Roma non ha un papa?

 
 

Come, Bergoglio non è il papa? No, secondo Aldo Maria Valli. In un recente articolo il vaticanista dà voce al sentimento diffuso in alcuni circoli del cattolicesimo tradizionalista. Sì certo, Bergoglio è stato eletto come papa seguendo le procedure previste dalle leggi vaticane, ma non sta svolgendo il ministero di successore di Pietro e di vicario di Cristo. Troppo confuso il suo magistero, troppo ambigui i suoi atti pastorali, troppo divisivo il suo governo della chiesa di Roma. Invece di confermare nella fede, la starebbe rendendo così vacua da trasformarla in qualcosa di irriconoscibile. Invece esercitare il potere delle chiavi (per ammettere ed escludere) avrebbe buttato le chiavi per fare entrare tutti, senza riguardo al catechismo e ai sacramenti. Rispetto ai sedevacantisti che rifiutano anche la legittimità canonica dell’elezione di Bergoglio (e quindi credono che l’ufficio papale sia vacante), il giudizio di Valli è legato al merito del papato di Bergoglio, non al metodo della sua elezione. Provocatoriamente, Valli sostiene che c’è Francesco, ma non c’è il papa. 

Che la chiesa di Roma abbia o non abbia un papa lo lasciamo decidere ai cattolici. Io, che non sono cattolico romano, non ho un’opinione al riguardo e, anche se l’avessi, non sarebbe rilevante vista la mia estraneità a quel mondo. Ciò detto, siano permesse due rapide riflessioni da osservatore comunque interessato. 

La prima è che non è nuova la critica al papa regnante da parte di settori del cattolicesimo che stanno all’opposizione rispetto al suo orientamento. Ad esempio, Giovanni Paolo II ha avuto oppositori all’ala “sinistra” della chiesa (Hans Küng, i teologi della liberazione, “Noi siamo chiesa”, ecc.) che ne mettevano in discussione la rigidità della dottrina e della disciplina imposta a tutti. Benedetto XVI li ha ereditati aggiungendo anche i settori “liberal” che gli contestavano i toni non politicamente corretti della sua critica alla modernità o all’islam. Con Francesco, la critica ha cambiato provenienza e gli schieramenti si sono capovolti. Sono i tradizionalisti, i conservatori ad opporsi furiosamente al papa che è visto come acquiescente alla melassa globalista e profeta del buonismo dell’umanesimo senza sacramenti, oltreché dittatore in stile populista, meglio peronista. 

Nel mondo evangelico soprattutto nord-americano, i papati di GPII e di BXVI hanno incoraggiato alcune personalità irritate dall’apparente superficialità e frammentarietà evangeliche a diventare “cattolici” vedendo in queste figure papali i difensori dell’ortodossia e i custodi dell’ordine. L’editorialista del New York Times, Ross Douthat, era un pentecostale diventato cattolico per questa ragione, ma si potrebbe citare il teologo Francis Beckwith e molti altri ancora. Con Francesco, Douthat e altri si stanno rendendo conto che il cattolicesimo non è solo “romano” (incentrato sul catechismo, stabile nella dottrina, omogeneo nella pratica), ma è anche “cattolico” (assorbente, movimentista, allargante la sintesi). Francesco destabilizza l’idea di cattolicesimo come sistema ordinato e “pulito” e fa vedere quello che il cattolicesimo è anche: sporco di storia, spurio nella dottrina, cangiante nelle forme. Queste personalità che cercavano una Roma integra, coerente e “domenicana” si trovano oggi a fare i conti con una Roma caotica e “gesuita”. Il punto è che, da destra o da sinistra, un’istituzione ha sempre contestatori che arrivano sino al punto di gridare al tradimento della sua ragion d’essere o dei principi fondatori (così come interpretati da loro). 

La seconda riflessione è che, come credenti in Cristo Gesù, che Roma abbia un papa o meno (e che questo papa sia o meno legittimo) è un discorso del tutto ininfluente ai fini della testimonianza evangelica. Gesù non ha formato la chiesa mettendo al suo vertice un papa. L’avrebbe fatto se avesse voluto creare un impero verticistico, ma il popolo di Dio, pur avendo una sua struttura interna di responsabilità condivise, non è una piramide di potere al cui vertice c’è un capo umano che svolge un ruolo vicario di Gesù Cristo. La chiesa non ha bisogno di un papa. Gesù è il Capo vivente della chiesa e lo Spirito Santo è Colui che la guida sulla base della Parola scritta di Dio. Che Francesco sia o meno papa è una variabile che non inficia né promuove l’evangelo.