Un appello che scuote il cuore, anche il tuo?
Il libro di D.A. Carson, Un appello per una riforma spirituale. Le priorità e le preghiere dell’apostolo Paolo, Virgilio (MN), Passaggio 2005, nasce da una serie di sette sermoni predicati dall’autore che raccoglie alcune sfide presenti nelle priorità e nelle preghiere dell’apostolo Paolo. Non si tratta di un manuale di preghiera, ma piuttosto di “un invito a coltivare un autentico rapporto personale con l’Iddio vivente”. Consapevole del declino della preghiera personale, familiare e comunitaria soprattutto nel mondo occidentale, l’autore ci guida attraverso la ricchezza della Parola di Dio, partendo dalle parole di Paolo dalle quali emerge il suo cuore per Dio e la passione per le anime, frutto di un cuore trasformato dalla potenza di Dio. Attraverso le lettere dell’apostolo, possiamo comprendere che una preghiera spirituale, perseverante e biblicamente fondata rappresenta infatti uno dei passi fondamentali per meglio conoscere Dio (p.19).
I primi anni della mia conversione sono stati caratterizzati da una pratica di preghiera volta soprattutto a ricercare la voce di Dio: compresi che Egli non ascolta passivamente le mie parole, ma risponde perché è vivente. Cercavo quindi risposte attraverso la Sua parola, le circostanze della vita ed in particolare attraverso dei segni (al limite della superstizione) con una certa ansia cominciando, inconsapevolmente, a trattare Dio come un distributore automatico. Con il tempo però, iniziai a temere che le risposte alle mie preghiere fossero “costruite” da me stessa e provai un senso di frustrazione che cominciò a mettermi in discussione.
Inoltrandomi sempre più nella multiforme grazia di Dio, compresi che l’avvicinarmi a Lui era possibile grazie alla spinta dello Spirito Santo. Non qualcosa che partisse da me, ma da Dio stesso e conseguentemente cominciai a sentirmi deresponsabilizzata e ad allentare la mia relazione “intima” con Dio. Specifico intima perché non mi sembra di aver mai interrotto il mio rapporto con Dio che sento costantemente presente nella mia vita, ma qualcosa è accaduto. Analizzando la mia “comunicazione” con Dio, la paragono ad una serie di sms inviati ad un amico anziché fare una telefonata o ancora meglio dedicare del tempo ad una visita a casa Sua. Sebbene il contatto ci sia, non è paragonabile allo stare vicino alla persona stessa.
Nel capitolo 9 (Un Dio sovrano e personale), Carson spiega come la sovranità di Dio e la responsabilità umana siano in costante equilibrio. E cita numerosi passi dell’AT e del NT. Ad esempio, quando Paolo scrive ai Filippesi al capitolo 2 dicendo: … adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; infatti è Dio che produce in voi il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo (2,12-13), non intende né che il credente debba dare una mano a Dio per il compimento della sua salvezza, né che debba stare con le braccia conserte. Al contrario egli dice di adoperarsi alla loro salvezza proprio perché è Dio che opera in loro sia al livello della loro volontà sia in quello delle loro azioni. In sostanza, la sovranità di Dio è l’incentivo che promuove la nostra operosità nell’ambito spirituale. (p.175). Proprio perché Dio è sovrano, Paolo esprime la sua riconoscenza per l’intervento della Sua grazia nella vita dei suoi lettori; proprio perché Dio è sovrano, Paolo intercede in preghiera affinché si realizzino i Suoi propositi santi e sovrani per la salvezza del Suo popolo; proprio perché Dio è sovrano, Paolo presenta una rassegna delle manifestazioni più notevoli della Sua potenza.
Tornando all’esempio degli sms: lo si potrebbe interpretare come “un costante spirito di preghiera” (p.114), ma che ho compreso essere diverso dalla preghiera vera e propria. Nella vita spirituale non si avanza per inerzia. Una vita di preghiera disciplinata non è qualcosa di naturale...questo vuol dire decidere di dedicare del tempo in modo consapevole soltanto ed unicamente per pregare. “Se non si programma la preghiera, si pregherà sempre di meno” (p.23). “La Bibbia insiste sulla preghiera, ci esorta a pregare e ci dà esempi di preghiera” dice Carson, e prosegue: “C’è qualcosa che non va nella nostra teologia se essa non ci incoraggia a pregare. La colpa, però, non sta nelle dottrine, ma in me e nella mia incapacità di combinarle in modo appropriato con gli altri insegnamenti della Bibbia” (p. 168).
Dalle lettere di Paolo, impariamo:
come è strutturata una preghiera;
quali siano le richieste meritevoli;
come pregare per gli altri.
Ma soprattutto emerge la sua profonda conoscenza di Dio, che loda e ringrazia continuamente, il suo amore per il popolo di Dio, il suo desiderio di perseguire ciò che è bene per esso, e la sua umiltà per il ministero che gli è stato affidato.
Un altro punto di questo libro che mi ha colpito personalmente è quello riguardante la potenza di Dio. Nel capitolo 11 (Pregare per ottenere potenza), Carson analizza un altro passaggio della lettera di Paolo agli Efesini 3,14-21:
Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell'uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell'amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen.
Quando sento espressioni tipo: la potenza della preghiera, la preghiera è un’arma che abbiamo a disposizione per…, la mia attenzione si pone sulla capacità dell’uomo e sugli strumenti che “avrebbe” a disposizione per ottenere qualcosa e non su Dio fonte della potenza spirituale. Paolo si rivolge a Dio (quindi prega) per ottenere potenza per essere santo, per pensare, agire e parlare in modo gradito a Cristo, potenza per essere umile e camminare con senso di gratitudine costante verso Dio, potenza per avere discernimento, per essere ubbidiente e fiducioso, potenza per somigliare sempre di più a Cristo. (p.216). In sostanza chiede potenza per essere trasformato, ma anche per comprendere “quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, per essere ricolmi di tutta la pienezza di Dio”. Un appello per una riforma spirituale è un testo che svela le debolezze e i fallimenti dei credenti di oggi, ma ci mostra anche la strada per non compiere più gli errori di ieri.
(sintesi di una comunicazione tenuta alle Giornate teologiche 2021 dell’IFED di Padova sul tema “La preghiera, questa sconosciuta”)