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Risoluzione Màtic: l’aborto è un diritto?

Il 24 giugno il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione in materia di salute sessuale e riproduttiva delle donne nel contesto della salute femminile. Questa presa di posizione lascia ampi margini di dibattito nell’opinione pubblica e ancora una volta interroga gli evangelici sul loro ruolo nella società.

Le questioni presentate nella risoluzione erano nell’aria da ormai molti anni e già nel 2013 fu presentato un Rapporto chiamato Estela con istanze simili, che però non vide la luce. Quest’anno, anche sulla scia delle decisioni polacche in materia d’aborto, che vedono questa pratica sottoposta a forte limitazioni, il Parlamento Europeo ha sentito l’esigenza di raccogliere i temi in un testo unico, “Màtic”, che prende il nome dal parlamentare croato che lo ha redatto e che, tra le altre cose, definisce l’aborto un diritto delle donne, che ogni stato membro dell’Unione Europea dovrebbe tutelare. Ovviamente la risoluzione ha solo valore simbolico dal momento che il Parlamento Europeo non ha potere sulle scelte in materia di salute pubblica dei singoli Paesi, ma resta un segnale forte e non senza importanza. 

Sulla questione anche l’Alleanza Evangelica Europea si è espressa con un comunicato in cui individua quello che di buono c’è nel tutelare la salute riproduttiva e sessuale delle donne, ma in cui denuncia anche le problematicità nel ritenere che il diritto alla fertilità debba essere garantito a tutti indipendentemente dallo stato civile, dal genere e dall’orientamento sessuale, o nel dichiarare che l’educazione sessuale dovrebbe essere insegnata ai giovani in maniera “non giudicante” nelle scuole, o nel ritenere l’aborto sempre e comunque un diritto da tutelare.

Ancora di più l’AEE ha denunciato l’atteggiamento di alcuni cristiani o associazioni cristiane pro-life che hanno manifestato contro queste risoluzioni in maniera non consona inviando mail di odio, minacce e relazionandosi con toni aggressivi. Ovviamente è semplice dissociarsi da questi atteggiamenti definendoli anti-biblici e fuori dall’insegnamento di Cristo, ma lo sforzo più grande dovrebbe essere quello di elaborare strategie che diano gli strumenti giusti ai cristiani della nuova e vecchia generazione per affrontare sfide culturali così importanti.

Il dibattito intorno ai temi che riguardano la salute riproduttiva e sessuale e le questioni di genere si sta notevolmente intensificando nel discorso pubblico sia in termini di quantità di attenzione che in termini di toni. Può la chiesa ridursi a rispondere in toni aggressivi, impaurita dal cambiamento che non riesce a controllare intorno a sé?

Quest’ondata probabilmente sconvolgerà la chiesa occidentale nel prossimo futuro. Così come altre ondate di pensiero “rivoluzionario” hanno spinto la chiesa in direzioni o di liberalismo o di irrigidimento e chiusura in sé stessi, dobbiamo essere pronti ed attrezzati per leggere la contemporaneità alla luce della Scrittura senza rischiare di cadere in interpretazioni apocalittiche scoraggianti, o irrigidendosi in chiusure inopportune o cedendo ad alcune concessioni extra-scritturali solo per non sentirsi completamente fuori e respinti da una società che sceglie per sé stessa vie alternative alla Scrittura.

Come anche riconosciuto dall’AEE, il testo prende in considerazione anche temi non solo condivisibili, ma per i quali, forse, la chiesa evangelica dovrebbe cominciare a prendere iniziative sia al suo interno che pubblicamente affermando una cultura cristiana che rinnova il pensiero e presenta la ricchezza del messaggio cristiano.

Non bisogna rincorrere una dichiarazione del Parlamento Europeo affinché la chiesa possa affermare che ogni tipo di mutilazione dei genitali femminili sia un orrore, ad esempio. Una visione cristiana non solo condanna tale pratica, ma afferma in maniera forte che il sesso è un dono della buona creazione di Dio sia per gli uomini che per le donne dove l’impedimento forzato al vivere questo dono in maniera positiva non trova posto. Nella stessa ottica entrano le lotte contro i matrimoni forzati, specie per minori, o nella tratta delle donne nel mercato sessuale.

Una visione biblica della maternità dovrebbe battersi affinché tutte le donne, nelle aree urbane o rurali possano avere accesso alle cure necessarie per preservare la fertilità, per garantire gravidanze ben curate e parti eccellentemente assistiti.

Probabilmente ci sono ancora molte chiese evangeliche in cui i temi legati alla sessualità e alla riproduzione creano un certo imbarazzo e vengono trattati in modo superficiale o addirittura ignorati. Eppure, bisogna fare i conti con una cultura in cui ormai questi temi vengono proposti con una certa libertà ad ogni livello e che, soprattutto i giovani sono alla ricerca di orientamento e vengono a contatto con ogni genere di teoria che spesso affascina di più di visioni che pretendono di essere cristiane ma che si limitano a dichiarare solo gli errori degli altri.

La diffusione di una cultura biblica riguardo al sesso, al genere, al matrimonio e alla genitorialità dovrebbe essere un impegno della chiesa evangelica che non può ridurre tutta la ricchezza del pensiero cristiano in merito a questi temi ad iniziative di aggressività contro chiunque esprima posizioni diverse dalle proprie.


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