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Umano, post-umano. Cosa bolle in pentola nella volontà di oltrepassare l’umanità?

I. “Che cos’è l’uomo?” (Salmo 8,4). La domanda è antica, ma di bruciante attualità. Si è sempre discusso su cosa caratterizzi l’umano, cosa lo distingua da altri esseri viventi, quale sia la sua cifra costitutiva. Oggi più che mai la questione è infuocata e divisiva. Sulla “questione antropologica” non c’è consenso e si sta affermando un nuovo consenso, molto diverso da quello tradizionale. In età contemporanea essa è stata sottoposta a stress-test importantissimi. Per sommi capi, ecco i principali: 

Evoluzionismo: primate evoluto? L’evoluzionismo ha “animalizzato” l’uomo mettendone in discussione la differenza antropologica rispetto al mondo animale. Tra l’uomo e l’animale la distanza sarebbe una gradazione nella scala evolutiva, non una sostanziale differenza. In ogni caso, la vita umana evolve.

Bioetica: dove inizia e dove finisce la vita? La bioetica degli anni Settanta ha messo in discussione l’umanità della vita nascente (embrione, feto, nascituro) e di quella morente (malato terminale, incompetente). Ha proposto quindi forme di eliminazione della vita umana liminale all’inizio e alla fine (aborto, eutanasia).

Gender: fine della differenza binaria? Negli ultimi decenni, la mascolinità e la femminilità dell’umano sono state ripensate in termini di spettro fluido e indeterminato. Prima la liberalizzazione del sesso, poi la legittimazione dell’omosessualità, poi la decostruzione del rapporto monogamico eterosessuale, poi il poliamore, infine la polverizzazione del gender in LGBTQ …

Ambientalismo: oltre l’antropocentrismo? La centralità dell’uomo nell’ecosistema è stata messa in discussione. L’emersione della sensibilità ambientale ha puntato il dito sugli effetti inquinanti dell’antropizzazione e sulla necessità di superare l’ideologia dell’antropocentrismo a favore di una comprensione eco-centrica.

Post-umanesimo: verso l’uomo cyborg? L’ultima frontiera di questa radicale ricomprensione dell’umano fa leva sul combinato disposto della tecnologizzazione e della digitalizzazione della vita. L’uomo bionico, l’uomo-macchina, la macchina intelligente … sono frontiere del superamento dell’umanità come vissuta sin qui.

II. “Ecco l’uomo!” (Giovanni 19,5). Di fronte a questo bombardamento ideologico e terremoto antropologico, c’è il rischio dello straniamento, di un atteggiamento ansiogeno o di una battaglia ideologica contraria a tutti i cambiamenti. Per la cultura evangelica, è sempre decisivo partire e tornare alla Bibbia, la nostra bussola per orientarci nel trambusto del mondo e per vivere nella volontà di Dio.

Umanità creata: dono e progetto. Nella Scrittura l’umanità non è un progetto anonimo e casuale, ma è un dono le cui coordinate sono create da Dio in un certo modo: diverse dal resto del creato, uomo e donna, con un ruolo di amministrazione. Non è un dono statico, ma una chiamata in cui crescere nell’esplorare il mondo.  

Umanità rotta e infranta: tutto è sottosopra. La Bibbia dice che l’umanità è stata infranta dal peccato di Adamo ed Eva. Quella disubbidienza ha portato ad una rottura profonda del progetto. Da allora tutti i tratti dell’umanità (sesso, genere, relazioni, ecc.) sono diventati opachi, incerti, abusati: una brutta copia sgualcita di quello che erano. 

Umanità riconciliata: in Cristo tutto può essere guarito.  A seguito del peccato, c’è voluto un “nuovo Adamo”, il Signore Gesù, per rimettere insieme i cocci e rilanciare una prospettiva di umanità riconciliata e guarita. Cristo è il “secondo Adamo” che redime i guasti causati dal primo Adamo e chiama chi crede in Lui a scoprire cosa significhi vivere bene e per l’eternità. 

