Teodicea, cos’è costei?

teodicea

La teodicea deriva dal greco theos (Dio) e dalla radice dik- (giusto) e cerca di mostrare come Dio sia giusto, glorioso e degno di ogni lode nonostante le apparenze contrarie. La teodicea s’interroga su come si possa credere che Dio è buono e sovrano davanti al male del mondo: gente malvagia, opere malvagie, circostanze inique, eventi e stati mentali che disperdono e distorcono il valore attuale o potenziale dell’umanità. In breve, tutti i fatti fisici e morali che fanno esclamare: “non dovrebbe essere così!”. 

Tutte le teodicee considerano il male come portatore di un bene più grande che sarebbe impossibile ottenere senza di esso. Leibniz, che coniò la parola “teodicea” nel 1710, sosteneva che un mondo contenente il male morale e fisico fosse migliore in quanto metafisicamente più ricco rispetto ad un mondo solamente buono. In questa ottica, Dio aveva creato il migliore dei mondi possibili. Hegel, un panteista, sosteneva che tutto il male apparente è, in realtà, un bene in divenire: sembra malvagio solo perché il suo carattere benefico è ancora incompleto. I teologi del processo si raffigurano un Dio finito che combatte contro il male nella speranza di sconfiggerlo un giorno. 

I teisti biblici (tra cui si collocano gli evangelici), tuttavia, ragionano in modo diverso. Con Agostino, essi affermano che il male è la mancanza di bene, o una cosa buona finita male, e sostengono che: 1) la sofferenza, per quanto dolorosa, spesso non è un vero male. Essa può fungere da campanello di allarme e vivere in modo doloroso può purgare, raffinare e rinnovare il carattere. La sofferenza può essere vista anche come dono e segno di misericordia; 2) la virtù (la scelta del bene) è possibile solo dove il vizio (la scelta del male) è altrettanto possibile. La performance di un automa programmato non è virtuosa. Nel rendere l’uomo capace di scegliere la via dell’ubbidienza riconoscente, Dio lo ha messo in grado di non seguirla. Anche se non è l’autore del peccato, Dio ha creato una possibilità per il peccato nel creare una possibilità per la giustizia; 3) la crescita e la maturità morali sono solamente possibili quando le conseguenze di un’azione sono calcolabili. Dal momento che Dio vuole che questo mondo sia una scuola di crescita morale, Egli gli ha conferito una regolarità fisica in modo tale che le conseguenze siano prevedibili. Le frustrazioni derivanti dall’errore di calcolo o i danni prodotti dai disastri naturali sono perciò inevitabili. Anche l’uomo non caduto nel peccato li avrebbe sperimentati in quanto maturiamo moralmente nell’affrontarle.

Oltre questo punto, nella teodicea s’infiltrano solo speculazioni. John Hick sostiene la salvezza universale in quanto ritiene che niente meno che il proposito di Dio di far maturare le anime possa giustificare la presenza del male nel mondo. I sostenitori della difesa basata sulla “libera scelta” speculano che Dio non possa prevenire l’uomo dal peccare senza distruggere la sua umanità. Alcuni calvinisti ritengono che Dio abbia decretato il peccato in modo permissivo allo scopo di manifestare Sé stesso nella giusta salvezza di alcuni dal loro peccato e nella giusta condanna di altri a causa del loro peccato. 

In teodicea, il modo più protetto e sicuro è di considerare il decreto divino permissivo del peccato come un mistero e di ragionare sul bene donato dalla redenzione nel modo seguente: 1) in questo mondo decaduto, tutti si sono allontanati da Dio e meritano l’inferno. Dio ha assunto l’iniziativa per salvare gli individui e di rinnovare il cosmo, pagando con la morte di suo Figlio Gesù Cristo. La croce mostra quanto Egli ami i peccatori (Romani 5,8; 8,32; 1 Giovanni 4,8-10) e quanto Egli susciti amore in coloro che chiama alla fede; 2) Dio mette in grado i credenti, in quanto peccatori perdonati, di fronteggiare il male (cattive circostanze, malattia, maltrattamenti, un passato problematico) in modo che produca il bene: crescita spirituale e morale, beneficio per altri tramite l’esempio e l’incoraggiamento, riconoscenza a Dio. In questo modo, fare i conti col male diventa per loro un modo di vivere all’insegna del valore; 3) in cielo, dove i frutti compiuti della redenzione di Cristo saranno goduti, i mali della terra saranno retrospettivamente considerati triviali (Rm 8,18) e il loro ricordo accrescerà la gioia (Apocalisse 7,9-17). Così, tramite la bontà sovrana di Dio, il male sarà sconfitto e non solo teoreticamente. 

Questa teodicea non-speculativa, confessionale e pastorale lascia a Dio le cose segrete (cf. Deuteronomio 29,29), giustifica e glorifica Dio per quello che ha rivelato, chiama allo stupore e all’adorazione, cambia il grido “non dovrebbe essere così!” in “Egli fa bene ogni cosa!” che è la suprema dichiarazione che Dio è dalla parte della ragione e che deve essere lodato. Allo stesso tempo, la logica ritiene possibile e la fede, ragionando secondo le linee sopra esposte, considera certo che lo stato finale delle cose sarà migliore di tutto ciò che Dio avrebbe potuto ottenere prendendo una strada diversa.