo abbia concluso senza cedimenti morali o scandali, a differenza di quelli che hanno distrutto il ministero di Ravi Zacharias o Bill Hybels o Mark Driscoll, ad esempio. 

Battista ma dalle ampie connessioni nel mondo evangelicale, Rick Warren è molto conosciuto a livello internazionale e, a suo modo, ha avuto un impatto ben oltre la California. Per questo è forse utile chiedersi anche dall’Italia quale bilancio si può fare di questi quattro decenni di ministero soprattutto tramite i suoi libri che sono stati tradotti in decine di lingue e stampati in milioni di copie. 

Warren ha indubbiamente mostrato di avere un sincero interesse per la condivisione dell'evangelo di Gesù Cristo. E’ stato un predicatore efficace, uomo di dialogo e di pace, e negli ultimi anni anche molto esposto in missioni umanitarie per la cura dei malati di AIDS. Come in parte era riuscito a Billy Graham, anche Warren ha saputo posizionarsi in modo saggio nei confronti della politica americana, non facendosi risucchiare nella polarizzazione tra repubblicani e democratici e mantenendo un profilo alto, consone ad un pastore evangelico. Nelle sue relazioni esterne, non sempre ha avuto il necessario discernimento nei confronti del cattolicesimo. Warren ha avuto la tendenza di vedere Roma dalla California attraverso lenti “sentimentali” e, francamente, superficiali. Certe sue aperture ecumeniche hanno mostrato un lato debole del suo ministero. Anche la recente adozione dell’egualitarismo nella chiesa (Warren ha ordinato delle donne pastore a Saddleback) ha messo in rilievo delle fragilità latenti, ora diventate palesi.

Detto questo, tutti quelli che hanno sentito il nome di Warren nel mondo (Italia compresa) lo associano al libro La chiesa condotta da propositi (2004; orig, 1995) che poi ha avuto delle propaggini in La vita con uno scopo (2006; orig. 2002) e altri libri sempre caratterizzati dall’enfasi sullo “scopo” o sui “propositi”. La frase “purpose-driven” (condotta da propositi) è quella che riassume l’ecclesiologia di Warren e anche la sua visione della vita cristiana in generale. 

La chiesa condotta da proposti ha un approccio molto pragmatico al ministero. E’ una sorta di manuale che dice che come raggiungere il maggior numero di persone e far crescere la propria chiesa più di quanto sia mai stata. Il libro stesso dice che non c'è un segreto per far crescere la chiesa, ma poi delinea un modello per farla crescere. Le dicotomie che si trovano nel libro porterebbero molti a confusione e frustrazione se pensassero che la loro chiesa non cresce perché non applica il modello “condotto da propositi”. Uno dei principi del libro è che non possiamo essere solo chiese fedeli, ma dobbiamo anche essere chiese feconde. Se non cresciamo numericamente, allora dovremmo chiederci se stiamo raggiungendo il nostro potenziale di credenti. Il connubio tra fedeltà e fecondità è biblicamente valido, ma il modo solo “numerico” di misurare la fecondità è figlio di una cultura pragmatica che guarda prevalentemente ai numeri. Che dire della chiesa perseguitata che agisce in clandestinità o quella che opera in situazioni di minoranza dove i numeri sono risicati? Certamente ogni chiesa deve avere dei propositi sani di crescita, ma le condizioni spirituali del contesto devono essere prese in considerazione per avere delle aspettative realistiche di crescita. Inoltre, la fecondità della chiesa è anche legata alla maturità dei credenti e alla profondità della testimonianza resa. I parametri di una cultura religiosa e consumista come quella americana e che sono applicati da Warren non possono essere i criteri validi per tutti.  

Warren sposa una forma di vangelo della prosperità quando misura la salute della chiesa con la sua crescita numerica, mascherata da un linguaggio inclusivo per non offendere nessuno. Se guardiamo ai quasi 20 anni dalla pubblicazione del libro in Italia e alle diverse chiese che hanno provato a diventare “condotte da propositi”, quanta crescita numerica c’è stata? L’impressione è che non ci sia stata come scritto nel libro. Il rischio è di supporre che se la chiesa “condotta da propositi” ha funzionato per Warren, deve necessariamente funzionare per tutti quelli che mettono in pratica quello che il libro dice. La realtà dice che non è così. Quello che più conta, la Bibbia dice che non è così.

Ciò non deve alimentare atteggiamenti fatalisti (non ci sarà mai crescita) o pessimisti (tutto va di male in peggio). Il realismo biblico ci deve far accogliere gli spunti provenienti da Rick Warren per metterli in una cornice biblica caratterizzata dai “propositi” di Dio (e non nostri) per la chiesa.