Una “normalità difficile”: intorno alla Storia dell’Italia contemporanea di Umberto Gentiloni
E’ una bella responsabilità, contornata da tanti rischi, scrivere una Storia dell’Italia contemporanea, scegliendo come parametro gli anni che vanno dal 1943 al 2019. Eppure, se la ricerca storica ha senso e la conseguente narrazione storiografica ha una qualche utilità, si tratta di un compito necessario per fare il punto sul presente, a partire da una comprensione del passato fondata sull’interrogazione rigorosa di fonti e suffragata dal bilanciamento di interpretazioni diverse.
Il libro di Umberto Gentiloni, docente di Storia contemporanea alla Sapienza, è stato presentato all’ICED di Roma il 3 ottobre nell’ambito dell’iniziativa “Libri per Roma” per la promozione della cultura evangelica, al quarto anno di programmazione. Dopo aver introdotto tre temi del libro (la legittimità di un’indagine storica sul contemporaneo, la periodizzazione scelta e la tesi “aperta” della lettura storica suggerita), Gentiloni si è confrontato col pubblico, rispondendo alle domande e approfondendo spunti del libri.
Osservando l’indice del volume si ha l’idea dell’andamento ondulatorio, meglio accidentato, della storia italiana: dal “miracolo” economico al “funerale” della Repubblica, è tutto un susseguirsi di transizioni mancate, di crolli, di occasioni perse, intervallate da improvvisi guizzi e spunti promettenti ma dal fiato corto. Per tutta una serie di ragioni storiche, l’Italia vive una perenne tensione verso una “normalità difficile”. Fatica ad essere un Paese “normale”.
Gentiloni ha problematizzato la tesi secondo cui la storia d’Italia sarebbe “eccezionale” (unificazione recente e assimilata superficialmente, lunga contrapposizione tra stato e cattolicesimo, fascismo, ecc.). Certamente, ogni storia è “eccezionale” e quella italiana non è più o meno tale. Eppure, guardando solo il tema della libertà religiosa e del pluralismo, non si può non riconoscere il fatto che con due capitali in una città, con uno stato vaticano dentro lo stato italiano, con una recente e relativa emancipazione dello Stato dalla chiesa romana, la storia italiana è in qualche senso “eccezionale”. Non nel senso che siamo “eccezionali” perché superiori o migliori, ma “eccezionali” nel senso che non esiste città (e Paese) al mondo in cui una chiesa-stato stia al cuore di uno stato laico. L’Italia ha avuto un collante culturale (cattolico romano) che non ha conosciuto una “riforma” che abbia vivacizzato una situazione di monopolio e stimolato l’emersione di un quadro plurale. Lo stato italiano è nato “storto” anche per questo e la stortura non sembra essere facilmente correggibile. Il fatto che in Italia vigano ancora brandelli di una legge sui “culti ammessi” e l’espressione “culti a-cattolici” sia ancora usata nel linguaggio governativo la dice lunga sulle tappe saltate nella storia italiana. La mancata “riforma” protestante pesa, eccome.
Ora, non si può guardare al presente e al futuro con la zavorra culturale della “mancata riforma”, quasi che l’occasione persa sia una ipoteca che azzera ogni possibilità di cambiamento. Questa è la sfida per la testimonianza evangelica. Non cullarsi nell’immobilismo di chi crede che niente cambierà, nemmeno pensare in termini demagogici che tutto sia cambiato o stia cambiando. Positivamente, si tratta di abitare la “normalità difficile” italiana con la speranza dell’evangelo.
“Libri per Roma” è una opportunità per il mondo evangelico romano e non solo per stimolare una cittadinanza evangelica viva, interprete di una storia e di una postura nella società, capace di ascoltare e di confrontarsi, interessata ad approfondire, in vista di una presenza evangelicamente fedele e creativa.
(il prossimo appuntamento di “Libri per Roma” è per sabato 5 dicembre 2020, ore 18.30, in cui Michael Severance [Istituto Acton] e Liberato Vitale [ICED] presenteranno il libro di A. Kuyper, Lezioni sul calvinismo. Le Stone Lectures 1899, Caltanissetta, Alfa & Omega 2020)