Se Google è il tuo pastore e YouTube il tuo predicatore preferito hai un problema
Nell’età dell’informazione, una semplice ricerca in rete è l’unica cosa che bisogna fare per trovare la risposta a una domanda o per cercare un consiglio in mezzo a una crisi. Per tanti, una ricerca su Google è la prima cosa che si fa quando si è alla ricerca di un’informazione. Anche per i cristiani, è facile cercare un versetto della Scrittura su Google quando si è nel bisogno. Ci sono innumerevoli risorse online scritte da pastori, studiosi e teologi famosi che ci possono aiutare mentre affrontiamo dubbi e domande. In tanti modi, tutta questa disponibilità di risorse può essere una grande benedizione per la chiesa, ma può anche essere problematica in quanto può portare a una mancanza totale di rendicontazione biblica nel percorso spirituale di un membro di chiesa che sceglie a piacere le autorità del momento per la propria vita.
Coloro che sono dipendenti digitali hanno la tendenza a identificare le autorità di volta in volta e a loro scelta, ma come discepoli di Cristo siamo chiamati a sottometterci alla guida spirituale di una chiesa locale degna di questo nome. Quando i membri di una chiesa appaltano a Google la guida spirituale, escludono l’aiuto spirituale che il Signore ha provveduto per loro nella chiesa locale che è stata stabilita da Dio per proteggere e per guidare il Suo popolo nella maturazione della fede (1 Pietro 5,1-5). È nel contesto della chiesa locale che avviene il discepolato: là dove Dio ha chiamato anziani e diaconi provati e capaci di guidare, incoraggiare e correggere il popolo di Dio. Google non è il pastore.
Più di 500 ore di nuovo contenuto video vengono caricate ogni minuto su YouTube, il social network di video streaming di Google. YouTube ha oltre 2 miliardi di utenti mensili e 50 milioni di creatori di contenuti. Statistiche recenti rivelano che gli utenti di YouTube visualizzano più di 1 miliardo di video al giorno[1]. Attraverso questo mezzo digitale gratuito, chiunque può creare un proprio canale e postare dei video. Se i loro video ricevono abbastanza visualizzazioni, YouTube li userà per pubblicità e condividerà una piccola porzione del reddito con il proprietario del canale, altrimenti conosciuto come “YouTuber”. L’obiettivo per tanti YouTuber è quello di diventare famosi e unirsi al rango delle celebrità. Alcuni di loro sono predicatori.
Su YouTube gli utenti possono trovare qualsiasi tipo di video immaginabile, incluso ore infinite di sermoni. Le chiese registrano e caricano i propri sermoni su questa piattaforma ogni settimana. Non costa nulla, permette ai membri di rivedere il sermone della domenica precedente e può essere condiviso su altre piatteforme di social network con la speranza di esporre più persone ai loro messaggi. Questo mezzo digitale è stato e continuerà ad essere usato per portare il messaggio dell’evangelo a coloro che solitamente sarebbero fuori portata. In questo senso è una grande benedizione per la chiesa. Però, l’impatto sulla vita spirituale dei pastori e degli ascoltatori potrebbe non essere sempre positivo.
Quando i seguaci di Cristo si sottomettono all’insegnamento di un pastore su YouTube invece che a quello dei propri anziani locali, c’è una mancanza di discernimento, una scelta selettiva su chi ascoltare che è basata su un bisogno personale e il rischio di idealizzare “sia la persona del predicatore e la vita della chiesa, dimenticandosi che il tesoro del Vangelo è posto da Dio in ‘vasi di terra’ (2 Corinzi 4,7)”.
(tratto da Clay Kannard, “Essere e fare discepoli nell’era digitale”, Studi di teologia N. 64 (2020) pp. 133-153. Per acquistare il fascicolo di Studi di teologia puoi rivolgerti a ifed@libero.it o alla tua libreria evangelica preferita)
[1] “YouTube by the Numbers: Stats, Demographics & Fun Facts” (feb. 2020), www.omnicoreagency.com/youtube-statistics/ (ultimo accesso 15/06/2020).