San Valentino. L’amore non è una leggenda

 
 

Lo so, parlare di San Valentino oggi può essere retorico e melenso. Tuttavia, mi sono chiesto: chi è San Valentino e perché è associato all’amore? Ecco il risultato della mia ricerca. San Valentino di Terni è il santo patrono dei cristiani perseguitati e degli innamorati. Nella nostra società moderna, San Valentino è un giorno pieno di fiori, cioccolatini, lettere scritte a mano e vani tentativi di ottenere una prenotazione all'ultimo minuto in uno dei tanti ristoranti che sono già sicuramente prenotati. Ma cosa sappiamo veramente di lui? Ci sono tante leggende intorno a questo santo patrono quante sono le reliquie del suo corpo sparse in tutto il mondo. Come evangelici, come dovremmo considerare un giorno che è diventato un evento culturale di grande impatto e quali lezioni possiamo imparare sull'amore da un santo patrono avvolto nel mistero?

In passato alcuni hanno ipotizzato che la festa originale di San Valentino sia stata istituita nel 496 da papa Gelasio I come un modo per contrastare e cristianizzare la festa pagana dei "lupercalia", una festa che si diceva fosse dedicata alla fertilità. C'è anche la leggenda che Valentino sposasse segretamente dei soldati in sfida al decreto di Claudio che non voleva che i suoi soldati formassero famiglie, o la storia di San Valentino decapitato da Claudio stesso per il suo rifiuto di rinnegare Cristo. 

Oggi, però, molti studiosi sostengono che il tempo ha elevato le leggende a uno status di fatto, come se fossero davvero accadute. Uno scrittore di opere fantasiose come Geoffrey Chaucer ha creato contesti fittizi per il santo nella sua opera "Parlement of Fouls". Oggigiorno, però, molti non conoscerebbero il motivo per cui si onora un tale uomo, se non per il fatto che è un giorno riservato alle persone per dimostrare il loro amore reciproco. Tuttavia, un giorno all’anno è veramente il modo più onorevole per dimostrare amore?

Viviamo in una società in cui l'amore può essere misurato con il clic di un emoji del cuore sulla foto di un amico, o su un video di un influencer che seguiamo sui social. Molti di noi direbbero con leggerezza che amiamo la pizza, o che amo questa canzone, o che amo questo film. Non è che dire “ti amo” di per sé sia da evitare, ma come evangelici dovremmo andare oltre la semplice ripetizione di forme e modelli secolarizzati di esprimere l’amore per una persona. Inoltre, non dovremmo confinare l’amore ad un giorno particolare, come se negli altri giorni fossimo meno responsabilizzati a mostrarlo a chi ci sta accanto.

Quando si parla di amore, si entra in un mondo. Le Scritture rendono molto chiaro che il vero amore è sacrificale, non egoista, è paziente, è gentile, è per sempre e non per un tempo ed è pienamente dimostrato nella persona e nell'opera di Gesù Cristo, Colui che è amore e mostra l’amore del Padre (1 Corinzi 13,4-7). Dio è amore. I credenti sono amati da Dio e si amano reciprocamente. Dio ha stabilito l’amore come legame tra le persone: coniugi, figli-genitori, amici, sorelle e fratelli in Cristo. Tutti sono chiamati all’amore, nel modo appropriato a ciascuna relazione.

Ricordarsi dell’amore solo a San Valentino significa non amare per niente perché l’amore non vale per un giorno e basta. Non ricordarsi mai del nostro privilegio-responsabilità di amare chi Dio ci ha messo a fianco è una forma di preoccupante amnesia. In questo giorno di San Valentino come credenti abbiamo una responsabilità regale di essere gli ambasciatori dell'Autore del vero amore, di dimostrare l’amore sacrificale su base giornaliera per contrastare la cultura consumistica dell'usa e getta. Le leggende d'amore sono scritte e dimenticate nella storia, anche quella di San Valentino che è avvolta nella nebbia della leggenda. Il vero amore è totalizzante e dura per l'eternità. Senza Cristo, San Valentino è solo un simulacro dell’amore che viene dal niente e va verso il nulla.

[1] Jack Oruch, "St. Valentine, Chaucer, and Spring in February", Speculum 56.3 (July 1981) pp 534–565.