Si sgretola o si sposta? Cosa sta succedendo al cristianesimo globale

 
si sgretola o si sposta?
 

Quali sono le tendenze del cristianesimo a livello globale? Dirlo con certezza non è semplice in un mondo sempre più fluido e dinamico. In un recente articolo del Movimento di Losanna ci si è chiesto se nel XXI secolo si può parlare di “sgretolamento” o di “spostamento di baricentro a livello geografico” del cristianesimo. La terza edizione della World Christian Encyclopedia, a cura di Todd Johnson e Gina Zurlo, Edinburgh, EUP 2020, può aiutare a rinvenire delle tendenze riguardo a questi cambiamenti. Il volume è il risultato del lavoro di molti ricercatori che da decenni monitorano i “numeri” del cristianesimo globale contattando migliaia di denominazioni in tutti i 234 paesi del mondo per comprenderne le specificità e la consistenza. 

Molti cambiamenti nella natura del cristianesimo mondiale hanno reso questo tipo di ricerca statistica sempre più difficile. Le denominazioni tradizionali si stanno sfaldando e sempre più chiese indipendenti, non collegate a nessun tipo di struttura o rete, si riempiono. In Asia molte comunità sono nascoste e segrete per sfuggire alla persecuzione. In Africa è difficile rendere conto delle chiese legate ai movimenti pentecostali-carismatici sempre più in crescita. Insomma, sono molti i fattori che non rendono il quadro di facile registrazione, ma, nonostante ciò, si possono provare ad individuare alcuni trend del cristianesimo contemporaneo.

Sicuramente, come è noto, dal secolo scorso il cristianesimo ha smesso di essere una prerogativa del “nord del mondo”. Infatti l'Africa è passata dal 9% di cristiani nel 1900 al 49% nel 2020 con l’eccezionale caso della Repubblica Democratica del Congo che è passata dall'1% al 95% nello stesso periodo. L'Asia, nonostante la sua varietà religiosa, ha avuto una crescita del cristianesimo dal 2% nel 1900 all'8% nel 2020. L’incremento maggiore è quello delle chiese domestiche in Cina, con più di 56 milioni di cristiani. Infine, in Oceania, nonostante l’Australia e la Nuova Zelanda registrino percentuali di cristiani in declino, è avvenuto un profondo cambiamento religioso in Melanesia, Micronesia e Polinesia nel corso del XX secolo, dove oggi si riscontra una maggioranza di cristiani.

L’Europa, gli Stati Uniti e l’America Latina rappresentano casi in cui la riduzione e lo spostamento si accavallano. Infatti, sebbene la percentuale di persone che si dichiarano cristiane tra gli autoctoni diminuisca, i movimenti migratori contribuiscono all’espansione del cristianesimo, soprattutto in Europa e USA, tra persone provenienti dal Sud del mondo. In America Latina, invece, si registra un aumento notevole il movimento pentecostale/ carismatico.

A registrare una diminuzione del cristianesimo sono invece i paesi del nord Africa e dell’Asia occidentale, che hanno conosciuto molteplici scenari di guerra persecuzione e regimi dittatoriali opprimenti. Insomma, il cristianesimo non sta diminuendo a livello numerico, ma sta conoscendo spostamenti importanti in altre parti del mondo. Si sta ricomponendo su una diversa base geografica. Ma questo slittamento si può considerare una sostituzione uno ad uno? Non proprio!

Mentre i cristiani del Nord del mondo vivono per lo più in condizioni di agiatezza, per i cristiani del Sud del mondo la situazione è diversa: povertà, persecuzione, malnutrizione, livelli di assistenza medica precaria e condizioni di vita difficili caratterizzano molte di queste aree e di conseguenza le chiese sono composte da fratelli e sorelle con vite diverse dalle nostre, con esigenze diverse, priorità diverse.

Le chiese in costante crescita, dunque, appaiono molto diverse da quelle nord-americane o europee un tempo affollate. Questo mette in luce diversi aspetti. Sicuramente il Signore nella sua sovranità non necessita delle risorse a disposizione dell’Occidente per permettere al suo popolo di crescere e conoscere la Sua Parola. Non sono le società avanzate ad essere una prerogativa per la missione e per l’avanzamento del Regno di Dio. 

Nonostante ciò, la parte di chiesa che vive in condizioni più agiate non può dimenticare la sua responsabilità sia nella preghiera, sia nella missione, sia nelle opere di sostegno alla crescita spirituale, al discepolato e alla formazione teologica. Preghiamo affinché il Vangelo di Cristo possa trasformare e rinnovare non solo le vite di sempre più credenti in queste aree maggioritarie del cristianesimo, ma anche le culture, le strutture sociali ed i sistemi politici. L’impatto del lievito dell’evangelo non si misura solo coi numeri, ma con la trasformazione di vite, famiglie, chiese, comunità, università, vocazioni, città, imprese e società intere.