III. Dentro questa cornice biblica, noi dobbiamo e possiamo affrontare la sfida del post-umanesimo senza cedere a qualunquismi isterici. Nello specifico, possiamo porre alcune questioni decisive:

Una nuova formula, una vecchia questione. Il superamento dell’umanità ha nuove forme, ma nasce da un’ansia malata ed antica. Adamo ed Eva volevano essere “come Dio”, cioè post-umani. Non accettavano il limite di creature. L’antica eresia dello gnosticismo voleva superare i limiti dell’umanità con una luce iniziatica. Il mancato riconoscimento che Dio è l’unico Dio ed il rifiuto dei limiti creaturali sono la base della spinta verso il post-umano. E’ un cancro antico, anche se oggi si presenta con l’attrattività della fantascienza e le espansioni digitali. Nihil sub sole novum. Tutta la Bibbia affronta il modo in cui trattare il peccato: familiarizziamoci con la Scrittura, la sua storia, le sue dottrine, il suo messaggio … è il modo migliore per capire il post-umanesimo alla radice e per affrontarlo in modo efficace con il rimedio di Dio in Cristo. Gesù è diventato uomo per riscattare la nostra umanità, non per oltrepassarla. Chi vuole sapere veramente cosa sia umano deve guardare a Cristo e seguire Lui.

Una grande ambizione, una prospettiva disumanizzante. Il post-umanesimo solletica la volontà di potenza e le ambizioni a superare i limiti dell’umanità creata. E’ suggestivo, accattivante, immaginifico. Scatena la voglia di eternità e di generazione di mondi nuovi, aumentati, virtuali-reali, espandibili. I costi di questa ansia post-umana possono essere altissimi: a pagarli sono i più vulnerabili, gli incapienti, i non performanti, gli esclusi dai circoli virtuosi del progresso. Come tutte le progettualità senza Dio e contro Dio, il prezzo dell’ambizione umana è la disumanizzazione della vita e la brutalizzazione dell’esistenza. Dobbiamo avere una postura profetica nel denunciare i pericoli del post-umano senza prendere posizioni passatiste e anti-tecnologiche. 

Un’ansia permanente, una speranza migliore. Il post-umano mette in evidenza una sete irrefrenabile di oltrepassamento di confini mischiata ad una spinta ad essere autonomi da Dio. L’esistenza umana non sarà mai quieta e statica. C’è un pensiero di eternità che Dio ha posto nel cuore di tutti (Ecclesiaste 3,11). Il problema è che il post-umano è una soluzione fallimentare. Promette e non mantiene. Fa sognare ma fa risvegliare in un incubo. La nuova umanità in Cristo è di gran lunga un’opzione migliore in quanto è stata realizzata da Gesù morto per i peccati e risorto dai morti, è per tutti, è gratuita e con ricadute a beneficio di tutto il mondo. La nuova umanità in Cristo è la vera novità, la reale risposta alla nostra ricerca di superare la morte, la definitiva e soddisfacente proposta per una vita piena: la shalom di Dio. Come dice il Catechismo di Westminster (1640), siamo stati creati “per lodare Dio e per gioire in Lui per sempre”. Altroché post-umano: in Cristo c’è vita e vita in abbondanza. In Cristo abbiamo tutto e pienamente. Le nostre vite devono piene di Cristo per vedere il vuoto del post-umano. Le nostre chiese devono essere scuola di nuova umanità in Cristo per sbugiardare la fake-news del post-umano. Devono anche essere presidi di cultura evangelica che educa alla vita e sparge il profumo della vita intorno affinché le persone non siano ammaliate dalle sirene di un progetto catastrofico, ma siano attirate dalla fragranza della buona notizia di Gesù Cristo che “dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa” (Atti 17,25). 

Letture utili
AaVv, “Etica animale”, Studi di teologia – Suppl. N. 11 (2013)
AaVv, “Genere/Gender”, Studi di teologia – Suppl. N. 13 (2015)
AaVv, “Post-umanesimo”, Studi di teologia – Suppl. N. 14 (2016)
AaVv, “Etica dell’ambiente”, Studi di teologia – Suppl. N. 16 (2018)
AaVv, “Intelligenza artificiale”, Studi di teologia – Suppl. N. 19 (2021)

(sintesi di una relazione tenuta al convegno della Shepherd University “Cyborg World” il 28/1/2023 a Sesto San Giovanni) 


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