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Roma, capitale anche degli sbattezzati?

Un articolo del quotidiano Roma Today ha catturato la mia attenzione: “Guida alla ‘scomunica’. Come ci si sbattezza e quanti lo fanno a Roma” (31/3/2024). Secondo le stime della Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) circa cinquemila cittadini romani hanno scelto di essere “non più aderenti alla confessione religiosa denominata Chiesa cattolica romana”. È questa la formula che viene posta sul registro battesimale accanto al nome delle persone “che hanno comunicato alla Chiesa cattolica la propria ‘apostasia formale’”. In gergo popolare ed impreciso, si chiama “sbattezzo”. 

Costanza, una studentessa universitaria alla Luiss, è una delle sbattezzate. Il linguaggio che usa per descrivere questa decisione è interessante. Per lei è stato importante “realizzare una decisione che sento mia, una scelta autonoma, privata. In fondo quando ricevetti il sacramento era talmente piccola che non potevo né oppormi, tanto meno dire la mia. Nessuno si è preoccupato di sentire il mio parere”. Dopo di aver spedito la raccomandata alla parrocchia dell’EUR dove era stata battezzata, Costanza dice che “mi sono sentita più leggera, quasi come fossi rinata”. 

L’articolo evidenzia cosa è in ballo per gli sbattezzati secondo la Chiesa cattolica. “Per il diritto penale della Chiesa, applicabile a tutti i battezzati l’apostasia rappresenta un delitto mentre dal punto di vista della dottrina è un peccato mortale”. Molto interessante notare anche che nel 1984 una sentenza della Corte costituzionale ha stabilito che “l’adesione ad una qualsiasi comunità religiosa debba essere basata sulla volontà della persona”. Nonostante ciò a Roma e in Italia “migliaia di neonati vengono battezzati senza il loro consenso”.

Da un punto di vista evangelico battista si potrebbero dire tante cose. Mi limito a tre brevi riflessioni:

1. Un evangelico battista è d’accordo con Costanza e con la suddetta sentenza della Corte costituzionale. Il battesimo deve essere una scelta personale e non imposta. Non può essere presa da altre persone. La Confessione di fede battista del 1689 dice questo con chiarezza nell’articolo 29, che parla del battesimo. Dice che il battesimo “è un’ordinanza…istituita da Gesù Cristo. Esso costituisce, per la persona battezzata, un segno della propria comunione con Cristo nella sua resurrezione…per vivere e camminare in novità di vita”. Poi aggiunge, “Gli uni soggetti legittimati a sottoporsi a questa ordinanza sono coloro che sinceramente professano ravvedimento a Dio, fede nel nostro Signore Gesù Cristo ed obbedienza a lui”. Per mezzo del battesimo il nuovo discepolo di Cristo rende testimonianza della sua adesione alla comunità religiosa, cioè alla chiesa. 

2. Costanza dice che dopo essersi sbattezzata si è sentita più leggera, come se fosse rinata. Si sentiva così perché era libera da una decisione presa che non era sua. Lo spogliamento da quel peso ha provocato una sensazione di libertà e di rinascita. Si può facilmente immedesimarsi nei sentimenti di Costanza. Anche la Bibbia parla della libertà e della rinascita. La libertà di cui parla la Bibbia, però, è in Cristo Gesù ed è la libertà dalla condanna dei peccati (Romani 8,1-2). Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la grazia di Dio, mediante la redenzione che è in Cristo. Questa è la rinascita. È la nuova vita che il perdonato ha in Cristo e grazie a Cristo (2 Corinzi 5,17-19). Lo spogliarsi del vecchio uomo (Efesini 4,22), cioè dell’uomo condannato e morto nel peccato (Efesini 2,1), produce la libertà e la rinascita in Cristo. Che Costanza possa conoscere questa libertà e questa rinascita. 

3. L’articolo evidenzia la mancanza di coerenza nella dottrina cattolica di oggi. Secondo la Chiesa, essere sbattezzato è un’apostasia e un peccato mortale. Costanza, un’atea, ha commesso un delitto penale della Chiesa. Papa Francesco, però, nella sua lettera enciclica Fratelli tutti, dice che “l’amore di Dio è lo stesso per ogni persona, di qualunque religione sia. E se è ateo, è lo stesso amore” (Ft, 281). Se l’amore di Dio è lo stesso per tutti, per le persone di altre religioni che non praticano il battesimo e per gli atei, com’è possibile che la chiesa parla di un delitto penale e un peccato mortale? Non siamo tutti fratelli, a prescindere dalla religione a cui aderiamo (ateismo compreso)? Non è coerente. Ecco perché la dottrina della Sola Scrittura, riscoperta dai Riformatori, è così importante. La parola di Dio non permette questa confusione. O siamo liberati, perdonati e rinati in Cristo, o siamo condannati dai nostri peccati. 

La chiesa evangelica deve essere la luce riflessa di Cristo che splende nelle tenebre. Deve essere un rifugio dove i perduti corrono per trovare salvezza e nuova vita. Deve spargere il profumo di Cristo che attrae le persone e le libera mediante l’evangelo e la fede in Gesù Cristo. È all’altezza di questa sfida? Deve esserlo se spera e prega per una vera riforma secondo l’evangelo.

N.B. Anni fa Leonardo De Chirico raccontò la sua esperienza nell’essersi cancellato dai registri della chiesa cattolica. In questo articolo si può trovare una riflessione e un fac simile della domanda di cancellazione


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